" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

giovedì 29 aprile 2010

Cinema e comicità al Pigneto

Roma è piena di iniziativa cinematografiche. Questa, organizzata da Vittorio Orsini, nella zona del Pigneto, ha alcune qualità in più e per questo la segnalo con piacere vero. Il curatore ha selezionato con intelligenza critica alcuni tra i migliori esempi del cinema comico classico, da quello della grande commedia americana al cinema italiano e al periodo d' oro del muto.
Si potrà verificare attraverso queste opere che gli elementi essenziali della comicità rimangono sempre gli stessi. E' un 'ovvietà, ma non ci pensiamo mai: mutano le condizioni sociali e culturali, ma il bisogno di concedere una pausa all' ansia e alla precarietà del vivere non muta.
Per questo, vale la pena di sorridere insieme a questi amici per qualche sera. E poi l' atmsofera del Circolo Arci di Via del Pigneto è proprio gradevole!

COMICA…MENTE
CINEINCONTRI
a cura di Vittorio Orsini
Presso il Circolo ARCI “Fanfulla” in via Fanfulla da Lodi, 101 (Pigneto), Roma

In questo programma cinematografico sono fiero di presentare un quintetto di film di genere comico poco conosciuti al vasto pubblico soprattutto quello “under 50”. Il motivo principale del perché li abbia proposti è che secondo me racchiudono gli elementi fondamentali della “comicità”, nonostante siano considerati datati. Film così non se ne fanno più…
Si va dalla follia irreale ed esilarante dei I fratelli Marx al college (Horse Feathers, 1932) a quella più “nostrana” di Aldo Fabrizi in un insolito ruolo di “travestito” in Papà diventa mamma(1952), che anticipa tematiche più moderne…
Si passa dal capolavoro di una classica coppia comica (il grasso e lo smilzo) come Oliver Hardy e Stanley Laurel (Gli allegri gemelli – Our relatives, 1936) alla prova più impegnata e sarcastica della strana coppia Matthau/Lemmon (Prima Pagina, The Front Page, 1974).
E ci si sofferma anche su un dimenticatissimo Louis de Funés, esagitato direttore d’orchestra in Tre uomini in fuga (La grande vadrouille, 1966), satira della guerra raccontata in cadenza di farsa, condotta a ritmo forsennato.
Il prossimo appuntamento è per lunedì 3 maggio sempre dalle 19 in poi, sempre in via Fanfulla da Lodi 101, con la seconda proiezione:
"Prima Pagina" (The Front Page)
di Billy Wilder con W. Matthau e J. Lemmon

mercoledì 21 aprile 2010

Lavoro e disabili nella periferia romana


Tra le molte vicende sulla ricerca del lavoro per i disabili, che mi è capitato di incontrare in questi anni, questa di Torbellamonaca mi pare una tra le più esemplari. La sintetizza bene sia il video-denuncia, raccolto dall' emittente locale Roma Uno il 7 aprile 2010, sia il blog in cui viene raccontata con semplicità e intelligenza da un gruppo di disabili adulti.
Siamo nella periferia est di Roma, a piazza Castano, quartiere di Tor Bella Monaca. Le testimonianze segnalano le conseguenze del mancato rinnovo di una convenzione per la manutenzione del verde alla cooperativa sociale Cis, nata nell’ambito delle attività del Centro diurno handicap dell’VIII Municipio.

Aprire un blog per esprimersi

Il servizio televisivo e le parole dei giovani, riportate sul loro blog - RaSTA- il lato "b" dell' informazione-, mettono
in luce anche il degrado in cui ormai versa una delle poche opere realizzate nel quartiere negli ultimi dieci anni. Nata nel 1999 nell’ambito del progetto “Cento Piazze”, Piazza Castano è tornata ad essere una discarica a cielo aperto.
Con l' aiuto degli operatori del Cis, questi giovani si sono impegnati in varie forme per mantenere una vita sociale: attività teatrali, visite guidate, ricerche e gestione di un blog su Internet.Il lavoro di manutenzione della piazza forniva loro una prospettiva di impegno concreto ed era necessario ad un quartiere con enormi problemi. I continui tagli alle spese sociali hanno fermato anche questa' esperienza.
Sosteniamo la loro battaglia per il lavoro, facciamo conoscere questa vicenda ove possiamo.

