" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

venerdì 26 novembre 2010

Frammenti da poesie di Yves Bonnefoy

Un Dio
Qui giace un dio che non avrà capito
Più di noi...
E che morì senza aver fatto uso
Dei suoi poteri, in ciò a noi vicino.
Uno che mai smise di stupirsi d' essere
come lo facciamo noi, nei nostri giorni estremi.





Le nuvole

Le cose nel bagliore del lampo si radunano
Come in un luogo d' origine, e i sentieri
Risplenderebbero nei giardini del lampo, la bellezza
Vi porterebbe i suoi passi erranti..
Io dico il sogno,
Ma è solamente
Per il riposo di ferite parole.



Il volo

Nessuno gli avrà mai lavorato vicino
Nell' officina che sostituì la vita.
Risale, nelle parole che dicono il mondo,
Il suo silenzio, che le nega, che mi chiede
D' immaginarne altre, ma non posso.
Nessuno ha posato lo sguardo su di lui.
Quel che avrebbe potuto essere non sarà
La parola non salva, talvolta sogna"



(da Yves Bonnefoy,L' opera poetica, Mondadori, 2010)

martedì 23 novembre 2010

Più libri più liberi, Roma, 4-8 dicembre 2010

" ..Bisogna saper cercare, ma chi visita la fiera si può aspettare di trovare risposte argomentate alla crisi di sistema che stiamo vivendo.Può trovare libri per ragazzi di rara bellezza come quelli dell’editore Orecchio Acerbo. Ma soprattutto può entrare in contatto con il mondo dei lettori e degli autori che sempre più spesso si organizzano di propria iniziativa per scambiarsi consigli e letture".
Ha ragione Gioacchino de Chirico nel suo commendo di oggi, sul Corriere della Sera, che preannuncia la prossima apertura della Fiera della piccola e media editoria, Più libri più liberi.
Questa manifestazione è divenuta da anni uno spazio prezioso che riunisce, in un clima di caotica socialita,lettori appassionati ed editori indipendenti.Non è poco in un periodo di trasformazioni vertiginose dell' industria dei contenuti, che assumono ormai una dimensione globale ( basti ricordare il recente arrivo della versione italiana di Amazon).




Il programma della Fiera


La Fiera si svolgerà dal 4 all'8 dicembre al Palazzo dei Congressi di Roma. Nonostante la crisi del libro, la nona edizione è tutta nel segno più:cinque giorni anzichè quattro come nel 2009, 430 editori, quindici in più dell'anno scorso, con 115 case editrici in lista d'attesa. Oltre 300 gli incontri in programma e oltre 700 gli scrittori e i protagonisti della cultura italiana e internazionale.
Nel giorno d'apertura sarà ricordata Elvira Sellerio, morta il 3 agosto di quest'anno, come simbolo di cosa può fare l'editoria intelligente e sarà ospite André Schiffrin, il guru dell'editoria indipendente. Tra gli altri ospiti dell'unica fiera nazionale in Europa dedicata esclusivamente alla piccola e media editoria ci saranno Muriel Barbery,Luis Sepulveda, Boris Pahor, Howard Jacobson, James Hansen.
Ospiti poi Sandro Veronesi(4 dicembre), Andrea Camilleri(4 dicembre),Stefano Benni(4 dicembre). E poi tantissimi appuntamenti con l'approfondimento e lo spettacolo che vedranno susseguirsi in Fiera ospiti come Lucio Dalla, Margherita Hack, Vito Mancuso, Serena Dandini, Miriam Mafai, David Riondino, Faso, Giulio Cavalli, Massimo Fagioli, Tullio De Mauro, Moni Ovadia, l'Orchestra di Piazza Vittorio, Lillo Petrolo, Eugenio Bennato, Simone Cristicchi, Andrea Mingardi, Pablo Echaurren, Edoardo De Angelis, solo per citarne alcuni.

