" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

venerdì 23 marzo 2012

" IO SONO UN ESSERE UMANO "

Nella lunga, ambigua  e complessa vicenda legata al  rapporto tra cinema e disabilità il film di David Lynch The elephant man ( 1980) è una delle opere imprescindibili, e proprio per questo mai compresa sino in  fondo. Il grido lancinante: "Io sono un essere umano" risuona ancora oggi  con una radicale, struggente attualità.


mercoledì 21 marzo 2012

A Roma il convegno su disabili psichici e integrazione lavorativa. Qualche riflessione

Il convegno sull’ inserimento lavorativo dei disabili psichici, che si svolgerà a Roma  il 27 marzo  2012 ( Sala Di Liegro,  Provincia di Roma, ore 9,30 ), con la partecipazione di forze sindacali come la CGIL, associazioni di genitori e esponenti delle istituzioni, è importante per diversi motivi che vale la pena sottolineare.
Vi sono state in questi anni  alcune esperienze importanti a livello locale, ma si può dire con sicurezza che il problema dell’ avviamento al lavoro dei disabili psichici nel suo complesso è  stato progressivamente  rimosso dall’ opinione pubblica nazionale e dalle forze politiche e sociali. Le ragioni sono molte  e basterà qui accennarle. 
Si sono andate man mano affievolendo  le potenzialità  riformatrici e civili legate  a alcune leggi fondamentali come la  riforma psichiatrica, L. 13 maggio 1978, n. 180, voluta con grande determinazione da Franco Basaglia  e  quelle legate alla  riforma sanitaria, a partire dalla  l.833/78 .
Dopo gli anni  Novanta sono ricomparsi sempre più nel tessuto sociale  pregiudizi oscuri  e la tendenza ad una nuova ghettizzazione  del “ diverso”. La sofferenza mentale è tornata ad essere per molti sintomo di minaccia o addirittura agitata da quelle forze politiche che fanno un ‘uso indiscriminato delle paure collettive.
A questo si è aggiunto un’ altro problema, tutto oggettivo. La crisi dei modelli industriali fondati sulla grande fabbrica, la diffusione del lavoro precario ed informale ha fatto sì che le possibilità di sbocchi lavorativi per i disabili psichici si riducessero a tre settori, con problematiche molto diverse e  complesse: il settore pubblico (ministeri ed enti decentrati), il terziario (supermercati, commercio, ecc.), il privato- sociale.
Rispetto a queste trasformazioni,  si pone il problema di una verifica della legge 68/ 99 e di una sua effettiva  applicazione,  in particolare rispetto ad un tema come il funzionamento dei Centri per l’ impiego.  Il Convegno di Roma è in questo senso significativo perché si svolge nella  città con maggiore densità  di amministrazioni centrali dello stato, che hanno organici nazionali. Il pubblico impiego  sta subendo da anni poderosi processi di ristrutturazione. Ridefinire un quadro d’ insieme  delle vacanze organiche degli apparati pubblici è una priorità fondamentale, in rapporto alle richieste di avviamento al lavoro per i disabili psichici. Specie  in un’ epoca di crescente scarsità di lavoro.
Ma c’ è  un’ altra priorità. I convegni sono preziosi, ma rischiano di rimanere senza conseguenze se non si realizza una presa di coscienza e una mobilitazione di altre componenti decisive della società: gli intellettuali e il mondo della comunicazione, che devono trasmettere un’ immagine meno piagnona e sentimentale della disabilità.
A tutto questo andrà aggiunta quindi  una riflessione  più vasta 
su se e come il tema lavoro e disabilità sia oggetto di interessi informativi ed editoriali. L'impressione è che a fronte della sua grande importanza sia invece estremamente sottostimato nel panorama informativo ed editoriale sia del  mondo della disabilità, sia esterno a questa.
Sono pochissimi i libri ed articoli che vengono prodotti, tutti o quasi di taglio essenzialmente tecnico o  normativo e manca quasi totalmente una pubblicistica in materia. Basta dare un occhio alle principali riviste cartacee  o anche ai siti che vanno per la maggiore per rendersi conto che di lavoro si scrive molto meno che di turismo, di sport, di barriere e trasporti, di scuola, di tecnologie per l'autonomia.
Un’ annotazione  del genere era scritta nel n.50/199  della rivista Rassegna stampa handicap, curata dall' AIAS di Bologna: sono passati più di vent'anni e tutto è rimasto, su questo aspetto specifico, apparentemente inalterato.
                                                                        Umberto Brancia