Per saperne di più
http://bibliotecacis.blogspot.com/

domenica 18 aprile 2010

Nei prossimi mesi la disoccupazione aumenterà

Da quasi dieci anni mi sto occupando di lavoro da un 'ottica particolare, che aiuta a capire la drammaticità dell' argomento per milioni di persone: il lavoro per i disabili, in una città come Roma, senza fabbriche, a prevalenza impiegatizia. Le statistiche ci dicono un dato: sono più di centomila i disabili fisici e psichici in grado di lavorare. Il mercato ne riesce ad assorbire un po più di trentamila (cito numeri a memoria, ma più o meno ci siamo): in particolare nel nord- Italia.
Non è poco, ovviamente, ma il dato drammatico in alcune grandi città - e Roma e tra quelle- è l' estrema farraginosità delle procedure. Il privato ne assorbe abbastanza pochi, e solo in alcune realtà (come, ad esempio, i supermercati).
Malgrado una buona legge e l' impegno di molte associzioni, l' assorbimento negli enti pubblici è reso difficoltoso da incrostazioni burocratiche e resistenze di diversa origine. Tra queste, ce n'è una che vogliò approfondire ancora.
Al fondo della mentalità di tanti, c'è un sostanziale rifiuto della condizione dei disabili. La loro condizione ci obbliga sempre a pensare, a scegliere un atteggiamento più etico verso gli altri. E questo, in un' epoca di conformismo di massa. non ci piace.
Non a caso nelle nostre strade c'è chi adopera parole come " handicappato" o " minorato" come un insulto e giovani senza cervello e cuore sbeffeggiano i disabili nelle scuole superiori. L' handicap sollecita le nostre paure, e ci costringe a pensare a un dato che Giuseppe Pontiggia ricordava : prima o poi, disabili lo diventeremo tutti. Qui una battaglia culturale è indispensabile. Ne riparleremo..

Per saperne di più:

http://www.superabile.it/web/it/Home/


La Bce lancia l'allarme: nei prossimi mesi la disoccupazione aumenterà


La Banca centrale europea mette in guardia da possibili «ulteriori aumenti della disoccupazione nell`area dell`euro». Sui prossimi mesi «sono probabili», avverte l'istituzione monetaria nel suo ultimo bollettino mensile, «seppure a un ritmo minore rispetto a quello osservato e atteso nel 2009».
Dopo «una temporanea stabilità al volgere dell'anno, il tasso di disoccupazione nell'area dell'euro è salito in febbraio al 10 per cento, dal 9,9 in ognuno dei tre mesi precedenti, attestandosi al livello più elevato dall'agosto 1998 - si legge -. In prospettiva, gli indicatori delle indagini sono migliorati dai loro minimi, ma suggeriscono tuttora che ulteriori aumenti della disoccupazione nell`area dell`euro sono probabili nei prossimi mesi».
«I dati recenti hanno confermato che le condizioni nei mercati del lavoro dell'area dell'euro si sono deteriorate ulteriormente - prosegue la Bce - in quanto la dinamica dell'occupazione spesso risponde in ritardo alle oscillazioni del ciclo economico». Questo deterioramento è stato meno pronunciato rispetto ai trimestri precedenti, quando il calo degli occupati era stato nettamente più elevato«. Guardando ai vari settori di attività, l'industria si conferma il comparto che ha contribuito maggiormente al calo dell'occupazione aggregata nell'ultimo trimestre del 2009, in calo anche il lavoro nelle costruzioni, si legge, mentre nei servizi è complessivamente variata di poco. Tuttavia il dato generale del terziario contiene andamenti a volte molto differenziati tra le sue componenti. Ad esempio l'occupazione nel commercio e nei trasporti dell'area euro alla fine dell'anno »è diminuita di nuovo in misura consistente«.
In più, in un riquadro analitico sulle generali prospettive di ripresa dei vari settori dell'economia, guardati nella chiave dei precedenti storici, la Bce rileva che sono i servizi a rappresentare il fattore di debolezza alla base del recupero a rilento dell'Unione monetaria. »Mentre solo l'attività industriale ha finora segnato un recupero più rapido delle riprese precedenti e l'attività nel settore delle costruzioni ha continuato a contrarsi in una maniera relativamente simile alla ripresa successiva alla recessione del 1992-1993, la quasi stagnazione del valore aggiunto nel settore dei servizi - si legge - dimostra di essere la principale fonte di debolezza relativa dell'attuale incremento del Pil in una prospettiva storica«.


