" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

sabato 21 maggio 2011

I disabili e la città: noi siamo qui, ci vedete?

" Scrivo dal vivo... Descrivo un mondo che realmente esiste "
Ryszard Kapuscinki


LE PIEGHE URBANE, LE FRAGILITA',
LE RELAZIONI, I PROGETTI E LE STORIE DI VITA





"POESIE DELLA CITTA'"
di Marco Brancia-Rocco Luigi Mangiavillano
Edizioni Com-Nuovi Tempi

..OLTRE IL DEGRADO, L'ESCLUSIONE,LA SOLITUDINE, CI SIAMO NOI,
I DISABILI, IL GIOCO, LA POESIA,LA MUSICA,


LIBRERIA RINASCITA
Via Savoia 30, Roma
Giovedì 26 maggio, ore 17.00



Con il coinvolgimento della Provincia di Roma


Intervengono:
Augusto Battaglia, Comunità di Capodarco
Simonetta Salacone, insegnante
Gian Mario Gillio, direttore di "Confronti"


Partecipa
il Gruppo Asperger onlus
e il CIS Centro diurno H di Capodarco Tor Bella Monaca
con interventi di ragazzi, genitori e operatori sociali


INFO
Confronti, Via Firenze n.38, tel.064820503
Libreria Rinascita, Via Savoia n. 30, Roma, tel. 06.85303308

venerdì 29 aprile 2011

Poesie della città: buon viaggio !


Il volume Poesie della città con le poesie di Marco e le splendide foto di Rocco Mangiavillano (Edizioni Com- Nuovi Tempi).In queste settimane non ho tempo di pensare: la testa fugge altrove. Ma in tanti hanno lavorato a questo progetto da alcuni mesi, e allora voglio almeno dare una mano sul blog.
Il volume, presentato al recente Salone dell' editoria dell' impegno a Grottaferrata, mette a confronto le poesie di un adulto con Sindrome di Asperger e una serie di immagini che raccontano momenti del disagio nelle periferie di Roma. Questo racconto ci guida lungo le vie consolari sino ad un quartiere difficile come Tor Bella Monaca.La dolorosa introspezione del giovane entra così in dialogo con i molteplici aspetti di una metropoli: strade ed edifici segnati dalle difficoltà, migranti in fuga, volti di disabili che chiedono diritti e aspirano ad una personale felicità. Sono le mille fragilità che per fretta, egoismo o crudeltà, non riusciamo e vedere.
Dopo il saluto di Gian Mario Gillio, direttore di Confronti, un commento partecipe di Cecilia D' Elia, assessore alle Politiche Culturali della Provincia di Roma,apre una serie di contributi che accompagnano le foto e i versi.
In un breve saggio,corredato di molti dati, Augusto Battaglia fornisce un quadro analitico delle vecchie e nuove forme del disagio. In un'intervento dedicato alle poesie, Simonetta Salacone riflette sul ruolo della scuola per favorire l' integrazione dei giovani più fragili. In un testo, curato da Laura Imbimbo e Adina Adami, i giovani del gruppo Asperger esprimono in poche, fulminee frasi il loro rapporto con il libro, ma anche con la realtà.
Vinicio Albanesi, presidente della Comunità di Capodarco, sottolinea poi l' empatia suscitata dal volume e ci invita ad uno sguardo più umano su persone e cose. Anna Maria Torroncelli evoca con sensibilità e rigore professionale gli stimoli che la lettura apre nell' animo dei giovani.Infine, Riccardo Pieroni ci racconta la fotografia come sguardo "altro" sulla realtà.
Tra poco il libro inizierà il proprio cammino con iniziative nelle scuole e nelle associazioni.Potrete anche trovarlo in alcune librerie di Roma.
Chi è interessato può rivolgersi alla redazione di Confronti: tel. 064820503 - Via Firenze 38, 00184 Roma