Ragazzi, ambiente e inziative professionali



Spazio anche al ricco programma dedicato ai ragazzi, tra presentazioni,laboratori, spettacoli e tre mostre d'illustrazione, oltre che per Più libri junior Storie che fanno Eco: il progetto che premia i migliori racconti sui temi ambientali proposti da ragazzi tra i 9 e i 14 anni.
Rapidi seminari e tavole rotonde caratterizzeranno il programma dedicato ai
visitatori professionali che avrà come filo conduttore il profilo dell'editore del futuro partendo dalle tendenze che emergono nei nuovi dati Istat 2010 sulla lettura in Italia (4 dicembre ore 15) e sul mercato 2010 (in particolare per i piccoli e medi editori) con l'indagine NielsenBookScan (5 dicembre ore 15). Tra i tanti approfondimenti un'attenzione particolare verrà rivolta al fenomeno e-book mettendo a confronto le varie piattaforme (6 dicembre) per analizzarne caratteristiche ed opportunità.
Ogni giorno poi, nello spazio del DigItal Cafè dalle 17, un appuntamento per conoscere da vicino i protagonisti dell'innovazione digitale che racconteranno la vita, l'arte, la letteratura, la politica nell'era diInternet.Infine, per la prima volta a Più libri più liberi, la rassegna cinematografica Editori in bianco e nero (ogni giorno alle 19) dedicata al mondo del libro e dell'editoria e ai suoi protagonisti.


Il programma dettagliato della Fiera è consultabile su
http://www.piulibripiuliberi.it/.

sabato 20 novembre 2010

Una libreria apre. Un buon augurio per tutti

In un paese in cui la lettura registra tassi di crescita minimi e si discute su come aumentarli, quando nasce una nuova libreria è sempre una festa per la cultura. Quindi è da salutare con piacere l' apertura di una nuova Libreria Rinascita a Roma, che è si svolta il 20 novembre, nella cornice elegante della Roma umbertina, in zona centro storico (Via Savoia, n. 30).
Una folla allegra e interessata ha curiosato per un ' intera serata nei nuovi locali, dai colori caldi e accoglienti: non erano solo intellettuali e politici romani, ma anche famiglie con bambini che correvano a cercare gli autori e le storie più amate in uno spazio-laboratorio graditissimo. L' intento degli organizzatori è chiaro e condivisibile. Si vuole realizzare uno nuovo spazio che serva non solo alle tradizionali presentazioni di libri, ma anche a concerti e ad altri eventi mediatici.
Nell'epoca dell'industria dei contenuti e dei grandi megastore, la promozione culturale è ormai una tecnica complessa e sofisticata. Il libro può divenire un oggetto di interesse per il consumatore se penetra dentro i meccanismi profondi dell'immaginario moderno. Non a caso tra le prime offerte previste a Via Savoia vi è la disponibilità di supporti multimediali disseminati per la libreria, con la connessione WiFi che permetterà un contatto continuo con altri ambiti di vita (lavoro e studio).


In una grande città come Roma, che ha estremo bisogno di una vita culturale articolata e pluralista, il successo di una libreria come questa andrà sostenuto con convinzione. Un dibattito più che decennale segnala la necessità urgente di difendere i piccoli editori e l' editoria indipendente, nell' epoca delle grandi concentrazioni.
Ce lo ricordano autori come Giovanni Solimine o André Schiffrin, che ha dedicato proprio a questo tema il suo ultimo libro, in uscita in questi giorni da Voland ( Il denaro e il potere, 2010)
Le preoccupazioni di saggisti e politici democratici sono molte. Per questo, tanti auguri alla nuova Libreria Rinascita e al coraggio di chi affronta il mare aperto della promozione editoriale.

Per saperne di più



http://rinascitaonline.it/
http://tysm.org/?tag=voland
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/11/18/libri-il-sorpasso-del-megastore-calano-le.html

