" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

lunedì 30 luglio 2012

Non profit al tempo del web 2.0

I cambiamenti nel mondo dei nuovi media e l' avvento del web 2.0, se usati col necessario spirito critico, possono aiutare chi è impegnato nel sociale a lavorare con più efficacia.
Da oggi sono disponibili due nuovi strumenti gratuiti per le associazioni non profit e per i volontari: "guida ai social media" e "guida al digital storytelling". Due ebook creati in collaborazione con Quintadicopertina che AISM, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, mette a disposizione per tutti coloro che vogliano raccontare, partecipare, condividere le proprie esperienze e le proprie attività legate al mondo non profit.
Scariva i due e-book nel sito AISM

giovedì 26 luglio 2012

Down eguale indemoniato? L'ignoranza provoca danni seri

Una recente vicenda   ha offerto l’ occasione di riflessioni critiche  e dure polemiche pubbliche sulla tendenza ancora presente nella nostra società a identificare il disabile con l’ altro da sé ( mostro, diavolo, ecc.). Tutto ha avuto origine  da un ’intervento video, sotto riportato, di monsignor Andrea Gemma, Vescovo di Isernia, andato in onda il 9 giugno scorso sul canale tv della Conferenza Episcopale Italiana - Tv2000 -, nel corso del programma “Vade retro”. Il tema era il rapporto tra i bambini down e gli “indemoniati”.
Andrea Pancaldi fornisce in questo articolo (fonte: Bandiera Gialla) la documentazione degli avvenimenti e ne trae alcune considerazioni. Sulla vicenda si può leggere utilmente il commento di Luciano Battizocco, teologo e padre di un ragazzo down, qui

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Atto primo: guardare il video

Atto secondo: leggere la dichiarazione, dopo le polemiche, di TV Sat 2000  qui

Atto terzo: qualche breve riflessione
 
Forse, ascoltando tutti e 42 i minuti della trasmissione, sicuramente avremmo elementi in più sulla vicenda narrata e sulla cultura complessiva che ne emerge; ma certamente quelle riportate nel video sono frasi “molto sfortunate” uscite dalla bocca del vescovo di Isernia, ed hanno un loro preciso significato anche estrapolate dal resto dell’intervista.
Per precisare le citiamo testualmente:
“..un posseduto che come conseguenza della sua possessione è diventato simile... mi spiego... a un down... non capisce... fa gesti.. .a un certo punto quando il demonio... per fortuna la famiglia lo sapeva già perché un esorcista lo aveva scoperto”.
“... voi conoscete un bambino, di quelli che chiamiamo psicolabili ... o... disabili... che fanno dei gesti inconsulti... quando il demonio è stato costretto dall’esorcista a manifestarsi... ha assunto fattezze da boxeur... è diventato un mostro...”.
La seconda precisazione è che nelle dichiarazioni del conduttore della trasmissione (vedi link sopra) si dice che il Vescovo parlava di un ragazzino disabile posseduto dal demonio, mentre nel video sembra che il Vescovo paragoni ad un disabile un ragazzino posseduto dal demonio.
Fatte queste due doverose precisazioni personalmente evito di dire le cose, giuste, sacrosante, che con ogni probabilità leggeremo nei tantissimi commenti su carta e web per l’accostamento tra indemoniati e persone con sindrome di Down (... doverose le scuse... genitori offesi... cultura da medioevo... parole assurde per un uomo di chiesa..) e mi limito a constatare come siano profonde ed ancestrali le radici che accostano la pazzia, la disabilità, la malattia alla presenza del “maligno”, da una parte, e alla dimensione del divino, del sacro, del miracolo dall’altra...Lucifero non a caso era un angelo.... “traditore”.
Personalmente credo che la religione non basti e che nemmeno basti la razionalità scientifica. Credo però che conoscere serva molto, per evitare molti degli abbagli che dall’uno e dall’altro versante possono arrivare, e sicuramente Monsignor Gemma di ragazzini con la sindrome di Down non ne ha frequentati molti... non è una colpa, ma se si apre bocca bisognerebbe fare attenzione.
Sul fatto che conoscere serva molto faccio un altro esempio; a Bologna, ma anche da molte altre parti, abbiamo spesso una cultura della disabilità esclusivamente sociale, culturale, politica, che si occupa solo dell’handicap (le ricadute sociali) tralasciando, o meglio saltando a piè pari, la disabilità (gli aspetti clinici) e sarebbe interessante riflettere sul perché. Credo che una buona cultura sanitaria sarebbe invece molto importante anche per chi è più avvezzo a corde sociali, culturali, politiche e farebbe vedere le cose con più sfaccettature e meno, a volte, ideologismi.
La seconda e ultima considerazione la riservo per un nodo che nei commenti dei media non appare, data la forza catalizzatrice di quel “indemoniati” (mediaticamente il diavolo funziona a meraviglia). Il Vescovo di Isernia oltre a indemoniati spende anche la parola “mostro”. L’indemoniato ha assunto le fattezze da Down... l’indemoniato ha assunto le fattezze da mostro: se A=B e A=C è inevitabile che B sia uguale a C e che quindi indemoniato e mostro vadano a braccetto.
Mostro è tutto ciò che va contro la natura (da “monere”, avvertire... mostrare; il mostruoso come avvertimento degli dei)....insomma, non solo medicina, ma anche teologia, filosofia, storia, antropologia sarebbe utile studiarsi.  Che Monsignor Gemma si sia laureato a Tirana come il Trota? ..  Ben consapevole delle tante “Tirane” che si annidano nella testa e nel cuore di ognuno di noi.

