" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

venerdì 8 maggio 2009

La libreria di Umberto Saba

Un piccolo gioiello scoperto per caso: è un servizio del TG3 di pochi minuti!!!

QUALCHE DOMANDA A GIULIO MARCON








- Intervista tratta dal mensile Confronti, Maggio 2009-


CONFRONTI
. In un momento di crisi sociale ed economica, che investe da tempo anche l' editoria, una nuova casa editrice è comunque una testimonianza di ottimismo, una scommessa sul futuro? Quali sono i dati sociali, e il contesto di mercato su cui avete fondato la questa difficile impresa?

La casa editrice dell'Asino è una scommessa sull'esistenza di uno spazio di lettori sensibili ai temi della trasformazione della società, dell'azione collettiva: lettori disponibili ad uno sguardo critico della realtà, dalla politica alla religione, dalle arti all'impegno sociale. E' una casa editrice anomala, nata dall'incontro di esperienze diverse: riviste come lo Straniero, organizzazioni di volontariato come Lunaria, organi di informazione sui temi sociali come Redattore Sociale. Non siamo editori “puri”: siamo persone principalmente impegnate nel sociale e nelle attività culturali. Non ci interessa un discorso di mercato in senso tradizionale, ma vogliamo invece essere strumento di un'iniziativa sociale e politico-culturale che dà voce alle minoranze etiche del nostro paese e a chi si fa portatore di un punto di vista radicalmente critico della realtà. Ci sono persone impegnate seriamente nelle istituzioni pubbliche e in quelle sociali e culturali, persone curiose e anticonformiste, magari impegnate in gruppi di volontariato, comunità, organizzazioni sociali; a queste ci rivolgiamo con le nostre proposte editoriali. I primi dati -premesso che non volevamo dare vita ad un'operazione commerciale- sono confortanti. Uno spazio, anche se minoritario, per iniziative come queste, esiste.

CONFRONTI. Nel vostro ricco catalogo di questi primi mesi, avete dato un largo spazio ai temi dell'impegno religioso ( il ruolo del prete), e dell'etica ( la famiglia): perché attribuite tanta importanza a questi temi?

Crediamo che siano temi importanti. Il tema dell'educazione dei figli (e quindi del ruolo della famiglia) è oggi centrale in una società -consumista ed individualista- in cui la scuola è allo sfascio e il ruolo “pedagogico” è lasciato alla televisione con conseguenze nefaste sulla crescita dei bambini e dei ragazzi. Così come il tema della religione -in un periodo di forte richiesta di senso e di identità- è assolutamente centrale nella ridefinizione della direzione in cui la società sta andando. Crediamo che affrontare temi di natura etica o che attengono al ruolo del singolo nella comunità, rispetto a problemi di caratteristiche così ampie, sia fondamentale per ricostruire una dimensione sociale meno individualistica e narcististica di quella che stiamo vivendo. Questi temi (la famiglia, la religione, ecc.) hanno una pregnanza particolare di fronte alle derive odierne di una “società senza qualità” caratterizzata da uno strano mix tra modernizzazione consumistica e fondamentalismo escludente. A queste tendenze è necessario contrapporre una visione etica e socialmente responsabile contro ogni riduzione individualistica e autoreferenziale.

CONFRONTI
.Una delle questioni su cui si discute di più, con urgenza drammatica, è la società multiculturale? Voi avete dedicato un bel volume all' America di Obama? Con quale linea culturale pensate di affrontare questo tema?