da L' Unità, 15 aprile 2010

giovedì 8 aprile 2010

Le mille ambiguità del miracolo

Christine, una donna giovane e bella, condannata da anni a vivere su una sedia a rotelle, decide di andare a Lourdes seguendo uno di quei viaggi della speranza su cui si concentrano i bisogni di tanti malati e si esercita spesso un' imbarazzante retorica. Nel suo Lourdes ( 2009) la regista Jessica Hausner ce la descrive con pochi tratti: silenziosa, segnata dalla sua infermità e non particolarmente credente.
Alla fine di un viaggio, che scandisce alcune tappe di un itinerario obbligato (attese, visite alla grotta, immersioni nelle vasche di acqua benedetta, diagnosi mediche ecc.), la sua fiducia nel miracolo sembra misteriosamente essere ripagata. Diciamo “ sembra ” perche la conclusione del film ci lascia nel dubbio.
La Hausner ha voluto giustamente evitare ogni tentazione apologetica, dando a tutta la narrazione un tono oggettivo, che sottrae effetti eccessivi e adopera invece l' arma dell' ironia o magari del sarcasmo. Gli accompagnatori, i medici e gli stessi sacerdoti sono individui abbastanza mediocri. Hanno tra loro dialoghi grotteschi - su cui il film gioca senza mai calcare troppo la mano.

Perchè toccato proprio a me?

Esemplari sono le discussioni teologiche che occupano vari momenti del racconto. “ Perchè è toccato a lei e non è a me?”: così ripetono più volte alcuni malati rivelando egoismi inconsueti in un luogo che dovrebbe esaltare la spiritualità
C' è da dire che questo tono sospeso tra ironia e distacco assicura al film un fascino inconsueto, aperto a due possibili esiti. Chi è disponibile al mistero e alla religiosità, rimane colpito dalle lunghe file di corpi e di volti in attesa, animati da una fede intensa e misteriosa. Chi non può accettare l' idea del miracolo, esce riconfermato dalle notazioni ironiche dellla regista sugli aspetti commerciali e pagani del viaggio a Lourdes.
Nell' insieme, il film si segnala per la severità ascetica della narrazione e la sensibilita dello sguardo: i protagonisti di questo viaggio non sono icone retoriche, ma tipi umani, vittime di patetiche mediocrità. Malgrado la bravura della regista (e degli attori), si rimane con un rimpianto. Il film ci dice molto sui vari modi con consumiamo il miracolo, sulle ipocrisie dei medici e dei malati, sulle diverse facce della speranza.
Ma ancora una volta il corpo ferito, la disabilità umana non viene descritta nella naturalità della sua esistenza, come condizione quotidiana di tutti. Di questi malati sappiamo alla fine abbastanza poco e li ricordiamo piuttosto come modelli di comportamenti egoistici.
Del resto al cinema la disabilità del corpo è sempre stata difficile da raccontare con vera sincerità umana; si cade facilmente nel sentimentalismo e nella metafora scontata. Se ci rivolgiamo ai classici, pochi registi ci sono riusciti. Due esempi, tra i pochi: Freaks di Tod Browing agli albori del sonoro, nel 1932, e The elephant man (1979) di David Lynch. In entrambi la disabilità non è ridotta a immagine doloristica, ma diventa un punto di vista altro che aiuta a capire la crudeltà degli uomini normali.

