" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

venerdì 18 maggio 2012

Storia e memoria nel film di Gianni Amelio

Alla fine degli anni cinquanta, la questione dell’ Algeria lacerava la società francese, tra chi  voleva abbandonare  un ruolo coloniale  giudicato ormai anacronistico e chi difendeva la missione civilizzatrice della Francia ( e la vita di migliaia di coloni  che per ostacolare la lotta  del Fronte di liberazione nazionale  scatenarono una violenta reazione, durata anni).
In questo clima di  conflitto tra culture e gruppi etnici,  uno scrittore francese,  Jean Cormery, torna nella sua patria d'origine  con due obiettivi. Vuole parlare all’ università per difendere pubblicamente  la sua visione di una soluzione politica della questione algerina: la sua  lotta è   per  un paese in cui francesi  e mussulmani possano  convivere  in  pace.  Ma il protagonista del film di Gianni Amelio, Il  primo uomo,  ha anche un intento privato,  forse più difficile di quello pubblico. Vuole ritrovare le proprie radici.  Va  a trovare la madre malata,  si mette alla ricerca dei luoghi della sua infanzia e dei ricordi  del padre, morto nella prima guerra mondiale. Il principale di questi testimoni è il suo insegnante, che  aveva convinto la famiglia poverissima  a far studiare un ragazzo intelligente e sensibile.  
Il film è tratto dal romanzo postumo di Albert Camus ( pubblicato da Bompiani),  mai completato e uscito dopo molti anni. Amelio ha ben presente la  figura dell’ intellettuale francese, esponente di una filosofia esistenziale  lucida e militante, rimasto però  estraneo ad ogni intruppamento ideologico ( celebri le sue polemiche con i comunisti francesi e con Sartre sull’ Algeria).
La narrazione di Amelio procede   tra  il presente e il passato doloroso del bambino, afflitto dall’ impossibilità di  trovare amici tra i  suoi compagni di classe,  provenienti da famiglie mussulmane.  Il dominio coloniale e la diversità  tra  le due culture  segnano la sua  formazione intellettuale e la sua vita emotiva. Convinto assertore dell’ indipendenza del paese, da adulto cercherà di  convincere algerini e francesi a rifiutare la violenza, in nome delle ragioni di una giusta convivenza.
L’ autore de  Il Ladro di bambini  non  smentisce  il suo tradizionale attaccamento al pudore stilistico e alla riduzione degli effetti esteriori. Visto il tema, si potevano temere predicozzi  banali da film “ impegnato”. Il racconto procede invece per scorci emotivi, con  un lavoro critico sui volti e sulle  emozioni, che trova nella figura commovente della madre  l’ elemento di coesione.  Servito da un complesso di attori eccellente, Amelio innesta il film  in un paesaggio algerino, pieno di colori e suoni vibranti che  accompagnano i rapporti psicologici dei personaggi.
Nell’ insieme,  il racconto mette in tensione il rapporto tra l’ individuo e la storia e fa emergere con  forza   il valore fondamentale  che     Amelio vuole salvare : l’ umanità delle vittime, senza distinzioni di parte, quelle vittime che la violenza della storia travolge  senza pietà. Per Amelio ( e per Camus) è impossibile cedere ad una visione machiavellica del mondo, che  escluda dall’ analisi il giudizio morale. Il film ci invita a valorizzare  la memoria,  intesa non solo come  rifugio crepuscolare,  ma   come strumento critico per  ricostruire   vicende private e conflitti pubblici, in uno spirito di  dialogo e di apertura all’ altro.
Se è possibile usare una sintesi rozza, potremmo dire che siamo di fronte ad un’ opera  pervasa di spirito “ umanistico”. Non è poco e non a caso il pubblico sta rispondendo benissimo.                                                                                                  
                                                                                                    Umberto Brancia


 ( In uscita sul mensile Confronti)

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