La società multiculturale (o addirittura il meticciato) è la società del futuro. Sicuramente gli Stati Uniti rappresentano un “modello” o comunque uno specchio che ci serve per capire dove stiamo andando. Insieme al libro su Obama ne abbiamo fatto un altro dal titolo: “Sicurezza di chi?” in cui abbiamo analizzato criticamente i provvedimenti del governo Berlusconi sulla sicurezza: un esempio (negativo) quello di Berlusconi su come fronteggiare in modo sbagliato il fenomeno della multiculturalità e nello specifico quello dell'immigrazione. La “linea” con la quale affrontiamo questi temi è quella della solidarietà e della convivenza; l'approccio è quello della consapevolezza necessaria per costruire una cittadinanza universale, in cui i diritti valgano per tutti, in uno spirito di accoglienza e di reciproco rispetto. Servono una politica positivia, leggi adeguate e un quadro amministrativo capaci di dare senso e concretezza alla solidarietà e all'accoglienza. Solo rafforzando la democrazia e realizzando “tutti i diritti umani per tutti” si può costruire un mondo più giusto e soprattutto un futuro comune.

L' EDITORIA SOCIALE IN ITALIA - 1° parte

In America, come in Europa, la crisi economica globale investe, tra gli altri, un settore specifico di enorme rilevanza per la vita democratica: le trasformazioni dell’editoria libraria e di tutto il sistema della comunicazione ( giornali e web). Molti quotidiani chiudono le sedi e riducono il personale, mentre si accentua e si ampia l’ utilizzo dei siti Internet e della rete come strumenti primari di comunicazione. I portali dei grandi quotidiani divengono sempre più ricchi di funzioni e strumenti di approfondimento critico: basti citare qualche esempio, da quelli del gruppo Caracciolo ( L’ Espresso e Repubblica in primo luogo) a quelli di alcune grandi case editrici: Feltrinelli , tra molti, è l’ esempio più significativo. Si diffonde ormai la logica del Web 2.0, cioè di quella visione della rete che utilizza l’ interattività tra strumenti diversi (video, musica, grafica) e l’ interazione costante con l’ utente.

Dove va l' editoria solidale?

E’ utile domandarsi come affronta questo passaggio quel segmento dell’ industria editoriale, legato al mondo della solidarietà e della difesa delle diversità, che già in epoca di crescita economica operava tra tante difficoltà. Per tentare una prima, sommaria analisi, occorre distinguere due settori di un arcipelago tutto da studiare.
Il primo segmento è quello delle riviste di cultura, e in particolare, quelle sorte nel grande ciclo di esperienze degli anni settanta. Penso ad alcuni titoli di grande tradizione ( Lettera Internazionale, Belfagor, Nuova Antologia), ma anche le nuove, nate nell’ ultimo quindicennio. Vivono e lavorano in una situazione di costante precarietà , ma anche con una magmatica capacità di rinascere in altre forme, in rete o a livello territoriale. Malgrado la crisi della politica, la rivista come forma di comunicazione è l’ espressione permanente di un bisogno di autorganizzazione dei gruppi intellettuali. Il fenomeno delle riviste online, diviso tra militanza e ricerca di finanziamenti, ne è un’ ulteriore conferma.
Cito un solo caso. La rivista online Redattore sociale, che nasce nell’ ambito della Comunità di Capodarco, rappresenta una singolare esperienza di portale informativo sui temi del sociale, a carattere specialistico. Questo progetto editoriale aggrega e sviluppa – è questo il dato nuovo- relazioni con riviste e case editrici, con realtà di lavoro sociale. E’ una sinergia tra editoria cartacea e mondo digitale, tutta da studiare.
L’ altro settore è ovviamente quello dell’ editoria sociale. Un fenomeno complesso che potremmo far risalire agli inizi degli anni ottanta. Comincia in quel periodo l’ interesse per temi come i “ diritti di cittadinanza”, le nuove povertà” e i dilemmi sulla sofferenza di alcuni ceti sociali ( anziani, immigrati, disabili). Si assiste alla crescita di un universo di associazioni laiche e religiose impegnate gratuitamente nella società: il cosiddetto no - profit. Una data simbolo di quell’esperienza: il terremoto dell’ Irpinia del 1980, durante il quale migliaia di giovani accorsero a testimoniare il loro impegno.
Un’ aspetto complementare a questo è stato la nascita di un terzo settore dell’ economia, come insieme organizzato di enti, che realizzano professionalmente interventi di utilità sociale. Secondo analisi ormai ventennali, quest’ insieme di mondi diversi ha coinvolto e coinvolge nel tempo tra sei e otto milioni di persone.
Un primo sintomo dell’ importanza assunta da questi temi si ricava ovviamente dall’esplosione - negli stessi - anni delle iniziative pubbliche sulla comunicazione sociale. Le istituzioni pubbliche e private, gli enti no-profit e le associazioni di volontariato avevano ed hanno una esigenza che li accomuna: avere visibilità pubblica. Qui si vedono però le differenze: mentre i grandi enti e le istituzioni pubbliche si dedicano all’ attività professionale di comunicazione delle proprie iniziative, l’ editoria di ricerca sui temi della solidarietà e della pace fatica a trovare spazi certi sul mercato.
Lavorano con tenacia esperienze editoriali importanti, legate ai problemi sociali e ai conflitti della società multiculturale: penso a case editrici di tradizione laica o religiosa come La Meridiana, Edizioni Gruppo Abele, Edizioni missionarie italiane, Città Aperta, Ediesse, Sinnos, Terre di mezzo e molte altre. Meno studiato è il segmento legato alla produzione comunicativa delle associazioni del sociale. (1° parte)