Nel carcere della Dozza nasce una biblioteca universitaria

Le iniziative sulla promozione della lettura e la formazione di biblioteche nelle carceri sono state  assai numerose in questi anni. L' attività di promozione culturale rappresenta uno strumento prezioso per il recupero e il reinserimento dei soggetti in detenzione. Se ne può trovare una sintesi generale sul sito dell' AIB. Gli  sudiosi hanno condotto a livello nazionale e internazionale un rigoroso ed interessante dibattito .
Tra  gli ultimi progetti, va ricordato quello del  carcere di Bologna in cui nasce una biblioteca universitaria in piena regola. E così per i detenuti iscritti all’università d’ora in poi sarà più facile preparare gli esami. L’iniziativa è dell’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Bologna che, grazie all’aiuto dei volontari di Ausilio  per la cultura, ha già riempito gli scaffali della biblioteca con 41 volumi. Testi utili per preparare gli esami di Giurisprudenza, Scienze politiche, Lettere  e Agraria. 
“Ma ce ne vorranno più di 100 per completarla”, spiegano dall’Ordine, “se si considera che i corsi universitari ai quali possono accedere i  detenuti (ossia quelli che non hanno l’esame d’ingresso e che non prevedono l’obbligo di frequenza) sono una decina”. L’Ordine sta anche studiando  la possibilità di coinvolgere docenti universitari per organizzare delle lezioni dentro il carcere una o due volte al mese.
Con quella universitaria salgono a nove le biblioteche presenti all’interno della casa circondariale: a rifornirle sono i volontari di Ausilio per la cultura,  quelli di Avoc e dell’Istituto Poggeschi, che già aiutano i detenuti a preparare gli esami universitari. “Le domande sono tantissime”, spiega Laura  Luchetta, coordinatrice del gruppo che ha creato il contatto tra i commercialisti e la direzione del carcere, “ogni mese facciamo entrare circa 200 libri”.
La nascita della biblioteca universitaria, spiega Gianfranco Tomassoli, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Bologna, “è frutto di un accordo siglato tra la direzione della casa circondariale e l’Ordine, lo scorso novembre. Mi rendo conto che i problemi dei detenuti sono tanti e tutti molto seri. Ma anche l’aspetto culturale ha una sua importanza. L’impegno allo studio e alla lettura, durante il periodo di detenzione, costituiscono un momento importante per il recupero dei detenuti oltre che attività che aiutano gli individui a trascorrere meglio le giornate. Mi auguro che con questo piccolo contributo si riesca in quale modo a migliorare la loro qualità della vita”.

( fonte:  Redattoresociale )

Per approfondire:
Due esempi di progetti a  Roma e Ferrara

venerdì 16 marzo 2012

La microeditoria autoprodotta in mostra a Bologna

L’ avvento delle nuove tecnologie nell’editoria ha aperto ormai da vari anni un dibattito tumultuoso non solo su riviste specializzate, ma anche sulle pagine culturali dei grandi giornali. L’ editoria digitale mette a disposizione di una platea vastissima di potenziali autori “in proprio” la possibilità di pubblicare. A parere di molti, rischia così di saltare la mediazione culturale dell’ editore. 
Le conseguenze produttive, sociali e culturali  dell'editoria " fai da tè" sono facilmente immaginabili. Ne hanno discusso di recente su Stefano Mauri, presidente del Gruppo editoriale Mauri Spagnol e presidente di Edigita  e il saggista Raffaele Simone.
L' editoria autoprodotta tocca da vicino anche il mondo del sociale e della disabilità perchè in molte realtà di volontariato e di associazionismo diviene uno strumento prezioso per fare informazione e diffondere esperienze e progetti dal basso.
A  Bologna  dal 20 al 24 marzo si svolge la Prima Edizione di FRUIT, rassegna di microeditoria    autoprodotta  all'interno della  splendida  cornice degli spazi di Vicolo Bolognetti, con l' esposizione di oggetti    editoriali    innovativi, un tour guidato tra piccole case editrici, laboratori    per    bambini e adulti.
Un ricco programma  prevede incontri ed eventi collaterali che toccano sia realtà italiane che internazionali. Una particolare attenzione verrà dedicata nella rassegna al mondo dell' illustrazione.

A Bologna la Fiera del libro per ragazzi (19- 22 marzo 2012)

Da quando è nata come specifico spazio letterario con una propria autonomia, la letteratura per i ragazzi  è sempre stata uno strumento importante  per analizzare le dinamiche profonde della disabilità. Nei romanzi, nelle raccolte dei grandi autori di favole sono state creati i contenuti dell’ immaginario collettivo, gli stereotipi più comuni e le verità più profonde, che hanno accompagnato le difficoltà dell’ integrazione nel mondo contemporaneo.
Una manifestazione come  la  Fiera del libro per ragazzi - Children's Book Fair ( Bologna, 19 - 22 marzo 2012) permette di verificare attraverso le nuove collane e gli autori più giovani  lo stato attuale  di questo rapporto tra letteratura e disabilità.
Riconosciuta in tutto il mondo come l'evento da non perdere per tutti coloro che si occupano di contenuti culturali per ragazzi, alla Fiera del Libro sono ammessi unicamente gli operatori del settore: editori, autori, illustratori, traduttori, agenti letterari, stampatori, distributori, librai, bibliotecari, insegnanti, fornitori di servizi editoriali.
Gli operatori del mercato globale del  copyright possono trovare in questa Fiera l’ ambito ideale in cui sviluppare al meglio le proprie attività  quali vendere e acquistare copyright, scegliere i migliori contenuti dell'offerta editoriale e multimediale globale per ragazzi, sviluppare nuovi contatti e consolidare rapporti
professionali, scoprire nuove opportunità  commerciali e confrontarsi con le nuove tendenze del settore.
 
Sul rapporto letteratura- disabilità
Francesca Lazzarato, una delle maggiori studiose italiane di letteratura per ragazzi, ha scritto un saggio di grande  interesse sulle immagini dell’ handicap nella letteratura moderna : qui
Risorse informative e bibliografiche su questi due siti:
http://www.asl1.to.it/informa/CeDoc/pagineinterne/dossier_cult.html

giovedì 15 marzo 2012

A proposito di cinema e psicoanalisi

Una clip da A Dangerous Method di David Cronenberg con Keira Knightley, Viggo Mortensen, Michael Fassbender e Vincent Cassel, in Concorso all' ultimo festival di Venezia 

Il sindaco di Bologna Merola sugli sviluppi del sistema bibliotecario a Bologna.

