" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

martedì 15 novembre 2011

L' innocente tensione della poesia


Pubblico un brano della prefazione di Alessandro Scansani  al libretto autoprodotto  di poesie e pensieri di Marco,  Per parlare con la gente ( Roma, 2008)
Il libro di Marco Brancia, può essere letto, suggerimento a posteriori in due modi  differenti: una liberatoria “poesia di occasione”, in cui il bisogno di comunicare- dando al bisogno quella forza di forza e intensità di espressione che solo una delle arti consente- è l'elemento dilettantescamente prevalente, con valore per la propria biografia e per le proprie relazioni amicali, oppure “una poesia dell'incosapevolezza”, capace di rivelare qualcosa di nuovo,  come in una piccola epifania feriale, nella piccola culla delle parole.
Credo che Marco Brancia, di cui so solo e ho voluto sapere prima di leggere e di scriverne, che ha ventinove anni ed è fuggito o in fuga dai rombi del silenzio e di paura di una fortezza vuota che  lo aveva imprigionato fin da bambino, vada letto nel secondo modo. E ho letto con innocenza ermenutica e disponibile allo stupore, senza pregiudiziali critiche senza compassionevoli pacche sulle spalle, trovandomi di fronte a una scrittura e a un teso di pensieri capaci di sorprese, capaci appunto, nelle loro ingenuità, incosapevolezza poetica, come gli inconsapevoli sorrisi dell' autore: “ il sorriso spontaneo mi viene spontaneo/ il sorriso è parte di me.”
Molti di questi testi sono nati, in modo tutto loro, di tensione poetica, come l'epifania di boccioli di campo o di siepe che trapelano appena il loro colore. (…) I pensieri poeticamente pensati da Marco Brancia (la indisciplina della percezione poetica- rispetto alle regole, alle consuetudini alle norme, offre varchi particolari e preziosi, dicevo, esprimere e liberare un umanità in qualche modo segregata) riescono a riabilitarci, come lettori  delle diverse abilità di sguardo e di commozione che abbiamo, induriti come una pellaccia greve alla dolcezza e all' innocenza. E' una riabilitazione all'altro-di noi smarrito nel frastuono del mondo.
Per afferrare il mondo e relazionarsi a esso, l'autore si è dato un suo linguaggio, nella morfologia usuale della lingua e della grammatica italiana, ma concettualmente intenso e nuovo: primordiale e sofisticato, anche elegante nelle immagini, nate dall'immediatezza intonsa , non consumata , di una percezione e di un bisogno. Senza mai tono sentenzioso- la terra libera gli è probabilmente recente- i suoi versi sferzano talora il mondo con l'innocenza giosa del bimbo che rivela il reale:.
- Ma il re è nudo: Il Mondo è nudo.Versi forse poeticamente consegnati, ma liberatori. Liberatori per il lettore. E' un linguaggio che rinnova e trasmette all' esterno la vita in un rapporto sempre stretto con il corpo, materia prima e profonda da restituire alla poesia: il corpo come medium tra qualche cosa verso cui uscire, staccare il volo, e qualche cosa verso cui rientrare, capace di dare significato alla vita, e di darle quella gravità terrestre, dolorosa e gioiosa necessaria, sulla terra a portare un anima….

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