martedì 16 novembre 2010

Uomini di Dio

Nel 1996, una comunità di monaci benedettini svolge la propria missione in un piccolo monastero cirstercense in un villaggio dell' Atlante algerino. Fedeli ad una pratica cristiana rigorosa e solidale, i monaci intrattengono con la popolazione di religione islamica un rapporto di serena collaborazione, malgrado le tensioni politiche e religiose che agitano la regione. Non solo svolgono una attivistà di assistenza sanitaria, ma vivono i problemi quotidiani di quella comunità. Si veda, tra le altre scene, il dialogo ironico e umanissimo tra uno dei religiosi e una ragazza sul tema dell'' amore.
Minacce di guerra
Ma la minaccia del fondamentalismo e di una guerra dalle origini oscure, che in Algeria provocò migliaia morti, si fa mano a mano più vicna e incombente. Si apre per i religiosi una fase durissima che imporrà scelte dolorose. L'esercito viene a presidiare il monastero e l'abate della comunità, dopo una difficile discussione con gli altri fratelli, decide di rifiutare la presenza dei soldati, trovando qualche opinione contraria. Poi un gruppo di terroristi penetra nel convento chiedendo un aiuto medico per dei militanti feriti. Di qui tutti gli interrogativi – religiosi e morali – che si possono immaginare sino ad un epilogo tragico.
Il regista francese Xavier Beauvois racconta in Uomini di Dio ( 2010) la vicenda autentica di sette monaci francesi , sequestrati e poi uccisi nel maggio di quell' anno. Non era facile, come si usa dire in questi casi, sfuggire alla tentazione della prospettiva agiografica e predicatoria. Beauvois ha lavorato sopratutto sui tempi narrativi, e quindi in sede di sceneggiatura. La narrazione è scandita dal rapporto tra le vicende del convento e quelle del mondo esterno. La vita dei monaci si svolge tra i riti, le preghiere e i canti che danno al film una tono solenne, di una religiosità intensa e semplice.
I profili psicologici dei diversi membri sono del tutto privi di retorica: siamo di fronte ad uomini concreti, con le debolezze e le paure di ogni altro essere umano.
Un invito al dialogo
Al tempo interiore, fatto di silenzio e ascolto, si contrappone quello del mondo esterno: violenza e impossibilità di un dialogo tra diversi. Il film è politicamente preciso nel delineare le diverse componenti di una guerra civile con molte ambiguità politiche. Negli anni successivi emersero anche su questa strage sospetti e complicità.
Da un lato, l' esercito governativo contrapposto a un gruppo integralista, descritto con efficacia realistica, ma un po' di eccesso melodrammatico. Dall' altro vi è il pudore amichevole del villaggio che considera il convento parte della propria vita quotidiana.
Da questa vicenda poteva uscire un invito ad esaltare la superiore maturita della cultura occidentale e della religione cristiana rispetto ad un mondo islamico dipinto come violento e inferiore. Xavier Beauvois ci offre invece una riflessione etica sulla difficoltà interiore di fare le scelte giuste in un mondo dominato dalla follia e dalla morte. Il film è un invito alla responsabilità etica e al rispetto reciproco. All' uscita, rimangono nella memoria le parole di un religioso: " Non ho paura dei terroristi, ancora meno dell'esercito e nemmeno della morte, sono un uomo libero".


(in uscita sul mensile Confronti)




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lunedì 1 novembre 2010

Uscire (subito) dall'apatia

L' articolo di Goffredo Fofi, tratto dalla consueta rubrica settimanale "La domenica degli italiani", su " L' Unità " (31 Ottobre 2010, merita di essere rilanciato per due motivi: descrive in sintesi lo stato attuale della crisi italiana e segnala con urgenza la necessità di un impegno in quell' ambito sociale e culturale, da cui dipende un' uscita vera da questo pantano.


Per chi vuole avere notizie dell' atmosfera culturale degli anni sessasnta, si veda la bella intervista a Luca Baranelli su "L' ospite ingrato", una tra le migliori riviste on line italiane.
http://www.ospiteingrato.org/Sezioni/editoria_e_industria_culturale/Baranelli.html


Non ho mai ritrovato un agile “libro bianco” dell’Einaudi dei primissimi anni sessanta che si intitolava Uscire dall’apatia, ma ne ho un ricordo molto preciso. Lo aveva messo insieme E. P. Thompson, grande storico e gran personaggio della sinistra inglese, con l’aiuto di Peter Worsley, l’autore di un mitico saggio sul risveglio del terzo mondo, La tromba suonerà (che aveva fatto pubblicare Panzieri sempre da Einaudi) che vi scrisse degli effetti delle lotte anticoloniali sull’Inghilterra. C’era ancora nel libro il saggio di non-ricordo-chi sul modello di società consumista che andava allora affermandosi, eccetera, ma me ne piacque soprattutto il titolo: un invito al risveglio delle coscienze e alla ripresa di un discorso di sinistra che veniva dopo gli anni della guerra fredda.