mercoledì 25 luglio 2012

Una riflessione sui cambiamenti della maternità


Due convinzioni ispirano il lavoro di documentazione e la ricerca del nostro blog. Il lavoro sociale con i soggetti più fragili della società, l’intervento sui nodi della vita collettiva ( famiglia, giovani, ecc.) richiede strumenti culturali complessi, che leghino la formazione  specifica alle grandi questioni culturali della vita pubblica. Uno strumento formidabile di lettura  dei meccanismi psicologici e culturali delle persone è il cinema sin dalle sue origini..
Raffaella Scalisi, psicologa, fondatrice e attuale responsabile dell'associazione Il melograno, Centro informazione maternità e nascita di Roma, nel percorso di lettura del numero 1/2012 della Rassegna bibliografica, appena uscito  ci racconta come sono cambiati, negli anni, i servizi di accoglienza e assistenza al parto, come si è evoluta l'attenzione sociale e culturale all'evento nascita.  Il volume contiene, come di consueto, un percorso filmografico e alcune segnalazioni e proposte di lettura. Un saggio prezioso, che trovate qui.

Per saperne di più: 

domenica 22 luglio 2012

La principessa dei libri

 Le biblioteche sono uno strumento prezioso di integrazione sociale e contribuiscono a trasmettere l' identità culturale di un  paese, educando alla diversità  e al confronto delle idee. In una situazione sociale  difficilissima, molti organismi lavorano oggi alla promozione della lettura. Il progetto Nati per leggere, è promosso dall'alleanza tra bibliotecari e pediatri attraverso le seguenti associazioni: l'Associazione Culturale Pediatri - ACP che riunisce tremila pediatri italiani con fini esclusivamente culturali, l'Associazione Italiana Biblioteche - AIB che associa oltre quattromila tra bibliotecari, biblioteche, centri di documentazione, servizi di informazione operanti nei diversi ambiti della professione e il Centro per la Salute del Bambino - ONLUS - CSB, che ha come fini statutari attività di ricerca, formazione  e solidarietà per l'infanzia. Dal profilo Facebook di Nati per leggere traiamo questo commovente elogio dellabiblioteca scritto da Alessandro Conti, un volontario nelle biblioteche del Friuli.