Virginio Merola, sindaco di Bologna, approfondisce in questa intervista lo stato delle biblioteche italiane, analizzando in profondità quello delle due biblioteche centrali, Archiginnasio  e Sala Borsa, che insieme alle undici biblioteche presenti nei quartieri e ai due enti culturali specializzati permettono a Bologna di essere un polo all’avanguardia sotto il profilo bibliotecario nel paese.  La realizzazione di biblioteche aperte al territorio, inclusive e multiculturali, è uno strumento importante anche per la piena integrazione della disabilità. Occorre realizzare l’ “.. armonizzazione della loro presenza con i tempi di vita, le aspettative e i nuovi bisogni”.  
Il 9 marzo 2012, a Genova, l’Associazionenazionale comuni d’Italia, con l’Associazione italiana biblioteche, ha  organizzato su questi temi  un convegno che ha analizzato il sistema e il ruolo delle biblioteche in Italia.
 

D. Sindaco parliamo del sistema delle biblioteche di Bologna.

R. “Il sistema delle biblioteche costituisce la più ampia e diffusa rete di istituti culturali del comune di Bologna. Costituito da due biblioteche centrali, Archiginnasio e Sala Borsa, undici biblioteche nei quartieri e due enti culturali specializzati. Si tratta dunque di un insieme di realtà diverse per caratteristiche e complessità, sia sotto il profilo della attività che sotto quello organizzativo e gestionale il quale, oltre a garantire il normale funzionamento dei servizi bibliotecari, sostiene attività di divulgazione della lettura, realizza iniziative culturali e promuove la collaborazione con associazioni ed altri organismi, nazionali e internazionali, ospita tirocini formativi, e si apre all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Il consiglio di amministrazione dell’istituzione biblioteche appena insidiato, d’accordo con la Giunta e i presidenti dei quartieri, ha ritenuto però essenziale tentare un ripensamento profondo del ruolo delle biblioteche della città, e ha avviato una riflessione su ciò che le trasformazioni sociali, culturali e tecnologiche impongono a tutto il sistema, e quindi la armonizzazione della loro presenza con i tempi di vita, le aspettative e i nuovi bisogni, la presenza di turisti, studenti e city users”.

D. Quali sono i prossimi obiettivi?

“Sotto il profilo più concreto, uno dei primi obiettivi che si intende perseguire è quello di razionalizzare l’organizzazione del sistema, fino a farne un insieme coordinato e funzionale, seguendo l’idea che a Bologna (come in alcune tra le più significative esperienze straniere) esistano le condizioni e le potenzialità per realizzare, nei fatti, una vera e propria multipurpose library diffusa sul territorio e articolata in sezioni di informazione generale, per ragazzi, di conservazione e ricerca, speciali. A questo fine occorre rafforzare il “centro” di governo del sistema, armonizzare la struttura organizzativa e funzionale delle diverse entità, migliorare il coordinamento delle singole biblioteche tra loro e valorizzarne la diversa identità e il diverso ruolo. La razionalizzazione del sistema delle biblioteche consentirà di avviare in modo più concreto e costruttivo una profonda revisione anche del complesso delle relazioni tra il “sistema delle biblioteche” e gli altri soggetti operanti nel medesimo ambito presenti sul territorio metropolitano, e in particolare le altre realtà che contribuiscono all’offerta di servizi bibliotecari, l’Università innanzitutto, i soggetti che, direttamente, attraverso il loro contributo personale, o indirettamente, attraverso finanziamenti e sponsorizzazioni, contribuiscono al pieno funzionamento dell’Istituzione biblioteche, e infine il mondo delle imprese, dalle case editrici alle librerie”.

D. Un progetto che permetterebbe anche di organizzare eventi di risonanza europea.

R. “Seguendo il modello di un sistema policentrico fortemente coordinato, l’Istituzione biblioteche sta iniziando a dare visibilità ad una propria politica culturale, attraverso una serie di eventi che celebrano personalità rilevanti del mondo della cultura. Così nel 2012 daranno spazio ad eventi dedicati a Charles Dickens, Giovanni Pascoli e Giulio Einaudi, con manifestazioni realizzate attraverso uno sforzo corale delle biblioteche assieme alle altre istituzioni e ai soggetti privati. Parallelamente si ritiene strategico lo sviluppo delle risorse digitali. In questo senso l’offerta di Media Library On Line, una piattaforma di contenuti digitali gratuiti per tutti gli utenti delle biblioteche, che conta 5.000 e-book; 1800 quotidiani, 1000 audiolibri, oltre a musica, video e film, banche dati e risorse per  l’e-learning, ha rappresentato una prima importante iniziativa già realizzata in questi mesi, capace di sollevare grande attenzione e un successo misurabile in ragione delle moltissime adesioni registrate in pochi giorni. Ma non basta”.

D. Cosa vi proponete ancora?

R. “L’istituzione biblioteche intende promuovere l’adesione del nostro sistema cittadino a reti virtuali di risorse bibliotecarie, incentivare la presenza delle nostre collezioni su depositi internazionali di risorse digitali e accelerare la digitalizzazione del patrimonio locale (registriamo, a questo proposito, un importantissimo accordo raggiunto con l’Università di Stanford). Infine, sotto questo profilo, si ritiene che l’offerta di accesso gratuito ad internet in modalità Wi-Fi in banda larga esteso a tutte le biblioteche del sistema rappresenti un obiettivo strutturale non rinunciabile. Detto tutto questo, sullo sfondo rimane l’ambizione di saper cogliere la trasformazione che si chiede oggi alle biblioteche pubbliche, e cioè quella di farsi luoghi capaci non solo di far incontrare i libri e le persone, ma anche le persone tra loro, accogliendo e facendo incrociare gli interessi e i bisogni, le aspirazioni e le domande di coloro che altrimenti resterebbero senza uno spazio di socializzazione e scambio. Una sfida che Bologna è pronta ad accettare”.

