" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

venerdì 8 maggio 2009

L' EDITORIA SOCIALE IN ITALIA - 1° parte

In America, come in Europa, la crisi economica globale investe, tra gli altri, un settore specifico di enorme rilevanza per la vita democratica: le trasformazioni dell’editoria libraria e di tutto il sistema della comunicazione ( giornali e web). Molti quotidiani chiudono le sedi e riducono il personale, mentre si accentua e si ampia l’ utilizzo dei siti Internet e della rete come strumenti primari di comunicazione. I portali dei grandi quotidiani divengono sempre più ricchi di funzioni e strumenti di approfondimento critico: basti citare qualche esempio, da quelli del gruppo Caracciolo ( L’ Espresso e Repubblica in primo luogo) a quelli di alcune grandi case editrici: Feltrinelli , tra molti, è l’ esempio più significativo. Si diffonde ormai la logica del Web 2.0, cioè di quella visione della rete che utilizza l’ interattività tra strumenti diversi (video, musica, grafica) e l’ interazione costante con l’ utente.

Dove va l' editoria solidale?

E’ utile domandarsi come affronta questo passaggio quel segmento dell’ industria editoriale, legato al mondo della solidarietà e della difesa delle diversità, che già in epoca di crescita economica operava tra tante difficoltà. Per tentare una prima, sommaria analisi, occorre distinguere due settori di un arcipelago tutto da studiare.
Il primo segmento è quello delle riviste di cultura, e in particolare, quelle sorte nel grande ciclo di esperienze degli anni settanta. Penso ad alcuni titoli di grande tradizione ( Lettera Internazionale, Belfagor, Nuova Antologia), ma anche le nuove, nate nell’ ultimo quindicennio. Vivono e lavorano in una situazione di costante precarietà , ma anche con una magmatica capacità di rinascere in altre forme, in rete o a livello territoriale. Malgrado la crisi della politica, la rivista come forma di comunicazione è l’ espressione permanente di un bisogno di autorganizzazione dei gruppi intellettuali. Il fenomeno delle riviste online, diviso tra militanza e ricerca di finanziamenti, ne è un’ ulteriore conferma.
Cito un solo caso. La rivista online Redattore sociale, che nasce nell’ ambito della Comunità di Capodarco, rappresenta una singolare esperienza di portale informativo sui temi del sociale, a carattere specialistico. Questo progetto editoriale aggrega e sviluppa – è questo il dato nuovo- relazioni con riviste e case editrici, con realtà di lavoro sociale. E’ una sinergia tra editoria cartacea e mondo digitale, tutta da studiare.
L’ altro settore è ovviamente quello dell’ editoria sociale. Un fenomeno complesso che potremmo far risalire agli inizi degli anni ottanta. Comincia in quel periodo l’ interesse per temi come i “ diritti di cittadinanza”, le nuove povertà” e i dilemmi sulla sofferenza di alcuni ceti sociali ( anziani, immigrati, disabili). Si assiste alla crescita di un universo di associazioni laiche e religiose impegnate gratuitamente nella società: il cosiddetto no - profit. Una data simbolo di quell’esperienza: il terremoto dell’ Irpinia del 1980, durante il quale migliaia di giovani accorsero a testimoniare il loro impegno.
Un’ aspetto complementare a questo è stato la nascita di un terzo settore dell’ economia, come insieme organizzato di enti, che realizzano professionalmente interventi di utilità sociale. Secondo analisi ormai ventennali, quest’ insieme di mondi diversi ha coinvolto e coinvolge nel tempo tra sei e otto milioni di persone.
Un primo sintomo dell’ importanza assunta da questi temi si ricava ovviamente dall’esplosione - negli stessi - anni delle iniziative pubbliche sulla comunicazione sociale. Le istituzioni pubbliche e private, gli enti no-profit e le associazioni di volontariato avevano ed hanno una esigenza che li accomuna: avere visibilità pubblica. Qui si vedono però le differenze: mentre i grandi enti e le istituzioni pubbliche si dedicano all’ attività professionale di comunicazione delle proprie iniziative, l’ editoria di ricerca sui temi della solidarietà e della pace fatica a trovare spazi certi sul mercato.
Lavorano con tenacia esperienze editoriali importanti, legate ai problemi sociali e ai conflitti della società multiculturale: penso a case editrici di tradizione laica o religiosa come La Meridiana, Edizioni Gruppo Abele, Edizioni missionarie italiane, Città Aperta, Ediesse, Sinnos, Terre di mezzo e molte altre. Meno studiato è il segmento legato alla produzione comunicativa delle associazioni del sociale. (1° parte)

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