Pubblico un brano della prefazione di Alessandro Scansani al libretto autoprodotto di poesie e pensieri di Marco, Per parlare con la gente ( Roma, 2008)
Il libro di Marco Brancia, può essere letto,
suggerimento a posteriori in due modi
differenti: una liberatoria “poesia di occasione”, in cui il bisogno di
comunicare- dando al bisogno quella forza di forza e intensità di espressione
che solo una delle arti consente- è l'elemento dilettantescamente prevalente,
con valore per la propria biografia e per le proprie relazioni amicali, oppure
“una poesia dell'incosapevolezza”, capace di rivelare qualcosa di nuovo, come in una piccola epifania feriale, nella
piccola culla delle parole.
Credo
che Marco Brancia, di cui so solo e ho voluto sapere prima di leggere e di
scriverne, che ha ventinove anni ed è fuggito o in fuga dai rombi del silenzio
e di paura di una fortezza vuota che lo aveva imprigionato fin da bambino, vada letto nel
secondo modo. E
ho letto con innocenza ermenutica e disponibile allo stupore, senza
pregiudiziali critiche senza compassionevoli pacche sulle spalle, trovandomi di
fronte a una scrittura e a un teso di
pensieri capaci di sorprese, capaci
appunto, nelle loro ingenuità, incosapevolezza poetica, come gli inconsapevoli
sorrisi dell' autore: “ il sorriso spontaneo mi viene spontaneo/ il sorriso è
parte di me.”
Molti di questi testi sono nati,
in modo tutto loro, di tensione poetica, come l'epifania di boccioli di campo o
di siepe che trapelano appena il loro colore. (…) I pensieri poeticamente pensati da Marco Brancia (la
indisciplina della percezione poetica- rispetto alle regole, alle consuetudini
alle norme, offre varchi particolari e preziosi, dicevo, esprimere e liberare
un umanità in qualche modo segregata) riescono a riabilitarci, come lettori delle
diverse abilità di sguardo e di commozione che abbiamo, induriti come una
pellaccia greve alla dolcezza e all' innocenza. E' una riabilitazione
all'altro-di noi smarrito nel frastuono del mondo.
Per
afferrare il mondo e relazionarsi a esso, l'autore si è dato un suo linguaggio,
nella morfologia usuale della lingua e della grammatica italiana, ma
concettualmente intenso e nuovo: primordiale e sofisticato, anche elegante
nelle immagini, nate dall'immediatezza intonsa , non consumata , di una
percezione e di un bisogno. Senza mai tono sentenzioso- la terra libera gli è
probabilmente recente- i suoi versi sferzano talora il mondo con l'innocenza
giosa del bimbo che rivela il reale:.
- Ma il re è nudo:
Il Mondo è nudo.Versi forse poeticamente consegnati, ma liberatori. Liberatori per il lettore. E' un linguaggio che rinnova
e trasmette all' esterno la vita in un rapporto sempre stretto con il corpo,
materia prima e profonda da restituire alla poesia: il corpo come medium tra
qualche cosa verso cui uscire, staccare il volo, e qualche cosa verso cui
rientrare, capace di dare significato alla vita, e di darle quella gravità
terrestre, dolorosa e gioiosa necessaria, sulla terra a portare un anima….
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