Proprio il concetto di Occidente è uno dei fili conduttori del libro di Paolo Prodi, Lessico per un Italia civile (Diabasis, 2008, € 17,00), una raccolta di interventi articolata per voci tematiche: scuola, università, secolarizzazione, partiti, laicità, bioetica, esercito, guerra, globalizzazione, ecc. Alternando attualità e analisi di lunga durata, il libro raccoglie una serie di articoli pubblicati su riviste e quotidiani. Prodi individua con una linguaggio esemplare per chiarezza e rigore critico alcuni dei temi centrali della dibattito sulla crisi.
Il libro analizza temi della quotidianità che riguardano la discussione dentro il Partito Democratico, con l’ ottica partecipe di un cattolico, animato da un forte spirito riformatore: tra i brani più ispirati e commoventi del libro alcune pagine dedicate all’ opera di Giuseppe Dossetti, uno dei punti di riferimenti del lavoro di Prodi. Ma con il respiro dello storico, l’ autore vuole andare oltre le urgenze immediate e riflettere proprio sulla crisi delle società occidentali. Queste appaiono sottoposte a due pressioni contrapposte: gli effetti politici della globalizzazione, che distrugge il ruolo autonomo degli Stati- nazione e la contaminazione di altre culture e religioni, che muta e complica i riferimenti di valore dell’ Occidente, il suo immaginario.
Democrazia e mercato: una frattura insolubile?
Nel lungo colloquio introduttivo, che precede le voci del lessico, Prodi sottolinea tra l’ altro un dato importante: «..Con la crisi degli Stati nazionali ..è svanito il rapporto di equilibrio e di tensione tra la politica e il mercato che ha caratterizzato lo sviluppo del mercato occidentale; mentre si indebolisce la politica (intesa come Stato di diritto e democrazia), viene anche meno il nostro mercato […]: democrazia e mercato “simul stabunt simul cadent”» ( p. 50)
Prodi si sofferma a lungo su questo tema e lo mette in connessione con un altro che gli è caro, e di cui discute le implicazioni etiche di straordinaria attualità: la separazione tra la sfera del sacro e quella del potere, che si è andata delineando in Occidente a partite da una data precisa; la “rivoluzione gregoriana” del XI secolo.
Le sue analisi integrano l’ ispirazione del pensiero dossettiano con le tesi dello storico del diritto Harold Berman individuando la genesi faticosa del moderno concetto di laicità nella complessa e drammatica tensione tra sacro e potere, tra stato e chiesa.“.. Nessuna visione idilliaca dei tempi passati: le radici liberali dell’ Occidente affondano in queste tensioni, in queste controversie interminabili in cui il sacro ha sempre cercato di impadronirsi del potere politico/economico e viceversa” (p. 32).
Le norme del diritto positivo, che hanno definito i diversi ambiti di vita nella formazione dello Stato moderno, entrano in crisi oggi di fronte alle trasformazioni in atto. I nomi sono davanti a noi ogni giorno: manipolazioni genetiche, reati ambientali, strapotere dei “ nuovi grandi poteri economici” ( p. 32)
Qui Prodi segnala la necessità di adeguare la riflessione politica e la ricerca di nuove piattaforme programmatiche alla complessità enorme di questi problemi del tutto inediti. La sua ricerca sottolinea con forza un elemento che vale la pena di ricordare pensando alla passionalità con cui spesso discutiamo i contenuti di una legge.
L' Occidente rischia di scomparire
La difficoltà di decidere tra alternative complesse sta conducendo i grandi paesi industrializzati a una produzione legislativa continua: le norme giuridiche cercano di disciplinare, di penetrare in ogni ambito della vita umana, anche il più intimo e personale. Il corpo diviene, come abbiamo visto di recente, un elemento della polemica politica più lacerante, in cui si perde uno degli elementi cardine che lo sviluppo dell’ Occidente aveva garantito attraverso un percorso faticoso durato secoli: la distinzione tra il reato e il peccato.
Questa distinzione ha fondato la democrazia moderna e oggi è messa in discussione con conseguenze pesanti per una società civile che voglia “ respirare” (come dice Prodi con una bella metafora. Diventa quindi sempre più urgente ridefinire i confini tra etica e politica, tra la sfera delle norme giuridiche e quelle della vita.
Scrive Prodi,a questo proposito: «[l]a programmazione della vita e della morte, attraverso le manipolazioni genetiche o l’eutanasia, può rendere impossibile il “giudizio” sulle azioni dell’uomo o della sua responsabilità.Rischia di scomparire l’uomo occidentale come lo conosciamo adesso, responsabile delle sue azioni, delle scelte tra il bene e il male. In questo quadro, il discorso sulla laicità acquista valenze inedite, di fronte a “magistrature etiche”, sacralizzate dalla nuova scienza biologica, che possono arrogarsi il monopolio delle decisioni sulla vita e sulla morte. Da qui dobbiamo ripartire per ripensare una nuova laicità».
Nell' insieme, ne esce un libro appassionato ricco di stimoli e suggestioni sulla natura della crisi che stiamo attraversando, e che richiede una capacità della riflessione di andare oltre la miseria che la politica ufficiale ha offerto troppo spesso in questi ultimi mesi. Il libro di Prcdi , e il lavoro di una casa editrice coraggiosa,e di grande profilo culturale, come la Diabasis, testimoniano comunque che un ‘ Italia civile esiste.
(Versione ridotta di un ' articolo in uscita sul mensile "Confronti").
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