                                                                    (newsletter ANCI)

La V edizione della rassegna " Cinema e psicoanalisi" a Rimini


Il rapporto tra psicoanalisi e cinema è uno dei più complessi ed interessanti nella storia della cultura del Novecento. Basti citare due film  fondamentali come Notorious (1946)  di Alfred Hitchcock sino a Freud, passioni segrete (1962) di John Huston, alla cui sceneggiatura collaborò anche Sartre.  Per non parlare dell’ ultimo film di David Cronemberg A Dangerous Method, che racconta il contrastato rapporto tra Jung e Sabrina Spielrein, agli albori del Novecento.
Su questo tema è aperta  a Rimini  l’ 8 marzo e durerà sino al 30 di questo mese  la V edizione della rassegna di Cinema e Psicoanalisi intitolata L'Adolescente, presso il cinema Tiberio in Viale Tiberio 59, organizzata dall'associazione Itaca ed inserita all'interno del progetto Calipso dedicato alle problematiche dell'adolescenza.
Ha inaugurato  la rassegna l'assessore al Welfare e vicesindaco di Rimini Gloria Lisi e , dopo la proiezione del film Scialla!, ha commentato  il film Paola Carbone, docente di psicologia dinamica presso l'universita' di Roma, presidente dell'Associazione romana di psicoterapia psicoanalitica dell'adolescenza (ARPAd), psicoanalista SPI e socio onorario Itaca. 
Tra i film che verranno proiettati ci saranno anche Restless. L' amore che resta (2011) di Gus Van Sant, This is England (2006) di Shane Meadows e Tomboy (2011) di Celine Sciamma.

PER APPROFONDIRE
Un sito dedicato

la scheda di Wikipedia

un volume in materia

cinema e psicoanalisi: video e bibliografia
http://www.istitutoricci.it/cinema_e_psicoanalisi.htm
                                                 
                                                      Andrea Pancaldi

martedì 13 marzo 2012

Handicap e sessualità: stiamo perdendo memoria del passato?

 
Sul blog del Corriere della sera si parla di handicap e sessualità con il racconto di una madre. Sembra che 38 anni siano passati invano...da quando Camillo Valgimigli, proprio dalle pagine del Corsera, scrisse per la prima volta di questo argomento...o forse per la seconda (ne aveva già parlato Rosanna Benzi sulla sua rivista Gli Altri). Un paio di anni dopo il CEMP a Milano organizzò il primo convegno e Feltrinelli ne pubblicò gli atti.
Il tema è complesso e carico di ambiguità, come lo è la disabilità, ma un po' è anche responsabilità di chi fa informazione nell'ambito della disabilità di far restare sempre il tema all'anno zero, trattandolo come "novità" ad ogni nuova iniziativa editoriale e riproponendo sempre le stesse cose ..le madri, le prostitute, le assistenti sessuali...che parrebbero, appunto, l'ABC del tema, l'argomento della lezione n.1.
In Italia si sono scritte decine di libri, centinaia di articoli.Fatte centinaia di conferenze e convegni. Centinaia anche le attività di formazione. Avviati innumerevoli progetti. Persone disabili, anche con deficiti gravi, anche intellettivi, si amano, fanno figli, si sposano, divorziano. Carla, 25 anni ha anche la sindrome di down, dopo la sudata laurea in biologia ha raggiunto il suo fidanzato a Parigi e ha trovato lavoro li.
Non ha fatto un comunicato stampa né vuole scriverne un libro né raccontarlo a Mara Venier di pomeriggio in TV. Vive la sua vita. Non siamo all'anno zero ed è fondamentale ricordarselo per non tornare, come nel Monopoli, sempre al VIA... per sole 20mila lire.
Per sapere cosa si è fatto, consultare questo piccolo e modesto archivio sul sito dell'AIAS di Bologna.  
                                                                      Andrea Pancaldi

lunedì 12 marzo 2012

La scatenata vitalità di un diavolo custode

Non si ripeterà mai abbastanza un concetto  banale, ma che aiuta ad erodere lo schema  culturale di un certo pensiero progressista  piuttosto ipocrita. A proposito dei disabili, non è vero che vogliamo per loro l'accettazione e l'integrazione, non è vero, come sosteniamo  spesso di pensare, che li consideriamo " una risorsa per la società ". In realtà, nel nostro intimo, la ferita inferta al corpo o alla psiche di un altro essere umano ci mette in imbarazzo, ci chiama a delle  responsabilità che spaventano: sentiamo  minacciati  i nostri fragili equilibri. Come del resto,  non è vero che i disabili siano buoni: la malattia  spesso avvelena il carattere, rendendoci perfidi.
Una premessa necessaria per parlare di un film, che  ha avuto un enorme successo grazie alla capacità di rompere tutte le convenzioni del politicamente corretto rispetto ai disabili: "Quasi amici" di Eric Toledano e Olivier Nakache affronta il problema dell' handicap grave, adoperando uno schema classico nella storia della commedia: la contrapposizione tra due personaggi opposti per carattere, cultura e condizione sociale. Qui la novità è che uno dei due è un tetraplegico completamente paralizzato dopo un  incidente avvenuto durante una pericolosa prova di parapendio.

