" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

sabato 16 giugno 2012

Il cinema e la morte al lavoro



Con l' avvicinarsi delle vacanze le iniziative sui temi  del blog (disabilità, editoria, comunicazione sociale, ecc.) cominciano a diradarsi e ne approfittiamo per continuare il nostro viaggio per immagini sulle mille facce della diversità  nel cinema.
L' occhio che uccide (1960) di Michael Powell è  uno dei film più importanti e significativi che siano  mai  stati realizzati intorno a questo tema. La storia è ambientata nel mondo oscuro del cinema pornografico, di cui esplora miserie e inquietudini psicologiche. Mark Lewis (Carl Boehm) è un operatore-regista ossessionato da una pulsione omicida, legata alla sua stessa attività: vuole  filmare l' ultima  espressione delle  persone di morire. I soggetti che sceglie devono essere  ripresi nell' attimo stesso in cui hanno coscienza della loro morte. Con la macchina da presa, modificata in modo perverso, arriverà a compiere diversi omicidi.
Sono tanti gli interrogativi e gli angoli bui che il film invita ad esplorare. Che cosa vediamo realmente quando  guardiamo il mondo? Quali pregiudizi ci ossessionano e mettono in crisi la nostra presunta normalità? Il nevrotico ed infelice assassino, protagonista del film, fa da specchio alle miserie e alle infelicità del suo ambiente sordido. Powell ci invita a guardare con pietà alle sue colpe di omicida, raccontando le violenze che ha subito da bambino: in sequenze spietate evoca la crudeltà di un' educazione  autoritaria. 
Nell' insieme il film anticipa genialmente tutte le grandi questioni che interesseranno il cinema e la società degli anni sessanta: la prevalenza diffusa delle immagini, i mutamenti dell' immaginario collettivo e della sessualità. (ub)

Nessun commento:

Posta un commento