C’era una volta, c’è ancora oggi, ci sarà anche domani… un luogo fantastico; dove buoni e cattivi, felicità e paura, luce e buio vivono assieme. Questo luogo si chiama Biblioteca. Dentro la biblioteca vive una splendida Principessa. A differenza delle solite principesse non è vanitosa, non ha la testa fra le nuvole, non sta attenta solo a come vestirsi, non è sempre addormentata; ma cura e custodisce dei tesori preziosissimi; tesori che consegna a tutti i sudditi che vogliono sognare mondi fantastici o vivere emozioni intense. Questi tesori sono i Libri.
La Principessa dei Libri, come un sapiente sarto, sa abbinare il libro giusto a ogni persona.Quando entra lo studioso, lei va fra gli scaffali dove stanno i libri ciccioni, quelli pesantissimi, con tantissime pagine tutte scritte fitte fitte e senza neanche una immagine. Prende a fatica il libro enorme e lo consegna allo studioso.
Se entra un ragazzino, voglioso di avventura, lei si dirige verso uno scaffale irrequieto, dove i libri fanno un sacco di rumore: spari di cannone, urla di pirati, guaiti di lupi. E’ facile scegliere un libro per il ragazzino, il difficile è consegnarlo: il libro non sta mai fermo, è desideroso di raccontare la sua avventura. Quando una nonna  entra in biblioteca, per la Principessa è un momento bellissimo. Chiude gli occhi e si dirige verso lo scaffale che odora di lasagne appena sfornate, di patatine fritte salatissime e di torta con panna montata e fragole. E’ lì  che trova il libro di ricette di cucina e lo consegna alla nonnina pensando alle gustose pietanze che cucinerà.
Ecco che arriva l’esploratore, il viaggiatore impavido. Per lui la scelta del libro è facile, la Principessa prende la scala, va nello scaffale più alto e preleva libroni pieni di polvere e ragnatele. In questi libri polverosi ci sono vecchie carte geografiche, antichi percorsi, descrizioni di luoghi mai visti ma che saranno il traguardo di nuove avventure.
All’arrivo di una ragazza, la Principessa dei Libri non ha dubbi, segue per istinto il profumo delicato di rose perché è là che si trovano i libri che parlano d’amore. E’ venuta sera, tutti sono usciti, è ora di chiudere e spegnere le luci; ma prima di uscire lei, la Principessa del Libri, si avvicina, come ogni sera, allo scaffale più remoto e delicatamente prende un vecchio piccolo libro, con le pagine rovinate e le immagini ormai sbiadite. 
E’ il libro che preferisce, quello che da piccina le veniva letto prima di andare a dormire, quello che le ha regalato fantastiche notti e splendidi giorni.

domenica 15 luglio 2012

Un Asino testardo per portare in giro riviste e buoni libri

Tra le molteplici e diverse esperienze  culturali del mondo del sociale, le Edizioni dell’ Asino rappresentano uno dei casi più interessanti e fuori da schemi tradizionali.Il progetto nasce dalla collaborazione tra due realtà  del lavoro sociale e  dell’ editoria: la rivista  Lo Straniero, diretta da Goffredo Fofi, e l’ associazione Lunaria, impegnata da molti anni  in progetti di solidarietà internazionale. La creazione della casa editrice  si è svolta  in sintonia con una realtà più vasta di enti e associazioni, che  danno vita dal 2009 al Salone dell’Editoria sociale: l’ Agenzia di informazione  sociale on line Redattore Sociale, la Comunità di Capodarco, Famiglia cristiana e molte altre.
Nel progetto culturale della casa editrice sono esplicitate alcune premesse generali, che vale la pena riassumere. Viene innanzi tutto sottolineata una critica forte all’ involuzione economicistica di una parte del terzo settore, che negli ultimi due decenni è divenuto troppo subalterno al rapporto con il potere pubblico, perdendo di vista l’ iniziale carica etica.
Viene poi messa in evidenza la necessità di riprendere un  vero dibattito politico sui grandi temi della solidarietà e della  giustizia sociale, di fronte  ad un sistema politico sempre più autoreferenziale. 
I filoni ispiratori di questa riflessione sulle culture politiche sono quelli rimasti per troppo tempo marginali nel dibattito pubblico italiano: il cristianesmo sociale, sia sul versante cattolico che protestante ( basti citare nomi come Dietrich Bonhoeffer, Aldo Capitini, Don Lorenzo Milani ); un ambientalismo rigoroso ed insieme concreto, che si richiama alla figura di Alex Langer; la passione democratica dell' azionismo ( ricorrono nel catalogo della casa editrice le idee e i testi di Claudio Pavone e Norberto Bobbio). 
Da ultimo, non va dimenticato un  singolare interesse per l' anarchismo pacifista dei movimenti americani ( penso ad un autore importante come Colin Ward). Questi incroci culturali diversi trovano una sintesi nella documentazione puntuale  di tutte le più vive esperienze di base nell' ambito della scuola, del lavoro sociale sull' emarginazione e l' ambiente.
Un buon esempio di questo impegno si trova nell' ultimo numero della rivista di giugno - luglio 2012, L' Asino. Per saperne di più, qui. ( Umberto Brancia)
                                                                                                                   

