" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

domenica 8 aprile 2012

Che follia liberare i matti!



Non si può comprendere oggi l' emozione e il mutamento di prospettiva culturale, suscitato nel dibattito pubblico  dall' uscita al cinema di "Matti da slegare" di Marco Bellocchio, Silvano Agosti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli (1975). Si rompeva un' immagine conformista e oscura della follia, che aveva colonizzato per secoli l' immaginario.
Girato nel manicomio di Colorno e finanziato dalla provincia di Parma, grazie all' impegno di una figura straordinaria come Mario Tomassini, era  la riduzione di "Nessuno o tutti", film documento in due parti ("Tre storie", "Matti da slegare"), distribuito nel circuito alternativo di ospedali psichiatrici, scuole, circoli politici e culturali, ecc. Il film nasceva  dentro il clima culturale  degli anni sessanta, non solo italiano, ma europeo e mondiale.
Nella storia del cinema, quest' opera rimane come una delle tappe più importanti di quella riflessione sempre attuale  sulla minaccia del pregiudizio verso le diversità. Scrive Morando Morandini: "... La tesi è racchiusa nel titolo: i malati mentali sono persone "legate" in molti modi e per diverse cause. Se si vuole curarli (non guarirli, ma almeno impedire che vengano guastati dai metodi tradizionali) occorre slegarli, liberarli, reinserirli nella comunità. Il film dice che: a) spesso la malattia mentale ha origini sociali, di classe; b) l'irrazionalità degli asociali è una risposta all'irrazionalità della società; c) l'assistenza psichiatrica non è soltanto uno strumento di segregazione e di repressione, ma anche di sottogoverno e di potere economico; d) lo psichiatra è formalmente un uomo di scienza, ma in sostanza un tutore dell'ordine come il poliziotto e il carceriere. Il film conta e vale come atto di amore e di rispetto per l'uomo che, anche quando è "diverso" e malato in modo sconvolgente (catatonici, mongoloidi, paranoici, schizofrenici), è sempre preso sul serio... "  
(il Morandini - Dizionario dei film, Zanichelli 2012)

Per approfondire 

http://www.edscuola.it/archivio/handicap/basaglia.html
http://www.mariotommasini.it/
http://lnx.psichiatriademocratica.com/index.php?lang=it

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