lunedì 18 aprile 2011

Follie del cinema al Pigneto

Il quartiere Pigneto in questi ultimi dieci anni è divenuto a Roma un punto di riferimento per chi ama la musica, il cinema e la creatività in genere: locali di intrattenimento, spazi di ricerca artistica, librerie. Una boccata di ossigeno per una metropoli che rischia dì soffocare non solo per i gas del traffico, ma per una crescente asfissia culturale. Uno tra i luoghi più singolari del Pigneto è certamente il Fanfulla, un circolo Arci in cui decine di giovani si incontrano ogni sera per ascoltare musica di qualità, partecipare a gruppi di lettura e a presentazioni di libri. Tra le iniziative, ce n'è una che vale la pena di segnalare.
Il circolo culturale e la cooperativa Giuliaparla, in collaborazione con il gruppo Asperger, presentano Folle…mente: una rassegna cinematografica, a cura di Vittorio Orsini, articolata in cinque film aventi come filo conduttore la follia della mente. L’ iniziativa nasce dalla volontà di affrontare le molteplici sfaccettature di uno stato mentale che viene comunemente identificato come mancanza e violazione delle norme sociali di un determinato contesto storico-culturale.
Con una forte dose di leggerezza mista a serietà, passando attraverso le diverse pellicole scelte, si aprirà alla fine di ogni proiezione un momento di confronto e dibattito, all’interno del quale ognuno sarà invitato a dire la sua.Cos’è la follia? Chi è il folle? Forse tutti e nessuno.
Dopo l' inaugurazione con un classico come
Io ti salverò di Alfred Hitchcock, il ciclo continua con questi appuntamenti:
UN GIORNO DI ORDINARIA FOLLIA di Joel Schumacher - Mercoledì 20 Aprile 2011
OLTRE IL GIARDINO di Hal Ashby - Mercoledì 4 Maggio 2011
QUALCUNO VOLO' SUL NIDO DEL CUCULO di Miloš Forman- Mercoledì 25 Maggio 2011
LARS E UNA RAGAZZA TUTTA SUA di Craig Gillespie- Mercoledì 5 Giugno 2011

mercoledì 6 aprile 2011

Simone Weil e le stelle inquiete

Nell'estate del 1941, mentre la Francia era scossa dall'occupazione tedesca, Simone Weil decide di allontanarsi da Parigi, accettando l’invito di Gustave Thibon, un intellettuale cattolico che possiede una tenuta agricola vicino Marsiglia, insieme alla moglie Yvette. Circondati dai pettegolezzi e dagli interrogativi degli amici, i tre protagonisti vivono un mese di reciproche scoperte, fatto di intense emozioni e di conflitti inaspettati. La giovane filosofa è già nota per la radicalità delle sue posizioni e una personalità nemica di ogni conformismo. Militante della sinistra, ha affrontato un 'esperienza diretta della fabbrica, che l' ha messa in contatto con la sofferenza operaia; studiosa del marxismo e delle religioni, dominata da interrogativi mistici, la Weil ricerca un rapporto intimo con le persone e le cose, a prezzo di tensioni che ne lacerano le fibre.


Sotto nuove stelle


Così la ricorda lo stesso Thibon: " .. Ebbi l' impressione di trovarmi di fronte a un essere radicalmente estraneo a tutti i miei modi di sentire e di pensare, a tutto ciò che per me esprime il senso e il sapore della vita... Mi trovavo spaesato in una terra nuova e sotto nuove stelle" ( Gabriella Fiori, Simone Weil, biografia di un pensiero, Garzanti, p. 242).
Le stelle inquiete di Emanuela Piovano non ci descrive questi pochi giorni della vita della Weil con l' intento di restituire la complessità del suo pensiero, impresa che sarebbe stata impossibile. La regista non ha voluto realizzare né un documentario né una biografia di taglio televisivo. Ha scelto invece la strada del film di finzione, che rimane attento alla cornice storica senza esserne schiavo. Le analisi filosofiche restano sullo sfondo della narrazione, mentre viene evidenziato giustamente il contesto storico- politico della Francia occupata.
L' autrice di Riflessioni sulla causa dell'oppressione e della libertà fu ossessionata per tutta la vita dal ruolo della violenza e della guerra: nelle discussioni con Thibon il film sottolinea con forza il tema della responsabilità personale di fronte ai conflitti della storia.


