" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

giovedì 29 gennaio 2009

Le riviste tra il testo e lo schermo /2

La loro diffusione ha aiutato quelle fasi in cui si manifestava con fatica uno spazio pubblico per la discussione dei problemi che travagliavano la società. Ancora oggi, in un periodo di pesante regressione culturale, il bisogno di gruppi intellettuali più o meno ampi di radunarsi intorno ad una rivista, a un sito Internet o ad un blog esprime un’ esigenza ampia di una libertà, che sentiamo minacciato da troppe parti o almeno di esprimere il disagio per questa minaccia.
Le riviste sono spinte a modificarsi, a individuare nuovi territori da esplorare, nuove sfide culturali da sostenere. Si afferma un bisogno di specializzazione e diversificazione della loro realizzazione: mutano nelle riviste le condizioni di produzione, le modalità della scrittura. Una letteratura ormai ampia spiega bene la diversità delle forme della scrittura nella rete: le modalità dello stile si fanno più secche e incisive e insieme prevalgono gli strumenti dell’ analogia e dell’ evocazione.
Nel passaggio dal testo allo schermo, si fa più forte il rischio della semplificazione e dell’ appiattimento. Nell’ era digitale, la strada dei cambiamenti ancora è assai lunga e complessa, legata com’è alla risoluzione di difficili problemi di carattere culturale, ma anche economico e politico Ha scritto Franco Carlini “ .. stiamo tutti partecipando ad un esperimento collettivo dove l’ alfabetizzazione va di pari passo con la creazione dell’ alfabeto” . Ma un dato è certo. Qualunque sia lo strumento tecnico che utilizzino, le riviste resteranno uno spazio di socialità imprescindibile per esprimere il bisogno umano di riunirsi e ragionare insieme sul proprio destino.
Un solo esempio ci può aiutare a capire il senso, la direzione di un lavoro. Il primo numero della rivista Nuovi Argomenti negli anni cinquanta si concludeva con queste parole: “ .. Noi non soltanto non ci chiuderemo in un gruppo o chiesa o setta, ma apriremo le pagine della rivista a tutti coloro, noti o sconosciuti, che mostrino di avere qualcosa da dire di concreto e originale. La nostra attenzione cercherà di orientarsi soprattutto verso ciò che porta l’ accento inconfondibile della esperienza autentica sia culturale che spirituale”.
Potremmo chiudere con una battuta che riprende il titolo di un libro recente. Se la battaglia attuale è sul controllo della parola, le riviste sono un bene comune da difendere strenuamente.
(2/ fine)

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