" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

giovedì 24 novembre 2011

Se chiude una libreria, siamo più poveri

La chiusura della libreria Croce a Roma è un evento molto doloroso per chi ha amato la nostra città, e conosce un po' la funzione animazione civile che vi hanno svolto le librerie. Uno delle questioni centrali delle trasformazioni violente in atto nel mondo editoriale è proprio quella delle librerie. La diffusione nelle grandi città delle librerie di catena, espressione di grandi monopoli editoriali che ormai operano su scala europea e mondiale, sta espellendo dal mercato le librerie piccole e medie, che non reggono la concorrenza.
E' un tema di cui si discute da una decina di anni almeno, e non è solo italiano. Sulla situazione inglese scrive a questo proposito Enrico Franceschini: " ..Dal 2005 ad oggi il numero delle librerie in Gran Bretagna si è dimezzato: sei anni fa ce n’erano poco più di 4 mila, oggi ne sono rimaste aperte solo 2178. Quasi duemila librerie hanno dovuto chiudere e cessare l’attività, messe in crisi dalla crescita delle ordinazioni via internet (su Amazon e altre librerie online che spediscono a domicilio i libri acquistati dai clienti sul web), dal boom degli e-book e dagli sconti praticati dalle grandi catene e dai supermarket. Il risultato è che oggi un totale di 580 città britanniche non hanno nemmeno una singola libreria."
Il problema dovrebbe interessare non solo i piccoli e medi editori, legati ad una produzione di qualità, ma anche gli intellettuali e l' associazionismo. Per fortuna, dopo anni di silenzio in cui si è sperato e si è dipeso troppo dall' aiuto pubblico, da  un po' si discute di questo tema e vi sono iniziative concrete. Penso all' apertura di librerie Coop, come quella Ambasciatori di Bologna, che conosco abbastanza bene e che porta l' impronta di un grande librario come Romano Montroni. O ai recenti dibattiti sul sapere come bene comune e sull' impegno civile e la la letteratura, che hanno coinvolto gli scrittori tra i trenta e i quarant' anni. 
La soluzione possibile , da cui purtroppo siamo ancora lontani, risiede ancora una volta nell' associazionismo, nella costruzione di rapporti di rete che mettano in connessione scrittori, case editrici e pubblico interessato a temi di impegno civile e solidarietà. Uso una parola molto nota a chi ama la storia italiana: mutualità.
L' editoria di progetto non è un residuo aristocratico della modernità borghese rispetto al nuovo post- moderno della globalizzazione. L'esplosione della crisi europea ( e mondiale) rimanda interrogativi etici, sociali, ecc. che non possono essere affrontati dalla produzione seriale su scala mondiale. E si tratta di domande che toccano le scienze sociali e psicologiche, ma anche la letteratura, il diritto, il giornalismo e i media,  ecc. Parliamo insomma di  risorse preziose per un paese che voglia pensare al proprio futuro, scommettendo su ricerca, sperimentazione e libera discussione. 

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1 commento:

  1. Ahimé, ogni volta che compro un libro su Amazon ci penso: contribuisco a far morire le librerie ! eppure, bisogna dire che quest'estate, nel paese dove mi trovavo (100 km da Roma, mica in Africa), e dove c'era solo l'edicola, il corriere mi ha portato tre libri per fare il regalo di compleanno a mia sorella. Per far sopravvivere le librerie, bisognerebbe che riuscissero ad offrire alcuni dei servizi che oggi offre solo una libreria virtuale. Tu hai parlato di cooperazione, oppure di un'offerta conviviale (caffè + libri). Per vivere devono cambiare.
    Mara (postare commenti sul tuo blog è un'impresa..)

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