La nascita di un' amicizia duratura

Philippe, un  aristocratico parigino molto ricco,  decide di assumere come infermiere e accompagnatore un giovane africano della banlieue, che lo attira immediamente per il suo comportamento sboccato e fuori dalle regole sociali.  Driss ( è il suo nome)  ha tutti quelli che per il suo nuovo padrone dovrebbero essere dei difetti: è incolto, sboccato, rumoso, non ama la musica classica, ma  gli ultimi prodotti della musica popolare più fracassona. Philippe non può più amare le donne, mentre Driss non riesce ad avvicinarne  una senza saltargli adosso.
Paradossalmente ( ma non troppo) da  questi contrasti nasce lentamente, tra equivoci, discussioni e scene esilaranti, un'  amicizia profonda e commovente. Il film,  oltre ad un ' enorme successo, ha suscitato anche molte  discussioni. La demitizzazione della condizione dell' handicappato, le prese in giro rivolte dal  protagonista allo stupito tetraplegico sono apparse offensive.
La chiave per giudicare  sta in una frase che Philippe dice, a metà del film, ad un amico che lo mette in guardia da unindividuo poco raccomandabile. Riassumo a memoria: "Driss è offensivo, magari violento, ma non mi compatisce, è vivo."
Il protagonista sente in realtà che il suo interlocutore gli sta regalando qualcosa di importante: un  frammento di quelle sensazioni vitali e autentiche che pensava di aver perso per sempre.
I due registi non risparmiano nessuna delle situazioni  tipiche della commedia cinematografica: gli inseguimenti della polizia dopo una corsa nella notte in macchina; il volo in parapendio di un Driss terrorizzato, le prostitute,  ecc. Ma  la furiosa vitalità del protagonista, interpretato da uno scatenato Omar Sy, ha il sopravvento sulle convenzioni narrative. Alla fine,  il film si rivela, per quello che realmente è :  un ' inno ragionevole e umano al rispetto reciproco e all' amore tra gli uomini, raccontatto senza retorica e pesantezze idelogiche.
C' è infine un altro elemento che dà spessore al film. L' amicizia  tra il raffinato intellettuale francese e  il vitale ed aggressivo africano è un' evidente metafora dei rapporti difficili tra il Nord e il Sud del mondo. Tratto da storia vera, uscita in Italia con il titolo Il diavolo custode ( Ponte alle Grazie, 2012 ), è un invito ad una speranza di dialogo  tra culture diverse, svolto con allegra furbizia.  Buona visione.

( in uscita sul mensile Confronti)

venerdì 9 marzo 2012

Lavoro e disabili psichici: un importante convegno a Roma

L' iniziativa della CGIL, dellla CGIL Funzione Pubblica e del Comitato Genitori Giovani Disabili Psichici, organizzata a Roma il 27 marzo,  si segnala come un' appuntamento molto importante per chi si occupa dei problemi del disagio, per le famiglie e gli operatori del settore. Troppi silenzi e pregiudizi si sono accumulati in questi anni verso i disabili psichici e il lavoro resta uno strumento fondamentale per l' uscita dalla solitudine e una piena integrazione sociale, sopratutto in tempi di crisi economica che rischiano di pesare sui soggetti più fragili.
Ecco l'annuncio della manifestazione:


CONVEGNO

LAVORO E DISABILITA' PSICHICA

27 marzo 2012 – ore 9.30 – 13.30
Sala Di Liegro – Palazzo Valentini – Roma

VINCERE IL PREGIUDIZIO
DIRITTO AL LAVORO PER I DISABILI PSICHICI

Partecipa
Nicola Zingaretti (Presidente Provincia di Roma)

Apre i lavori e coordina
Nina Daita (Responsabile Nazionale Ufficio Politiche per le Disabilità CGIL)

Introduce
Mercato del lavoro e applicazione della legge 68/99
Fabrizio Fratini (Segretario FP CGIL - Welfare e Mercato del Lavoro)

Relazioni
Il quadro normativo: dalla legge 68/99 all'intesa Stato Regioni del 2006
Maria Barilà (Dir. Gen. del U.O.R.C.C. del Dipartimento Funzione Pubblica della P.C.M.)

L'informazione sul rapporto tra lavoro e disabilità psichica
Franco Deriu (Ricercatore Isfol)

La condizione dei disabili psichici: l'inserimento al lavoro e lo strumento del tirocinio “mirato”
Virginio Massimo (Comitato genitori giovani disabili psichici)

Interventi
Tina Balì (Segretaria CGIL Roma e Lazio)
Dino Barlaam (Direttore Agenzia per la Vita Indipendente)
Augusto Battaglia (Comunità Capodarco)
Gianpaolo Celani (Presidente AIPD – Sezione di Roma)
Francesco Costanzo (Dir. servizio I Politiche del lavoro e servizio per l'impiego Dip. III Prov. di Roma)
Tonino D'Annibale (Vice Pres. Comm. Politiche Sociali Regione Lazio)
Fausto Giancaterina (Resp. Inclusione lavorativa Opera don Calabria - Roma)
Laura Imbimbo (Vice Presidente F.A.N.T.A.SI.A)
Maria Odoni (Coord. Area disabilità Form. Professionale Comune di Roma)
Massimiliano Smeriglio (Ass. Lavoro e Formazione Prov. di Roma)
Roberto Speziale (Presidente Nazionale ANFFAS)
Enrico Troiani (Presidente F.A.N.D. Roma)

Conclude
Rossana Dettori (Segretario Generale FP CGIL)