mercoledì 11 luglio 2012

Perché è stato tagliato il Welfare?

La  situazione  drammatica delle politiche sociali ha origini lontane, che vanno  oltre l' esplosione della crisi economica  avvenuta in quest' ultimo anno e che sta colpendo milioni di famiglie. 
Se ne possono indicare alcuni  fattori precisi: le culture politiche neo-liberiste, dominanti in Italia da un trentennio e oltre; lo scarso interesse per le politiche sociali, manifestato da troppi governi;  un federalismo fiscale applicato a metà,  che ha impedito una  efficace politica di  redistribuzione dei poteri alle autonomie locali.  Sui motivi reali per cui è stato tagliato il Welfare, nel sito del Gruppo solidarietà, si può leggere su tutto il contributo di Angelo Marano, economista.
(newsletter gruppo solidarietà)

Ascoltare il carcere. Ne vale la pena

E’ abbastanza scontato dire che in Italia si parla di carcere poco, e spesso in modo fuorviante o ipocrita. I detenuti e il personale di custodia arrivano sulle prime pagine grazie ad eventi drammatici o spettacolari ( suicidi, evasioni, rivolte, ecc) o per dibattiti politici su riforme che raramente arrivano in porto. Il carcere e la società  vivono come entità separate,  che quasi mai entrano in dialogo.  
Non caso su questo tema l’ Italia ha ricevuto spesso numerosi ammonimenti da parte degli organismi internazionali che si occupano di diritti umani. Per questo va segnalata con evidenza  l’ iniziativa realizzata a Bologna.  Si tratta di un settimanale on line dal e sul carcere di Bologna,  dal titolo:  Ne vale la pena. 
Così ne parlano i protagonisti: " ...Iniziamo. Si, da oggi e speriamo per lungo tempo, iniziamo a pubblicare questo settimanale scritto all’interno del carcere Dozza da 10 detenuti, quattro volontari del Centro Poggeschi  e da un giornalista di BandieraGialla.
E prima di dire di cosa scriveremo, diciamo subito che siamo contenti di farlo. Tutti, volontari e detenuti, siamo contenti, probabilmente per motivi diversi ma per uno comune, uno solo, ma pesante come una montagna. Siamo tutti consapevoli del fatto che chi vive in carcere sconta oltre alla sua pena, anche un isolamento ulteriore, quello prodotto dall’oblio. Il carcere, la condizione carceraria è un argomento ancora dimenticato.
La città di Bologna conosce poco il suo carcere; del resto i mass media locali ne parlano soprattutto in occasione di fatti cronaca nera e questo non aiuta a comprendere una cittadina in cui vivono dalle 1.500 alle 2.000 mila persone (agenti compresi). Un paese alle porte di Bologna completamente ignorato.
La condizione del detenuto, a differenza di altre situazioni difficili come l’essere anziano o disabile, non fa scattare nella gente sentimenti di solidarietà o almeno di curiosità, che porta poi alla conoscenza di un problema ".

( fonte bandieragialla.it )