L' EDITORIA SOCIALE IN ITALIA - 2° parte

In un ‘ analisi del 2002 del Forum del Terzo settore, si rilevava: “…Le associazioni sono abbastanza proiettate verso l'utilizzo di forme di comunicazione differenziate: sono, innanzi tutto, forti produttrici di editoria periodica: il 65% pubblica una rivista e il 76% un opuscolo. Per le riviste prevale una periodicità mensile o trimestrale, una tiratura che per il 47% delle associazioni supera le 10000 copie e solo per un 3% è inferiore alle 2000. La diffusione è prevalentemente gratuita ed ancora scarso appare l'uso della pubblicità… Accanto alle riviste, altri “prodotti” della comunicazione delle associazioni denotano una volontà non solo divulgativa, ma anche e soprattutto di formazione e documentazione: materiale documentativo è prodotto dal 67% delle associazioni, mentre circa la metà (54%) pubblica volumi e testi di ricerca. Senza dubbio lo strumento più diffuso e utilizzato dalle associazioni è il sito internet: il 91% di esse è presente in rete ”.
Tra gli ultimi arrivati, in questa galassia di esperienze, vanno segnalate le edizioni dell’ Asino. Una casa editrice nata da pochi mesi, ma che già si è contraddistinta per un attivismo editoriale di tutto rispetto. Nasce dalla collaborazione tra Giulio Marcon, presidente di Lunaria, un’ organizzazione di volontariato internazionale e Goffredo Fofi, direttore de Lo straniero una tra le migliori riviste italiane di cultura. Questa nuova esperienza editoriale vuole entrare in relazione con altre realtà come Redattore sociale e le associazioni di volontariato. I titoli e gli argomenti dei primi volumi sono grande interesse: l’ America di Obama, le trasformazioni sociali italiane, il ruolo del prete oggi, la scuola e l’educazione. Un dato interessante dell’ attività di questa casa editrice sono le sue linee programmatiche : l’ appello ad un impegno militante, l’ attenzione alle questioni etiche e sociali, la presenza in Internet, il cinema italiano d’ autore.
Ma,come ricorda Giulio Marcon nell’ intervista che ritrovate qui queste esperienze possono sopravvivere ad alcune condizioni: un lavoro di rete tra tutte le realtà editoriali che si dedicano a questi temi, un rapporto forte con l’ associazionismo e con quegli enti locali, più sensibili alle questioni della democrazia e del civismo.
Basti ricordare un dato, in un momento in cui si discute -male - dei finanziamenti alla cultura. Esistono in Italia alcune esperienze di festival dell’editoria solidale, che hanno un buona risonanza: a Firenze, a Venezia, e a Roma. Sono troppo poche e andrebbero invece moltiplicate. Ecco un tema per il rinnovamento della politica, di cui si discute molto, concludendo poco. Ma non bisogna mai perdere la speranza: è una delle funzioni della cultura civile nei tempi bui.
(Rielaborazione da un articolo apparso su Confronti, nel numero di maggio 2009)

