" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

martedì 15 novembre 2011

Un ricordo di Alessandro Scansani, fondatore della casa editrice Diabasis

Prima di  scambiare un paio di brevi conversazioni telefoniche con Alessandro Scansani, risalenti ormai a quattro anni fa, conoscevo  solo superficialmente  la vasta produzione della casa editrice Diabasis, da lui fondata e diretta. Mi capitava  da giovane di   cercare  nelle librerie  qualche libro su quei temi che  mi occuparono la mente per molti anni nella vita politica e sindacale: le scienze umane, la sociologia e la storia. Cercavo confusamente un riformismo che  mescolasse insieme l' interesse per il pensiero sociale cristiano e la tradizione del socialismo riformista europeo. 
Ero un cattolico percorso da mille dubbi e un militante comunista in quegli  anni settanta - ottanta in cui sembrava a molti di noi che il Pci potesse divenire forza di governo, con un' autentica spinta riformatrice: l' esperienza di regioni come l' Emilia stava lì a dimostrarlo. In alcuni dei titoli pubblicati dalla Diabasis trovai molti argomenti per una prospettiva culturale e politica, che si chiuse poi con un fallimento storico, per ragioni oggi del tutto evidenti.
La fine della militanza politica e la presenza in famiglia  di un figlio affetto da una forma lieve di autismo (la Sindrome di Asperger) mi spinsero già più di dieci anni fa a ripensare a tutta la mia esperienza e  a impegnarmi nel mondo del volontariato per assicurare a lui e ad altri disabili psichici  un ruolo nella vita e nel lavoro: possibilità che oggi assai difficile, come è noto. 
Nel 2006 ho scoperto per caso che Marco dopo i venti anni si dedicava a scrivere in totale solitudine frammenti poetici e narrazioni ripetute dei suoi lunghi anni di malattie infantili: dolori fisici, che avevano anticipato  il suo disagio psichico. Dal nostro dialogo ne scaturì un libro, scritto a due mani: Non avevo le parole. Riuscimmo a farlo accettare dalla casa editrice Città Aperta e per un paio di anni  Marco fu impegnato in una girandola di presentazioni ed incontri che gli tennero vigile la mente per molto  tempo.
Nel 2008  mi accorsi che continuava a scrivere, esprimendo  forti emozioni di solitudine e disagio, specie per la precarietà del suo lavoro. Decisi di pubblicare allora un volume autoprodotto di nuove poesie di Marco, intitolato: Per parlare con la gente. Amici generosi mi suggerirono di aggiungere ai testi una breve presentazione e mi indicarono il nome di Alessandro Scansani. Ebbi  quindi modo di conversare brevemente al telefono con lui   sul libretto che stavamo mettendo insieme e sulla nostra esperienza familiare.
Scansani ebbe parole di ammirazione per la sensibilità di Marco e mi fece avere poche pagine di commento, che ci commossero per la loro intensità. A proposito della nostra esperienza familiare, diede questo giudizio : " Tu e tua moglie siete stati all' inferno e siete tornati ". In un altra telefonata, mi fece un breve e significatico accenno al cancro che lo aveva colpito da qualche anno. Ci salutammo con la promessa di conoscerci se fosse venuto a Roma. Tempo dopo ne ho appreso la scomparsa.
Molte e differenti sensazioni mi sono rimaste di quel brevissimo rapporto.  La cortesia di un editore di grande valore nel rendersi disponibile per un piccolo libro autoprodotto; la sensibilità spirituale verso quei temi del disagio e dell' emarginazione che ormai da molti anni erano al centro dei miei progetti; il desiderio di conoscere più a fondo una produzione editoriale rigorosa, di cui oggi si sente sempre di più la necessità  in un mercato  dominato dalla riconcorsa al best- seller.
Dopo la sua morte, avvenuta quet'anno, malgrado alcuni interventi molto  qualificati, mi ha colpito come si sia parlato abbastanza poco sulla stampa  della figura  di Scansani e del suo lavoro come fondatore della casa editrice.
Questa piccola testimonianza privata ha per me un  significato riparatore, da lasciare nel mare tempestoso della rete: un piccolo messaggio nella bottiglia. Per questo ripubblico nel blog una parte della sua prefazione a Per parlare con la gente. Ma c'è un altro aspetto che oggi mi colpisce ancora di più. Ora che il tema della malattia, del tumore è entrato nella mai vita, il ricordo di  quelle brevi conversazioni si è fatto più struggente e necessario. E per questo trovate qui un terzo, breve contributo: un breve scritto di Scansani dedicato alla sua malattia, che ho trovato in rete e che testimonia ancora una volta la qualità etica dell' uomo.


Link
http://www.diabasis.it/database/diabasis/diabasis.nsf

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