" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

mercoledì 21 marzo 2012

A Roma il convegno su disabili psichici e integrazione lavorativa. Qualche riflessione

Il convegno sull’ inserimento lavorativo dei disabili psichici, che si svolgerà a Roma  il 27 marzo  2012 ( Sala Di Liegro,  Provincia di Roma, ore 9,30 ), con la partecipazione di forze sindacali come la CGIL, associazioni di genitori e esponenti delle istituzioni, è importante per diversi motivi che vale la pena sottolineare.
Vi sono state in questi anni  alcune esperienze importanti a livello locale, ma si può dire con sicurezza che il problema dell’ avviamento al lavoro dei disabili psichici nel suo complesso è  stato progressivamente  rimosso dall’ opinione pubblica nazionale e dalle forze politiche e sociali. Le ragioni sono molte  e basterà qui accennarle. 
Si sono andate man mano affievolendo  le potenzialità  riformatrici e civili legate  a alcune leggi fondamentali come la  riforma psichiatrica, L. 13 maggio 1978, n. 180, voluta con grande determinazione da Franco Basaglia  e  quelle legate alla  riforma sanitaria, a partire dalla  l.833/78 .
Dopo gli anni  Novanta sono ricomparsi sempre più nel tessuto sociale  pregiudizi oscuri  e la tendenza ad una nuova ghettizzazione  del “ diverso”. La sofferenza mentale è tornata ad essere per molti sintomo di minaccia o addirittura agitata da quelle forze politiche che fanno un ‘uso indiscriminato delle paure collettive.
A questo si è aggiunto un’ altro problema, tutto oggettivo. La crisi dei modelli industriali fondati sulla grande fabbrica, la diffusione del lavoro precario ed informale ha fatto sì che le possibilità di sbocchi lavorativi per i disabili psichici si riducessero a tre settori, con problematiche molto diverse e  complesse: il settore pubblico (ministeri ed enti decentrati), il terziario (supermercati, commercio, ecc.), il privato- sociale.
Rispetto a queste trasformazioni,  si pone il problema di una verifica della legge 68/ 99 e di una sua effettiva  applicazione,  in particolare rispetto ad un tema come il funzionamento dei Centri per l’ impiego.  Il Convegno di Roma è in questo senso significativo perché si svolge nella  città con maggiore densità  di amministrazioni centrali dello stato, che hanno organici nazionali. Il pubblico impiego  sta subendo da anni poderosi processi di ristrutturazione. Ridefinire un quadro d’ insieme  delle vacanze organiche degli apparati pubblici è una priorità fondamentale, in rapporto alle richieste di avviamento al lavoro per i disabili psichici. Specie  in un’ epoca di crescente scarsità di lavoro.
Ma c’ è  un’ altra priorità. I convegni sono preziosi, ma rischiano di rimanere senza conseguenze se non si realizza una presa di coscienza e una mobilitazione di altre componenti decisive della società: gli intellettuali e il mondo della comunicazione, che devono trasmettere un’ immagine meno piagnona e sentimentale della disabilità.
A tutto questo andrà aggiunta quindi  una riflessione  più vasta 
su se e come il tema lavoro e disabilità sia oggetto di interessi informativi ed editoriali. L'impressione è che a fronte della sua grande importanza sia invece estremamente sottostimato nel panorama informativo ed editoriale sia del  mondo della disabilità, sia esterno a questa.
Sono pochissimi i libri ed articoli che vengono prodotti, tutti o quasi di taglio essenzialmente tecnico o  normativo e manca quasi totalmente una pubblicistica in materia. Basta dare un occhio alle principali riviste cartacee  o anche ai siti che vanno per la maggiore per rendersi conto che di lavoro si scrive molto meno che di turismo, di sport, di barriere e trasporti, di scuola, di tecnologie per l'autonomia.
Un’ annotazione  del genere era scritta nel n.50/199  della rivista Rassegna stampa handicap, curata dall' AIAS di Bologna: sono passati più di vent'anni e tutto è rimasto, su questo aspetto specifico, apparentemente inalterato.
                                                                        Umberto Brancia

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