" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

mercoledì 1 settembre 2010

Roma e le nuove fragilità sociali: un documento

Questa nota è stata elaborata da Antonio Vannisanti e sta circolando in rete e su Facebook con il titolo Tessere la rete che accoglie le fragilità. E' il frutto di riflessioni e rielaborazione di scritti, articoli, interventi, note e/o comunicazioni di Rapporto Caritas, CGIL Welfare, Roma Social Club, Rete Sociale del Municipio6, Coordinamento 285, Forum immigrazione PD, Maurizio Bartolucci, Augusto Battaglia, Claudio Cecchini, Enrico Serpieri, di tanti operatori della cooperazione sociale e del volontariato a Roma. Con l'autorizzazione dell' autore. Ne pubblico alcuni estratti, che contengono dati di estremo interesse, anche per i dati di cronaca di questi giorni.


Gli stranieri regolarmente presenti a Roma sono circa 300.000 con un’incidenza del 10,3% sul totale dei residenti. Comunità più giovani e dinamiche, e prolifiche soprattutto, con quasi quattromila nuovi nati l’anno. I minori stranieri sono più di 44.000, di cui oltre i ¾ nati in Italia. La Caritas ipotizza che le presenze dei stranieri aumenteranno al ritmo 25/30.000 unità l’anno e le previsioni Istat prevedono nel 2020 una popolazioni di ca. 730.000 cittadini stranieri.
Si tratta di fenomeni che richiederebbero una riflessione di respiro strategico, su nuovi e più avanzati fondamenti di civiltà basati sull’accoglienza e sull’integrazione della presenza straniera, sull’individuazione di strumenti adeguati al suo inserimento, sulla lotta allo sfruttamento e sul rispetto di un quadro complessivo di legalità. Una riflessione, insomma, che superi quella tutta strumentale (e volta a manipolare il sentimento d’incertezza e di paura che, soprattutto per cause economico-sociali, percorre la popolazione) e da ordine pubblico che ormai prevale quando si parla di stranieri.
Inoltre quando si parla di sicurezza e stranieri, oltre il dato percettivo, bisognerebbe guardare ai numeri. Nel 2008 la criminalità degli stranieri è diminuita del 7,6 nel Lazio e del 15,3 in provincia di Roma. Nel periodo 2005-2008, sempre nella provincia di Roma, l’aumento delle denunce penali è stato del 5,2% e quello della popolazione straniera del 60,5%.
A fronte di questo dinamismo positivo, vanno registrati aspetti degenerativi in particolare nello sfruttamento nel mercato degli affitti, in conseguenza del quale gli immigrati, anziché vittime, sono considerati responsabili del degrado e delle carenti condizioni di vita con un impatto sociale nei quartieri a più alta densità di presenze immigrate.
Nel periodo 2001-2008 il Centro per gli immigrati di via Assisi promuoveva iniziative d’inserimento sociale e lavorativo, di formazione, d’insegnamento della lingua italiana. Così come la “Casa dei rifugiati” dava accoglienza a chi aveva lasciato il proprio paese perché oggetto di persecuzioni politiche o religiose.
Furono aperti 16 centri di accoglienza per stranieri, richiedenti asilo e rifugiati, per un totale di 900 posti e 1.301 utenti accolti nel corso dell’ultimo anno. Il centrodestra la prima cosa che ha fatto è stato porre fine ai progetti ‘Polo Intermundia’ e Roxanne destinato a sostenere le donne vittime della tratta non si ha più traccia....


Vecchie e nuove povertà, fragilità sociali: c'è bisogno di risposte nuove


In particolare per le persone disabili sempre più in difficoltà per i tagli agli interventi di riabilitazione Nel periodo 2001-2008 si sviluppò un grande impegno per le circa 60 mila persone disabili che vivono a Roma.Gli investimenti del Comune per i disabili sono passati complessivamente da 50 a 65 milioni di euro, impiegati per migliorare e aumentare l’assistenza, per abbattere le barriere architettoniche, per creare nuove opportunità.
Dal punto di vista delle residenze: si passo dalle 30 strutture per 180 utenti del 2001 alle 50 strutture per 362 utenti del 2007. Dal 2001 al 2007 sono state raddoppiate le persone assistite arrivando a oltre 6.000.Anche se grandi passi sono stati fatti nel campo dei servizi di riabilitazione, per ciò che attiene al diritto allo studio, così come ai servizi di socializzazione debole rimane la risposta negli inserimenti lavorativi e sui servizi o spazi per l’autonomia e la vita indipendente.
C’è poi un coacervo di malessere diffuso, con sintomatologie celate o espresse attraverso patologie sociali. Dove la povertà economica s’intreccia con quella sociale e culturale. Un disagio che richiederebbe servizi innovativi, approfondimento scientifico, ricerca sulle buone prassi. Integrazione tra interventi sanitari e quelli sociali come nel caso delle dipendenze e del disagio psichiatrico.
Negli anni si era costruita una rete importante per l’intervento sulle dipendenze due comunità di pronta accoglienza residenziale; sei centri diurni di pronta accoglienza; tre centri notturni; un servizio di pronto intervento; un Centro residenziale di reinserimento. 10 pulmini per le attività dell’unità di strada
Nel 2002 fu avviato un progetto per il recupero, l’accrescimento e il rafforzamento delle competenze genitoriali di persone tossicodipendenti con figli minori.
Gli interventi in campo psichiatrico portarono all’apertura di 46 nuove residenze per 125 cittadini con disagio mentale e l’assegnazione di diversi alloggi Edilizia residenziale pubblica per 22 cittadini, così come molte sono state le persone avviate al lavoro. Oggi c’è un vuoto assoluto né crescita né innovazione nel campo dei servizi, una grande precarizzazione della condizione del lavoratore, una contrazione progressiva della spesa sociale.


Roma: è necessario un progetto più forte e più incisivo


Roma deve investire sulle politiche sociali per investire su se stessa. Non deve dare facili risposte di un assistenzialismo fine a se stesso ma deve promuovere un welfare di comunità che sostenga la famiglia nelle proprie responsabilità educative e di cura e che alimenti reti di solidarietà territoriali. Promuovere un sistema sociale comunitario, fondato sulla governance locale, la costruzione di diritti di cittadinanza come elemento primario di promozione e sostegno sociale, la qualità dell’intervento e il diritto di scelta del cittadino. Ristabilire un’ecologia sociale dell’intervento affinché risponda al bisogno sociale, rispettando i diritti del cittadino, del lavoratore, dell’impresa.
Dobbiamo impedire lo smantellamento del processo d’inclusione, di tutela sociale e arginare il tentativo di ritorno a un sistema di monetizzazione della risposta sociale fuori da un progetto di sviluppo e crescita della persona.
Così come dobbiamo rinnovare una cultura solidaristica che impedisca che le questioni sociali sembrano diventino questioni di ordine pubblico, dimenticando che la sicurezza di una città è fondata anche sulla capacità di risposte sociali (...).

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