Vivere in guerra


Alla Piovano non interessa lo scontro di idee quanto la descrizione delle emozioni, il conflitto delle anime dentro un dramma che li sovrasta. La presenza della giovane filosofa costringe Gustave e Yvette a mettere in discussione la propria vita tranquilla. Ma anche Simone in quel mese modificherà il proprio sguardo sul mondo.
E' spinta a studiare con passione la vita e il lavoro contadino, cercando di trarne indicazioni sul ruolo e le origini della solidarietà. La solitudine delle passeggiate in campagna e il rapporto con la natura si imprime nel suo animo, nutrendone il sentimento mistico.
La regista sa dosare efficacemente il pudore dei dialoghi notturni con un' attenzione struggente alla natura. “ .. Stelle e alberi da frutto in fiore. La permanenza totale e la fragilità estrema danno ugualmente il senso dell'eternità” ( cit. p. 347). Ma il vero miracolo del film è l' interpretazione di Lara Guirao. Nei panni della protagonista, l' attrice rimane nella memoria per una miracolosa immedesimazione nel personaggio. Un motivo in più per vedere un' opera che stimola l' intelligenza e il cuore, facendosi perdonare qualche ingenuità.


( In uscita sul mensile Confronti )



giovedì 24 marzo 2011

"Ma agli editori e allo Stato non interessa che si legga di più"

Un' intervista di Gian Arturo Ferrari a Repubblica traccia un quadro doloroso e impressionante sullo stato della promozione della lettura in Italia. Arriviamo nelle condizioni peggiori all' appuntamento con i grandi cambiamenti dell' industria dei contenuti in tutto il mondo ( e-book, network sociali, i-pad, ecc). Pochi o nessun investimento nella scuola e nella formazione, ma sopratutto un dato terribile: una maggioranza di italiani che sembra disinteressata ai libri e alla crescita culturale. Su questo problema si giocherà la definitiva marginalizzazione del paese nel contesto europeo. Ferrari indica un particolare significativo, che fa riflettere: è fallito il progetto di costituire una associazione di sostegno ai progetti di promozione della lettura con fondi privati. Bisognerà continuare a discuterne: in questo contesto associazioni, intellettuali e movimenti, interessati ad una editoria sociale, con contenuti critici, corrono il rischio più pesante.


Sembra un film surreale, ma è solo cronaca. La location è la Biblioteca Casanatense, splendida cornice di una tradizione umanistica ormai perduta. Si presenta una nuova e importante inchiesta sui lettori italiani che conferma la nostra clamorosa arretratezza. Il viceministro Francesco Maria Giro si lancia in un´appassionata orazione in difesa della cultura e dei libri, elencando la penuria dei fondi italiani al cospetto delle sorelle europee con la meticolosità di un opinionista distaccato, quasi che parrebbe scortese ricordargli che è sottosegretario del ministero dei Beni Culturali, membro di un governo che ha tagliato i fondi.
Nella platea affollata da figure di primo piano dell´editoria, il suo accalorato invito ad applaudire il ministro Bondi, appena sostituito da Galan, produce l´isolato battimano di un funzionario zelante, che gela ancor più la sala. Durante l´intervento del sottosegretario, Gianarturo Ferrari nasconde la faccia dietro le mani. Da oltre un anno presiede il Centro per il libro, un istituto del ministero creato per allargare la lettura. Alla fine non resiste. «La base dei lettori italiani è vergognosamente ristretta, ma a nessuno sembra importare granché», dice riemergendo dal faticoso esercizio di autocontrollo. «Non se ne fa carico la mano pubblica ma neppure quella privata. Se al complesso della nostra comunità nazionale va bene che legga solo un terzo della popolazione, io poco ci posso fare... ».