La Libreria Rinascita a Largo Agosta

Mi fa piacere iniziare lo spazio personale del mio blog, un diario, che mescolerà lavoro ed emozioni, con due interventi sul mio amato VI Municipio a Rom. Il primo riguarda una libreria ed era inevitabile. Mi perseguita da anni una nemesi, o forse è un destino. Per tante ragioni accumulo libri in modo onnivoro : negli anni settanta e ottanta, lo facevo per passione politica (chi dice che allora non si leggeva, o è un’ idiota o mente da spudorato); più tardi mi è capitato per lavoro di diventare un recensore, e il destino si è tramutato in una una nemesi: ti arrivano sempre troppi libri, su cinque ne leggi uno o due al massimo, gli altri li sfogli o li annusi. Con gli anni si corre sempre di più, in modo insensato, e si legge poco e male.
Per questo comincio questo racconto con un luogo speciale: la Libreria Rinascita di Largo Agosta a Roma. Si trova tra Prenestino e Casilino, in uno dei quartieri di questa città che possiede ancora una forte identità storica e culturale: oltre quella antica (romana e medievale),vi è radicata quella più cara alle persone della mia età.
Nel rievocarla, diventiamo subito di una retorica insopportabile: le strade dei film di Pasolini, tra il Pigneto e Via dei Gordiani, di cui rimangono più che altro umori e colori, emozioni dell’ anima che oggi anche i giovani cercano di ritrovare. O magari le immagini dolenti in bianco e nero di Aldo Fabrizi sul Ponte Casilino, in Roma città Aperta, che si mescolano ai profili grigi della ferrovia nel film di Pietro Germi.

L’ arrivo della Libreria Rinascita a Largo Agosta

L’ apertura della libreria è stata per molti un punto di svolta nel modo di vivere la città e quelle strade: un vero e proprio brandello di speranza nella violenza di trasformazioni urbani che mettono a rischio quella memoria e quell’ identità.
Chi la dirige ha fatto una scelta felice e rischiosa, dimostrando di avere speranza negli uomini. Le porte della libreria sono state aperte non solo alle tradizionali attività di promozione: autori importanti o esordienti, con i loro libri in uscita, ma a tutte le associazioni sociali, culturali o di qualsiasi tipo che avevano un programma o un'idea dignitosa di cui discutere.
In una commistione eclettica, salutare e soprattutto viva, abbiamo visto passare in libreria le personalità più diverse: da giornalisti notissimi come Augias a scrittori noti come Erri De Luca e Marco Lodoli, ma anche scrittori sconosciuti in cerca di un’ occasione , dirigenti di associazioni di quartiere dedite agli obiettivi più diversi. musicisti, ecc
In sintesi, la libreria è divenuto uno spazio della mente,in cui le nostre strade si riflettono e dialogano, sentendosi un po’ meno sole. Perché le strade in cui siamo vissuti, come è ovvio, hanno un’ anima. E' quella che vi mettiamo dentro con il nostro sguardo: oggi molti vomitano nelle vie la paura e la violenza che li tormenta. Gli scaffali di Rinascita a Largo Agosta stanno educando tanti giovani a riflettere criticamente su quella violenza e su quella paura.
Un’ angolo mi è più caro degli altri: quello dell’ attualità e della politica, stracolmo di testi vecchi e nuovi, di volantini e documenti, che debordano da ogni parte: diversissimi, ma tutti nati comunque dalla passione civile.
Ho un solo rimorso: di non riuscire ad andarci spesso, ma ci invio con i consigli figli ed amici. Il bar li accoglie con un ‘ironia sapiente che non si dimentica: in ogni caso, aspetto la pensione per rifarmi.