Fine di un trentennio


È passato tanto tempo, e quel titolo ha ripreso a ossessionarmi e a sembrarmi attualissimo dopo il trentennio del sonno delle coscienze che ha portato alla morte della sinistra, il trentennio berlusconiano in cui un po’ tutti si sono lasciati irretire, anche i presunti oppositori e in particolare una intellighenzia che mai, neanche sotto il fascismo, è stata forse altrettanto cedevole e complice nei confronti dello stile di vita e di pensiero dominante, chiacchiere a parte. Mi pare un bellissimo titolo e qualcosa di più, una parola d’ordine per il nostro presente. Il periodo delle vacche grasse, della immensa truffa globale della “new economy” e della nuova finanza si è chiuso – e la crisi cresce e dilaga, né si vedono in giro delle realistiche possibilità di frenarla.
La scelta delle classi dirigenti, dei super-ricchi che il trentennio ha prodotto, di un’oligarchia oscena e infame è chiaramente quella di non pagare un soldo per i danni da essa prodotti, e anzi di far pagare i costi della crisi ai proletari, ai poveri e a un ceto medio che vede amaramente punita la sua dabbenaggine e la sua avidità. Accade in Inghilterra, in Francia, in Spagna, in Italia, e finirà purtroppo per accadere di nuovo anche negli Usa, non accade, forse, in poche roccaforti del vecchio sistema economico, e non accade nei paesi emergenti che stanno inventando il futuro e che presumibilmente lo domineranno.

Un vero esame di coscienza


Se è vero che il trentennio è finito e si è aperta una nuova fase, per entrarvi non da schiavi è assolutamente necessario “uscire dall’apatia”, è questo la sollecitazione pressante da rivolgere a chi ancora crede nei valori di giustizia e solidarietà e non si è lasciato castrare dai modelli egoistici, corporativi e magari mafiosi degli anni delle vacche grasse. Ma come possono “uscire dall’apatia” quelli che hanno rinunciato a pensare e hanno affossato, appena ieri, in sé e negli altri, il super-io sacrosanto che determinava una scelta di campo di sinistra, legata non solo al grande tema dei diritti (male usato dai teorici e politici che puntavano solo su quelli) ma anche a quello dei doveri verso chi ha meno, chi soffre, chi è schiacciato, chi è piccolo, chi è “straniero”, e perfino chi davvero produce, chi si preoccupa dei figli e del futuro e dei figli dei figli e ancor avanti?
E’ solo attraverso un grande esame di coscienza che questo potrebbe avvenire, ma non mi pare che nessuno, tra i politici e gli intellettuali e affini della defunta sinistra, abbia voglia di farlo. Però non è di loro che bisogna preoccuparsi e occuparsi, bensì dei nuovi, di quei giovani che si sono affacciati alla comprensione del mondo negli ultimi tempi, fratelli minori di coloro che hanno venduto la loro intelligenza e la loro curiosità e la loro generosità per il piatto del facile consumo pre-matiscato dai padroni del mondo e dai loro servi e pubblicitari, per una idea di cultura in stile Dams, per l’illusione di essere nel flusso di un domani perennemente affluente e godereccio.

Non fidarsi


Dovessi consigliare a questi nuovi di chi non fidarsi mi viene in mente il vecchio slogan del movement americano: «Diffidate di chi ha più di trent’anni». Ma credo che i più svegli tra loro, e cominciano a essere parecchi, sta già capendo benissimo di chi non fidarsi, e cioè dei “propagandisti”, dei pubblicitari di destra di centro di sinistra che hanno dominato il trentennio, ben protetti dell’oligarchia e dai suoi emissari. Direi loro, però, di prestare molta attenzione, oggi, a quella parte minoritaria del sindacato e della chiesa che ci va offrendo gli unici esempi di resistenza al modello che ha dominato e domina ancora ma che, a causa della crisi, ha perso la sua credibilità se non tra i più gonzi e addormentati. “Uscire dall’apatia” è un invito che nessuno dei trionfatori dello scorso trentennio sembra in grado di recepire, ma qualcuno forse sì, e con loro i nuovi arrivati. La storia si rimette in moto anche qui, e bisogna affrontarla da svegli.


31 ottobre 2010