Il 27 marzo dalle ore 9,30 alle ore 13,30
presso la sala Di Liegro di palazzo Valentini, sede della Provincia di
Roma, via IV novembre 119/a, si terrà un convegno con interventi di
personalità del mondo del lavoro e della disabilità, per discutere sulle
difficoltà di inserimento lavorativo dei disabili psichici.
Il mondo della disabilità è pienamente consapevole dell’importanza della legge 68/99 che costituisce un punto di riferimento fondamentale per l’inserimento lavorativo dei disabili. La legge, dalla sua entrata in vigore, ha però trovato attuazione solo in misura assai limitata:molte aziende private e anche tanti Enti Pubblici, hanno, di fatto, ignorato la normativa che prevede la quota del 7% d’assunzioni obbligatorie di lavoratori disabili.
In questa situazione, già così difficile, si sono aggiunti interventi tesi a ridimensionare la portata della 68/99 o addirittura a tentare di cancellarla; ricordiamo che solo la mobilitazione e l’impegno delle associazioni delle persone disabili, del sindacato e di tanti cittadini è riuscita ad ottenere il ripristino della quota garantita del 7% che era stata di fatto annullata dal comma 7 dell’art. 5 della legge 126 del 2010.
L’ATTACCO ALLA LEGGE 68/99
Nell’anno trascorso, il precedente governo si è particolarmente impegnato a contrastare la piena attuazione della legge 68/99 con provvedimenti che giudichiamo di particolare gravità e che denunciamo con forza:
- l’esonero dall’obbligo di presentare annualmente la situazione occupazionale delle persone disabili per le aziende che partecipano a gare per appalti pubblici (sottraendo il potere di verifica agli uffici provinciali per l’impiego), costituisce, di fatto, un forte incentivo ad evadere tale obbligo (art.4 del decreto legge n° 70 del 2011);
- la drastica riduzione dei contributi concessi al Fondo Nazionale per l’occupazione delle persone disabili (11 milioni per il 2011 e 2,5 milioni per il 2012) indebolisce gravemente le possibilità d’effettivo sostegno al loro inserimento lavorativo;
- la formulazione dell’art. 9 del Decreto legge n. 138 del 13/08/2011 in merito alla deroga concessa alle autorizzazioni per le compensazioni territoriali, sembra evocare il rischio della creazione di reparti ”speciali” in cui confinare le persone disabili (e pensiamo soprattutto agli psichici). In questo modo verrebbero, di fatto, cancellati i principi fondamentali dell’integrazione e dell’inclusione.
L'INFORMAZIONE SUL RAPPORTO TRA LAVORO E DISABILITÀ PSICHICA
Una conoscenza più completa e articolata della realtà che riguarda i disabili psichici in riferimento al loro inserimento lavorativo richiede certamente un notevole sforzo di approfondimento; comunque si deve partire dalla constatazione, di tutta evidenza, che esiste una loro penalizzazione nell'assegnazione dei posti di lavoro disponibili. E questo accade perché, da qualunque parte si affronti la questione, dobbiamo purtroppo riconoscere che esiste nei loro confronti, in ampi settori della società, un pregiudizio negativo.
Ciò determina, di fatto, una discriminazione in ambito lavorativo, originata da un atteggiamento di chiusura per paura della loro “diversità”; questo rafforza “l'errata”convinzione che i disabili psichici siano sostanzialmente incapaci di lavorare in maniera produttiva, seria ed affidabile.
Dobbiamo ritenere, sulla base di numerose testimonianze dei diretti interessati e dei loro familiari che i disabili psichici disponibili al lavoro rappresentino ben oltre un terzo del totale degli iscritti nelle liste speciali. Ma la vera dimensione del fenomeno si potrà conoscere soltanto quando saranno disponibili presso i centri per l'impiego i dati disaggregati secondo le diverse tipologie di disabilità. Per questo motivo noi chiediamo che si promuova una ricerca, su base nazionale, sul tema della disabilità psichica che si articoli sostanzialmente in tre fasi:
- disegnare una mappa dei posti disponibili nelle imprese private e negli enti pubblici obbligati al rispetto della quota del 7 percento riservata ai disabili e delle eventuali “scoperture”;
- rilevare i dati disaggregati per tipologia, grado d'invalidità, capacità lavorativa dei disabili presenti nelle liste speciali presso i centri per l'impiego;
- incrociare i dati forniti dalla mappa dei posti disponibili con quelli delle persone con disabilità psichica disponibili al lavoro.
