" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

mercoledì 1 luglio 2009

Tra crisi del welfare e bisogno di reddito: una nuova rivista

Ho almeno due o tre motivi di interesse intellettuale per una rivista come Loop, giunta da poco al suo secondo numero. Una è abbastanza banale, e lo ripeto da sempre, con monotonia, perchè non sembriamo rendercene conto abbastanza.
Ho lavorato per quasi trent’anni in due o tre riviste, ne conosco le passioni e i sogni. L’ industria dei contenuti sta mutando con una rapidità eccitante, i giornali sono messi in crisi dall’ informazione online e il libro cartaceo è soggetto agli assalti delle nuove tecnologie ( assalti respinti sino ad ora con successo).
La rivista resta ancora uno spazio libero di ricerca, in cui gruppi di intellettuali mettono in comune speranze e progetti: magari per pochi numeri, ma questo è un altro discorso più complesso.
Loop aspira ad un obiettivo ambizioso. Vuole rileggere le culture politiche della sinistra degli ultimi venti o trent’anni fuori dalle tradizionali categorie del Novecento, ormai al collasso: il comunismo di matrice terzinternazionalista, ma anche la socialdemocrazia nella pasticciata versione che ne abbiamo avuto in Italia.
Animata da uno spirito di innovazione, Loop ama il dibattito economico che gli economisti radicali anglosassoni hanno avviato intorno alla crisi del Welfare state e alle nuove forme del capitalismo cognitivo: si veda la bella sezione dedicata a questo tema con interventi di Mario Tronti e Andrea Fumagalli. Ma segnalerei anche l’ intervento introduttivo di Aldo Bonomi, che intreccia nella sua analisi della crisi attuale notazioni antropologiche e sociali.
Il collettivo redazionale è molto attento anche alle vicende dell’economia globale, a quelle zone del pianeta terra in cui sembrano manifestarsi istanze di liberazione dei poveri del sud del mondo: per esempio, in Ecuador e Bolivia (si veda in questo numero un bell’ intervento di Giuseppe De Marzo). Qui ovviamente le sintonie sono per me ancora maggiori: la sensibilità di tanti movimenti sociali, di laici e cristiani impegnati nel sociale, per le dinamiche di emancipazione in quelle zone del mondo è molto forte e diffusa.
Ho, come è naturale, qualche riserva verso alcune piste di ricerca portate avanti dalla rivista: le prime analisi, per esempio, sui movimenti del 1977, il bilancio sulle culture che lo hanno attraversato in forme dirompenti sono interessanti, ma meriterebbero ulteriori approfondimenti e precisazioni. Il problema della violenza nella crisi italiana di questi anni è un groviglio intricato e doloroso: districarlo richiederà molto tempo e tante intelligenze al lavoro.
Per ora, trovate ancora questo numero in edicola e in libreria. Vale la pena visitare anche il sito della rivista, ricco e colorato.

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