Ferrari, dopo un anno, è questo il bilancio malinconico?
«Perché, cosa ho detto? Forse sono stato un po´ brusco, spinto dalla passione. Il problema centrale è l´esiguità della base dei lettori. Anche questo nuovo rapporto sull´acquisto e la lettura, che abbiamo realizzato grazie alla Nielsen, documenta che legge solo un terzo degli italiani adulti. Ma non mi sembra che ce ne preoccupiamo più di tanto. Non se ne fa carico lo Stato, che avverte più l´urgenza della tutela del patrimonio artistico. E non se ne fanno carico gli
editori, che guidano un´industria prospera e dunque non avvertono grandi differenze rispetto ailoro omologhi europei. Da qui il loro scarso impegno».


Per la verità oggi mancano i fondi anche per la tutela.
«Questo è indubbio, ma quel che ho potuto vedere dal mio osservatorio è che manca una tradizione statale di sensibilità al mondo del libro. Nei suoi 150 anni di storia, lo Stato italiano non s´è mai occupato di allargare la lettura, con una politica di intervento e modifica delle abitudini degli italiani. L´ha fatto soltanto sotto un regime totalitario, dunque non possiamo indicarlo come esempio. Occorrono risorse che non ci sono».


Anche al Centro del Libro sono stati tagliati i finanziamenti.
«Non posso negarlo, ma non è solo una questione di fondi. Quando siamo partiti, volevo mettere in piedi Fahrenheit 451, un´associazione finanziata da 451 soci con una quota ciascuno di diecimila euro. Ma non riesco a farla diventare una onlus, che permetterebbe di dedurre almeno in parte dal fisco il finanziamento. Questo cosa vuol dire? Che se devo restaurare una biblioteca o conservare un bene, ho la possibilità di creare una onlus; se devo allargare la lettura, non dispongo della stessa opportunità. Il problema dei fondi c´è, ma quel che manca nel nostro paese è il riconoscimento del valore sociale della lettura».


Come lo spiega?
«La cultura è sempre stata patrimonio di un´élite, dunque dal popolo assimilata a qualcosa di esclusivo e vessatorio. Non è mai diventata veramente democratica. È la memoria del servaggio passato che ha poi spinto moltitudini verso l´incultura ostentata ed esibita e verso la devastazione del paesaggio. La massa s´è sentita disprezzata dal ceto colto».


Oggi è la cultura a essere disprezzata dai governanti.
«Non ci vorrebbe poi molto per far leggere gli italiani. Basterebbero dieci milioni di euro all´anno per quindici anni».


Per spenderli come?
«Partiamo da una premessa: i lettori sono coloro che sono venuti a contatto continuativamente con i libri. Da qui il proposito di mettere a contatto con i libri tutti gli italiani, indipendentemente dalla classe di appartenenza, che nelle abitudini di lettura continua a incidere troppo. Basterebbe seguire il futuro lettore dalla nascita, e accompagnarlo per un pezzo della sua carriera scolastica: un primo pacchetto di libri distribuito gratuitamente in
culla, poi all´ingresso della scuola elementare, e ancora una bibliotechina in dotazione alla fine
della scuola primaria. Facendo così, potremmo allargare la lettura dal 33 al 50 per cento».


Lei di quanti fondi dispone?
«Non più di 2 o 3 milioni di euro l´anno. E - ripeto - è difficile convincere imprenditori privati a investimenti a lungo termine. Anche questa nuova ricerca attesta che l´e-book da noi non ha sfondato».


Siamo più lenti nel cambiare abitudini di lettura?
«Noi siamo lettori di formazione umanistica: leggiamo di tutto, dal giallo al libro storico, dal classico al saggio sulla musica. In America la lettura è più circoscritta: ciascuno coltiva un interesse particolare e sceglie i libri sulla base della propria passione. L´e-book è uno strumento che funziona meglio nella lettura segmentata».