Troppo spesso per i disabili l' inferno è qui

C’ è da dire subito che il libro di Massimo Fioranelli (Il decimo cerchio. Appunti per una storia della disabilità, presentazione di G. Cosmacini, Laterza, 2011, 16.00 euro) è una felice sorpresa nel dibattito culturale sui mille risvolti della disabilità. Un dibattito che negli ultimi quindici anni è stato troppo spesso rinchiuso nelle sedi specialistiche (operatori, associazioni, ecc.). La società dello spettacolo, in mezzo ad alcuni meriti indubbi come quello di diffondere la conoscenza a milioni di persone, ha avuto verso il tema della condizione disabile una mancanza grave: ha usato troppo spesso l’ handicap come strumento di commozione superficiale, di stupore momentaneo.
Sono scomparsi  dalla visibilità pubblica i temi dei diritti non acquisiti e delle promesse mancate, che le associazioni e le famiglie avevano portato avanti nel ventennio 1970 – 1990. La riflessione culturale sulla percezione sociale della disabilità, sui pregiudizi mentali che ne impediscono una visione autenticamente umana si è andata attenuando in troppi ambienti.
Fioranelli ci riporta sin dal titolo dentro le radici culturali, sociali e psicologiche che ostacolano un mutamento dei pregiudizi collettivi. Nella Divina Commedia Dante aveva narrato tutti e nove i cerchi dell'Inferno ma non aveva collocato da nessuna parte i disabili, che venivano considerati non conformi all’immagine di Dio, e quindi portatori del peccato massimo. Per l’ autore il decimo cerchio, l’ inferno per i disabili non è nell ' al di là, ma è qui, sulla terra.
Fioranelli parte dall’antichità e attraverso il Medioevo e il Rinascimento ricostruisce una storia di orrori e un lentissimo cammino di consapevolezza. Stabilità un' ipotetica norma del corpo e dello spirito, nel corso dei secoli la società ha teso a combattere chiunque non si conformasse a questa norma. 
Come dimostra questo racconto attraverso episodi significativi e dimenticati, combattere ha significato non solo la reclusione, ma più semplicemente la segregazione e lo sterminio: non solo per i mendicanti del medioevo o dell’ottocento, ma per i disabili psichici della civile Europa del novecento, abbandonati nelle strade delle metropoli o uccisi nei campi di concentramento.
Il volume spiega con finezza i progressi compiuti nella percezione collettiva dei disabili con l’ avvento della medicina moderna e delle concezioni del progresso post- illumistiche. Ma il suo libro, affrontando l' età contemporanea, è percorso da un' inquietudine terribile. Le antiche ed irrazionali paure dell’uomo verso chi è diverso, “alieno” rispetto alla cosiddetta normalità, possono riemergere in un contesto segnato da gravi difficoltà economiche.
 “.. Se il sistema va in crisi, i vecchi nodi tornano al pettine: ecco riaffacciarsi lo spettro dell’inutilità, del peso in più da sostenere, dello spreco di risorse sottratte al normale e date a chi nemmeno può capirle” ( p. 121). Potrebbe ritornare la tentazione di dividere gli esseri umani tra “utili” e “ inutili” ( e qualche tentazione ogni tanto già riappare, con la giustificazione dei costi sociali eccessivi!)
L’ autore evoca con rigore scientifico e fervore morale questa preoccupazione, ricordandoci come un eventuale ritorno indietro “ sulla strada dei diritti” ( p. 121) sarebbe grave non solo per i disabili, ma per tutta la società. 
 
                                                                      Umberto Brancia

giovedì 8 marzo 2012

La storia spietata di un amore adulto

Sono rari i libri sull’handicap che non riescano a commuovere già ad una prima lettura. Il volume di Massimiliano Verga ( Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile, Mondadori, 2012, euro. 16, 50, p.186) è uno di questi e vale la pena spiegare il perché. Il racconto di vita sulla disabilità è un genere letterario molto diffuso negli ultimi anni e ha quasi sempre lo scopo di catturare l’ emozione del lettore, di suscitarne la partecipazione al dolore altrui.
Padre di un bambino di otto anni con un grave handicap cerebrale, questo docente universitario descrive la sua drammatica esperienza senza le consuete notazioni sentimentali. Il racconto è organizzato in brevi frammenti epigrammatici di poche decine di righe che evocano in gran parte episodi della vita di Moreno, un bimbo di otto anni con un cervello grande come una Zigulì (una celebre caramella degli anni sessanta).
Con apparente freddezza e doloroso sarcasmo, Virga racconta i momenti più intimi (i pasti, il bagno) e quelli pubblici. Ne trasmette le sensazioni attraverso odori e sapori spesso sgradevoli. Man mano che si procede nella lettura si riesce a penetrare il muro di feroce ironia e la corazza di dolore, dietro cui Virga tiene ben viva la sua riserva d’ amore per il figlio con cui deve comunicare per gesti simbolici, indiretti.
In un frammento brevissimo, intitolato “ quando ridi..”, Verga scrive: …non me ne fotte letteralmente un cazzo di quello che mi succede intorno” ( p. 172). Questo amore irato e severo esprime meglio di un mediocre sentimentalismo la condizione estrema di un disabile grave e della famiglia che lo circonda. 
Questi sentimenti hanno molti nomi: ansia, rabbia, angoscia. Ma sicuramente non la pietà, almeno nel senso generico dato a questo termine. “Amo Moreno. Anche se è handicappato. Non sempre ne sono convinto. Ma fatti due conti non riesco davvero a pensare alla mia vita senza di lui. Nonostante tutto. Però ho perso, non so dove, l' amore per me stesso..Sento il bisogno di avere più spazio e più tempo. Per me. Io e il sottoscritto da soli” (p. 110).
Il racconto di Virga è un incitamento ad andare oltre la retorica dei buoni sentimenti, guardando ad una verità che non riusciamo a confessare a noi stessi: la disabilità spaventa o suscita repulsione. L’ autore, raccontando le proprie angosce di padre ci regala la testimonianza di un amore adulto e responsabile verso il proprio figlio.“ .. Non posso nascondere che lui mi ha insegnato a mettere i piedi dove cammino” (p.185).    
              Umberto  Brancia                                                        