I risultati della ricerca renderebbero possibile l'attuazione di una strategia d'intervento diretta a favorire l'inserimento lavorativo dei disabili psichici.
QUANTI SONO I DISABILI PSICHICI INSERITI AL LAVORO
conferma pienamente quanto affermato in precedenza sulla percentuale estremamente ridotta di disabili psichici inseriti al lavoro. Da un campione rappresentativo della realtà nazionale – composta da 495 aziende con più di 15 dipendenti e quindi tenute al rispetto della legge 68/99 – si ricavano due dati particolarmente significativi:
- solo il 45,5 percento delle aziende rispetta l'obbligo di legge (ciò significa che oltre la metà del totale delle aziende considerate non si attiene a quanto previsto dalla legge
68/99);
- nel campione preso in esame su 570 disabili assunti solo 62 sono psichici, il che significa che sul totale dei disabili assunti gli psichici rappresentano poco più del 10 percento.
DUE SCELTE POSSIBILI PER L'INSERIMENTO AL LAVORO DEI DISABILI PSICHICI
La prima è quella che tende a riunire attorno ad un progetto lavorativo soggetti disabili con un grado generalmente medio-alto d'invalidità. Avere la possibilità di lavorare costituisce certamente un fatto di grande importanza per un disabile psichico: rafforza la sua autostima e ne sviluppa l'autonomia in un ambiente “protetto”. Per questo motivo diamo un giudizio positivo sulle esperienze maturate nelle cooperative e nei laboratori sociali che offrono occasioni di lavoro a persone con particolari difficoltà.
D'altra parte noi sosteniamo la scelta dell'inserimento nel mondo del lavoro “normale”, perché siamo convinti che solo in questo modo possa avvenire una reale inclusione dei soggetti con disabilità psichica che, affrontando insieme con i lavoratori normodotati i problemi e le difficoltà, possono sentirsi cittadini a pieno titolo: diversi nella condizione personale ma uguali nei diritti, non più solo persone assistite ma cittadini contribuenti.
INSERIMENTO LAVORATIVO E RICORSO AL TIROCINIO
È del tutto evidente che l’inserimento al lavoro delle persone con disabilità psichica debba prevedere necessariamente un periodo di prova in un contesto lavorativo. Un’esperienza formativa svolta, con serietà in un ambiente di lavoro adeguatamente preparato all’accoglienza, costituisce certamente un’ occasione di crescita per un disabile psichico.
Dobbiamo purtroppo rilevare che molte delle esperienze formative denominate a vario titolo “tirocini” non garantiscono uno sbocco lavorativo e rischiano pertanto di causare ulteriori frustrazioni in soggetti già particolarmente vulnerabili.
Lo strumento principale attraverso il quale può avvenire il loro inserimento resta esclusivamente il tirocinio “mirato”, cioè quello finalizzato all’assunzione previsto dall’articolo
11 della legge 68/99; esso rappresenta, a nostro giudizio, l’aiuto più concreto per superare quell’atteggiamento negativo, ancora molto diffuso, di pietismo e sfiducia nei confronti delle persone con disabilità psichica.
APPELLO A TUTTI I SOGGETTI INTERESSATI
Invitiamo tutti a prendere contatto con noi; è importante far crescere, il più possibile, il numero dei soggetti (associazioni, enti, comitati, singoli cittadini) che vogliono impegnarsi in prima persona, garantendo una attiva partecipazione, per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità psichica.
A tutti proponiamo di incontrarci per discutere concrete proposte d’intervento in un convegno previsto a Roma il 27 marzo p.v. dalle 9,30 alle 13,30, presso la sala “Mons. Di Liegro” di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, via IV Novembre, 119/a
Comitato Genitori giovani disabili psichici
Angiolo Bruschi
Giuseppe Dominijanni
Virginio Massimo
Alessandro Paramatti
Maria Giulia Spinedi
Roma, 01/03/2012
Contatti : angiolobruschi@alice.it / ebqdom@tin.it
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