La chiusura della
libreria Croce a Roma è un evento molto doloroso per chi ha amato la
nostra città, e conosce un po' la funzione animazione civile che vi
hanno svolto le librerie. Uno delle questioni centrali delle
trasformazioni violente in atto nel mondo editoriale è proprio quella
delle librerie. La diffusione nelle grandi città delle librerie di
catena, espressione di grandi monopoli editoriali che ormai operano su
scala europea e mondiale, sta espellendo dal mercato le librerie piccole
e medie, che non reggono la concorrenza.
E'
un tema di cui si discute da una decina di anni almeno, e non è solo
italiano. Sulla situazione inglese scrive a questo proposito Enrico
Franceschini: " ..Dal 2005 ad oggi il numero delle librerie in Gran
Bretagna si è
dimezzato: sei anni fa ce n’erano poco più di 4 mila, oggi ne sono
rimaste aperte solo 2178. Quasi duemila librerie hanno dovuto chiudere e
cessare l’attività, messe in crisi dalla crescita delle ordinazioni via
internet (su Amazon e altre librerie online che spediscono a domicilio i
libri acquistati dai clienti sul web), dal boom degli e-book e dagli
sconti praticati dalle grandi catene e dai supermarket. Il risultato è
che oggi un totale di 580 città britanniche non hanno nemmeno una
singola libreria."
Il
problema dovrebbe interessare non solo i piccoli e medi editori, legati
ad una produzione di qualità, ma anche gli intellettuali e l'
associazionismo. Per fortuna, dopo anni di silenzio in cui si è sperato e
si è dipeso troppo dall' aiuto pubblico, da un po' si discute di
questo tema e vi sono iniziative concrete. Penso all' apertura di
librerie Coop, come quella Ambasciatori di Bologna, che conosco
abbastanza bene e che porta l' impronta di un grande librario come
Romano Montroni. O ai recenti dibattiti sul sapere come bene comune e
sull' impegno civile e la la letteratura, che hanno coinvolto gli
scrittori tra i trenta e i quarant' anni.
La
soluzione possibile , da cui purtroppo siamo ancora lontani, risiede
ancora una volta nell' associazionismo, nella costruzione di rapporti di
rete che mettano in connessione scrittori, case editrici e pubblico
interessato a temi di impegno civile e solidarietà. Uso una parola molto
nota a chi ama la storia italiana: mutualità.
L'
editoria di progetto non è un residuo aristocratico della modernità
borghese rispetto al nuovo post- moderno della globalizzazione.
L'esplosione della crisi europea ( e mondiale) rimanda interrogativi
etici, sociali, ecc. che non possono essere affrontati dalla produzione
seriale su scala mondiale. E si tratta di domande che toccano le scienze
sociali e psicologiche, ma anche la letteratura, il diritto, il
giornalismo e i media, ecc. Parliamo insomma di risorse preziose per
un paese che voglia pensare al proprio futuro, scommettendo su ricerca,
sperimentazione e libera discussione.
Per saperne di più
http://bologna.repubblica.it/dettaglio/apre-lambasciatori-libri-e-cibo-sette-giorni-su-sette/1557506
Ahimé, ogni volta che compro un libro su Amazon ci penso: contribuisco a far morire le librerie ! eppure, bisogna dire che quest'estate, nel paese dove mi trovavo (100 km da Roma, mica in Africa), e dove c'era solo l'edicola, il corriere mi ha portato tre libri per fare il regalo di compleanno a mia sorella. Per far sopravvivere le librerie, bisognerebbe che riuscissero ad offrire alcuni dei servizi che oggi offre solo una libreria virtuale. Tu hai parlato di cooperazione, oppure di un'offerta conviviale (caffè + libri). Per vivere devono cambiare.
RispondiEliminaMara (postare commenti sul tuo blog è un'impresa..)