 (in uscita sul periodico Vivere insieme)                                                                        

mercoledì 7 marzo 2012

8 marzo 2012: iniziative, discussioni e niente retorica


Negli ultimi anni, la giornata  della donna era andata sempre più assumendo  un carattere consumista  ed esteriore, che metteva in ombra i nodi fondamentali della condizione femminile nei suoi aspetti più profondi e drammatici: la famiglia e le sue difficoltà  di fronte ai mutamenti culturali  e alle  permanenti contraddizioni  sociali (nuove povertà,  lavoro precario, ecc.). Da qualche tempo sembra riemergere invece l’ esigenza di una nuova discussione pubblica sul ruolo della donna in una società che vede la ripresa di vecchi e nuovi pregiudizi, come testimoniano le rinnovate violenze sulle donne in famiglia e fuori.
Anche in occasione  dell’  8 marzo 2012  è fitto in tutto il paese  il calendario di  iniziative con uno  spessore culturale rilevante. Nel dibattito sulla condizione femminile vi è stata una grande quantità di  concezioni teoriche, di temi affrontati e di  ricerche, in particolare sul rapporto tra donne e disabilità. Una sintesi esauriente di queste risorse documentarie si può trovare qui
Tra le iniziative dell' 8 marzo in Italia, citiamo in particolare  quella della Regione Emilia Romagna. L’adolescenza e la costruzione dell’identità femminile sono le tematiche scelte quest’anno per celebrare la giornata delle donne e che saranno approfondite in occasione del seminario Specchio delle mie brame, l’evento in programma proprio giovedì 8 marzo alle 10 a Bologna, nella Cappella Farnese di Palazzo d’Accursio (piazza Maggiore). Qui il programma integrale dell’ iniziativa.
                                                                                      ( a.p.)

venerdì 2 marzo 2012

Lettera aperta dei genitori giovani disabili psichici su legge 68/99 e inserimento lavorativo

Il 27 marzo dalle ore 9,30 alle ore 13,30 presso la sala Di Liegro di palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, via IV novembre 119/a, si terrà un convegno con interventi di personalità del mondo del lavoro e della disabilità, per discutere sulle difficoltà di inserimento lavorativo dei disabili psichici.

Il mondo della disabilità è pienamente consapevole dell’importanza della legge 68/99 che costituisce un punto di riferimento fondamentale per l’inserimento lavorativo dei disabili. La legge, dalla sua entrata in vigore, ha però trovato attuazione solo in misura assai limitata:molte aziende private e anche tanti Enti Pubblici, hanno, di fatto, ignorato la normativa che prevede la quota del 7% d’assunzioni obbligatorie di lavoratori disabili.
In questa situazione, già così difficile, si sono aggiunti interventi tesi a ridimensionare la portata della 68/99 o addirittura a tentare di cancellarla; ricordiamo che solo la mobilitazione e l’impegno delle associazioni delle persone disabili, del sindacato e di tanti cittadini è riuscita ad ottenere il ripristino della quota garantita del 7% che era stata di fatto annullata dal comma 7 dell’art. 5 della legge 126 del 2010.

L’ATTACCO ALLA LEGGE 68/99

Nell’anno trascorso, il precedente governo si è particolarmente impegnato a contrastare la piena attuazione della legge 68/99 con provvedimenti che giudichiamo di particolare gravità e che denunciamo con forza:
- l’esonero dall’obbligo di presentare annualmente la situazione occupazionale delle persone disabili per le aziende che partecipano a gare per appalti pubblici (sottraendo il potere di verifica agli uffici provinciali per l’impiego), costituisce, di fatto, un forte incentivo ad evadere tale obbligo (art.4 del decreto legge n° 70 del 2011);
- la drastica riduzione dei contributi concessi al Fondo Nazionale per l’occupazione delle persone disabili (11 milioni per il 2011 e 2,5 milioni per il 2012) indebolisce gravemente le possibilità d’effettivo sostegno al loro inserimento lavorativo;
- la formulazione dell’art. 9 del Decreto legge n. 138 del 13/08/2011 in merito alla deroga concessa alle autorizzazioni per le compensazioni territoriali, sembra evocare il rischio della creazione di reparti ”speciali” in cui confinare le persone disabili (e pensiamo soprattutto agli psichici). In questo modo verrebbero, di fatto, cancellati i principi fondamentali dell’integrazione e dell’inclusione.