mercoledì 7 aprile 2010

Riflessioni notturne. Cercate buoni esempi, non solo teorie

Mai come in queste settimane post- elettorali mi è apparso lancinante l' aforisma di Nietzsche: " Il guerriero in tempo di pace fa guerra a se stesso". Vedo aggirarsi volti smarriti, che sfogano le proprio fragilità l' uno contro l' altro, addolorati, segnati dai " rancori irrazionali", di cui parla Francesco Guccini in una vecchia canzone dei nostri anni giovanili, da personalismi e fantasmi della vita privata che erano stati sepolti con troppa fretta.
Tra convulsioni dolorose, che oggi diventano ormai patetiche o peggio, stiamo consumando da vent' anni (!!!) gli ultimi esiti di una stagione, quella del comunismo italiano, che tra gli anni trenta e gli anni sessanta - settanta, stata nobile e alta. Tra mille contraddizioni, quella tradizione, insieme ad altre (quella cattolica democratica, innanzi tutto), aveva contribuito a civilizzare questo paese.
Dopo è andata lentamente decomponendosi. Ne sono emersi gli elementi negativi, come accade sempre nelle epoche di grande trasformazione: l' etica machiavellica e la doppia morale soprattutto. Privati della giustificazione ideologica, i comportamenti pubblici di troppi hanno prodotto disastri morali prima che politici.
Non se ne doveva uscire con un ripudio inconcludente e generico, ma con una riflessione critica, con la ripresa di tutta la tradzione profonda del movimento operaio che si è battuto nel '900 contro l' ingiustizia in Europa e ha prodotto le conquiste dello stato sociale : il socialismo, il pensiero democratico radicale, l' ambientalismo, ecc.
Nel frattempo, tutto il mondo è mutato alla radice. Le parole le conosciamo tutti e le ripetiamo ogni volta, sempre bravissimi a teorizzare: globalizzazione economica, società multiculturale, povertà, nuovi problemi dell' etica, collasso ambientale, guerra. La destra ha colto questo vuoto, facendo il suo gioco con il populismo e la rozzezza brutale che la rendono capace di fiutare ove tira il vento. Il risultato è questo regime mediatico che mescola egoismo di massa e innovazioni autoritarie.
Per ora l' orizzonte politico sembra chiuso, anche se si intravvedono nel sociale segnali sempre più forti di un disagio informe, senza prospettive. In periodi come questi, non c'è che una soluzione: il lavoro di ricerca culturale e l'impegno sociale ai margini del sistema, dove si può e come si può, senza nessuna cinture ideologica.
Basta passeggiare per le nostre strade e si può vedere nitidamente una quantità spaventosa di dolore muto, che nessuno raccoglie. Anziani abbandonati, immigrati poveri che mendicano. Per non parlare dei giovani delle ultime due generazioni, senza più punti di riferimenti educativi ed etici. Ma bisogna comunque avere speranza.
La storia antica del socialismo e della semplice fraternità umana ce lo ricorda bene. Altri fratelli più giovani verrano comunque, con indignazioni più concrete, capaci di costruire nuovi legami. Come ama ripetere Goffredo Fofi, non abbiamo bisogno di troppa teoria, ma di buoni esempi. E, come sempre, " le domande sono sempre più importanti delle risposte".
PS. Ho messo in testa a questo testo un libro semplice ed esemplare, edito dalle edizioni dell' Asino. Una bibliografia di libri indispensabili da leggere a vent' anni in tutti i campi, dalla politica alla società al cinema. Mi pare una bella indicazione di lavoro.