Quanto ci vorrà per soppiantare il cartaceo?
«Più o meno una ventina d´anni. Tra le ragioni che decreteranno il successo dell´e-book c´è anche che costa meno del libro di carta. Non dimentichiamoci che il calo del prezzo fece la fortuna della stampa e di Gutenberg. Prima era come comprare una Ferrari».


Oggi però i libri di carta non costano come i codici miniati.
«Ne compriamo sempre troppo pochi. Con i nostri indici di lettura, è impensabile che il paese possa svilupparsi, però il sentimento generalmente condiviso è che vada bene così. Nessuno se ne fa carico».


Fonte: SIMONETTA FIORI - la Repubblica (Giovedì 24 Marzo 2011)

mercoledì 16 febbraio 2011

Un re disabile e i paradossi della storia

Nell' Inghilterra del 1920. Albert Frederick Arthur George Windsor, duca di York e secondogenito di re Giorgio V, conviveva con una balbuzie nevrotica che gli impediva le apparizioni pubbliche: la radio era ormai divenuta uno strumento indispensabile per i governi e la necessità di pronunciarvi discorsi amplificava sino allo spasimo il suo handicap.
Tra mille ansie e ripensamenti, il duca inizia una terapia presso un logopedista dilettante. Restio ad ogni rapporto con il potere, l' ironia feroce della storia lo prende di mira. Morto il re, il fratello Edward Albert sale al trono con il nome di Edoardo VIII. E' notissimo l'esito di quel breve regno: il nuovo re al posto degli oneri dell' incarico regale preferì l' amore di Wallis Simpson e abdicò a favore del fratello minore. Il duca di York fu costretto così a mettersi alla prova non solo di fronte al peso della corona, ma alle minacce incombenti della guerra mondiale
Il discorso del re di Tom Hooper analizza con grande finezza il tema della disabilita, leggendone i nessi con la vicenda intima del protagonista: i suoi rapporti con la famiglia e con il ruolo pubblico che lo opprime. Nelle sottili e divertenti sedute scopre con una enorme fatica i lacci della sua prigione: un padre autoritario; un fratello aggressivo, che lo ha sbeffeggiato sin dall' infanzia. Ha nascosto questo peso psicologico dietro il formalismo della posizione sociale e non vuole rompere la sua gabbia.
Un disabile, tra angosce private e tragedie storiche
Privo di amici, incapace di esprimere sentimenti, il duca viene costretto dal suo improvvisato terapeuta a guardare dentro il proprio abisso personale. Il regista ha uno sguardo acuto nel differenziare gli ambienti: le scene pubbliche, dominate dalla folla della corte, sono riprese con una lente deformante che esplicità il senso di paura verso una funzione troppo dura da sostenere. Lo spazio della terapia è spoglio, popolato da disegni informi che alludono alle sue paure. Il percorso tortuoso per far luce in se stessi è narrato senza inutili simbolismi. Disabilità e angosce private sono narrate dentro il tragico districarsi della storia.
In una splendida scena risolutiva, il duca -certo che diventerà re- scopre la propria violenza nascosta insultando il medico. Quella scoperta ne scioglie la costrizione emotiva, permettendo il suo cammino verso la presa di coscienza e la guarigione ( almeno parziale).
Il film è sorretto da due interpretazioni incredibili, quelle di Colin Firth (Giorgio VI) e Geoffrey Rush (Lionel Logue). L' handicap è descritto senza concessioni al sentimentalismo e la vicenda ne sottolinea le implicazioni sociali. La narrazione procede per dialoghi brillanti, che esplicitano verità amare. La disabilità è una costruzione sociale, nasce dal giudizio pubblico. Come esseri umani tutti noi abbiamo una qualche fragilità – fisica o interiore. E' la durezza spietata del mondo a costruire il destino del disabili.
Il re Giorgio VI è riuscito a trovare le risorse interiori per fronteggiare questa durezza sin dentro una guerra mondiale. I bagliori finali di morte ci fanno uscire non troppo sereni da questa storia di coraggio.
( In uscita sul mensile Confronti )