L'INFORMAZIONE SUL RAPPORTO TRA LAVORO E DISABILITÀ PSICHICA

Una conoscenza più completa e articolata della realtà che riguarda i disabili psichici in  riferimento al loro inserimento lavorativo richiede certamente un notevole sforzo di approfondimento; comunque si deve partire dalla constatazione, di tutta evidenza, che esiste una loro penalizzazione nell'assegnazione dei posti di lavoro disponibili. E questo accade perché, da qualunque parte si affronti la questione, dobbiamo purtroppo riconoscere che esiste nei loro confronti, in ampi settori della società, un pregiudizio negativo.
Ciò determina, di fatto, una discriminazione in ambito lavorativo, originata da un atteggiamento di chiusura per paura della loro “diversità”; questo rafforza “l'errata”convinzione che i disabili psichici siano sostanzialmente incapaci di lavorare in maniera produttiva, seria ed affidabile.
Dobbiamo ritenere, sulla base di numerose testimonianze dei diretti interessati e dei loro familiari che i disabili psichici disponibili al lavoro rappresentino ben oltre un terzo del totale degli iscritti nelle liste speciali. Ma la vera dimensione del fenomeno si potrà conoscere soltanto quando saranno disponibili presso i centri per l'impiego i dati disaggregati secondo le diverse tipologie di disabilità. Per questo motivo noi chiediamo che si promuova una ricerca, su base nazionale, sul tema della disabilità psichica che si articoli sostanzialmente in tre fasi:
- disegnare una mappa dei posti disponibili nelle imprese private e negli enti pubblici obbligati al rispetto della quota del 7 percento riservata ai disabili e delle eventuali “scoperture”;
- rilevare i dati disaggregati per tipologia, grado d'invalidità, capacità lavorativa dei disabili presenti nelle liste speciali presso i centri per l'impiego;
- incrociare i dati forniti dalla mappa dei posti disponibili con quelli delle persone con disabilità psichica disponibili al lavoro.
I risultati della ricerca renderebbero possibile l'attuazione di una strategia d'intervento diretta a favorire l'inserimento lavorativo dei disabili psichici.

QUANTI SONO I DISABILI PSICHICI INSERITI AL LAVORO

Una recente ricerca dell'Isfol (dicembre 2011) fornisce un quadro attendibile del numero complessivo dei lavoratori con disabilità psichica presenti nel mondo del lavoro privato e
conferma pienamente quanto affermato in precedenza sulla percentuale estremamente ridotta di disabili psichici inseriti al lavoro. Da un campione rappresentativo della realtà nazionale – composta da 495 aziende con più di 15 dipendenti e quindi tenute al rispetto della legge 68/99 – si ricavano due dati particolarmente significativi:
- solo il 45,5 percento delle aziende rispetta l'obbligo di legge (ciò significa che oltre la metà del totale delle aziende considerate non si attiene a quanto previsto dalla legge
68/99);
- nel campione preso in esame su 570 disabili assunti solo 62 sono psichici, il che significa che sul totale dei disabili assunti gli psichici rappresentano poco più del 10 percento.

DUE SCELTE POSSIBILI PER L'INSERIMENTO AL LAVORO DEI DISABILI PSICHICI

La prima è quella che tende a riunire attorno ad un progetto lavorativo soggetti disabili con un grado generalmente medio-alto d'invalidità. Avere la possibilità di lavorare costituisce certamente un fatto di grande importanza per un disabile psichico: rafforza la sua autostima e ne sviluppa l'autonomia in un ambiente “protetto”. Per questo motivo diamo un giudizio positivo sulle esperienze maturate nelle cooperative e nei laboratori sociali che offrono occasioni di lavoro a persone con particolari difficoltà.
D'altra parte noi sosteniamo la scelta dell'inserimento nel mondo del lavoro “normale”, perché siamo convinti che solo in questo modo possa avvenire una reale inclusione dei soggetti  con disabilità psichica che, affrontando insieme con i lavoratori normodotati i problemi e le difficoltà, possono sentirsi cittadini a pieno titolo: diversi nella condizione personale ma uguali nei diritti, non più solo persone assistite ma cittadini contribuenti.

INSERIMENTO LAVORATIVO E RICORSO AL TIROCINIO

È del tutto evidente che l’inserimento al lavoro delle persone con disabilità psichica debba prevedere necessariamente un periodo di prova in un contesto lavorativo. Un’esperienza formativa svolta, con serietà in un ambiente di lavoro adeguatamente preparato all’accoglienza, costituisce certamente un’ occasione di crescita per un disabile psichico.
Dobbiamo purtroppo rilevare che molte delle esperienze formative denominate a vario titolo “tirocini” non garantiscono uno sbocco lavorativo e rischiano pertanto di causare ulteriori frustrazioni in soggetti già particolarmente vulnerabili.
Lo strumento principale attraverso il quale può avvenire il loro inserimento resta esclusivamente il tirocinio “mirato”, cioè quello finalizzato all’assunzione previsto dall’articolo
11 della legge 68/99; esso rappresenta, a nostro giudizio, l’aiuto più concreto per superare  quell’atteggiamento negativo, ancora molto diffuso, di pietismo e sfiducia nei confronti delle persone con disabilità psichica.


APPELLO A TUTTI I SOGGETTI INTERESSATI

Invitiamo tutti a prendere contatto con noi; è importante far crescere, il più possibile, il numero dei soggetti (associazioni, enti, comitati, singoli cittadini) che vogliono impegnarsi in prima persona, garantendo una attiva partecipazione, per favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità psichica.
A tutti proponiamo di incontrarci per discutere concrete proposte d’intervento in un convegno previsto a Roma il 27 marzo p.v. dalle 9,30 alle 13,30, presso la sala “Mons. Di Liegro” di Palazzo Valentini, sede della Provincia di Roma, via IV Novembre, 119/a

Comitato Genitori giovani disabili psichici

Angiolo Bruschi
Giuseppe Dominijanni
Virginio Massimo
Alessandro Paramatti
Maria Giulia Spinedi
Roma, 01/03/2012

Contatti : angiolobruschi@alice.it / ebqdom@tin.it