" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

mercoledì 6 aprile 2011

Simone Weil e le stelle inquiete

Nell'estate del 1941, mentre la Francia era scossa dall'occupazione tedesca, Simone Weil decide di allontanarsi da Parigi, accettando l’invito di Gustave Thibon, un intellettuale cattolico che possiede una tenuta agricola vicino Marsiglia, insieme alla moglie Yvette. Circondati dai pettegolezzi e dagli interrogativi degli amici, i tre protagonisti vivono un mese di reciproche scoperte, fatto di intense emozioni e di conflitti inaspettati. La giovane filosofa è già nota per la radicalità delle sue posizioni e una personalità nemica di ogni conformismo. Militante della sinistra, ha affrontato un 'esperienza diretta della fabbrica, che l' ha messa in contatto con la sofferenza operaia; studiosa del marxismo e delle religioni, dominata da interrogativi mistici, la Weil ricerca un rapporto intimo con le persone e le cose, a prezzo di tensioni che ne lacerano le fibre.


Sotto nuove stelle


Così la ricorda lo stesso Thibon: " .. Ebbi l' impressione di trovarmi di fronte a un essere radicalmente estraneo a tutti i miei modi di sentire e di pensare, a tutto ciò che per me esprime il senso e il sapore della vita... Mi trovavo spaesato in una terra nuova e sotto nuove stelle" ( Gabriella Fiori, Simone Weil, biografia di un pensiero, Garzanti, p. 242).
Le stelle inquiete di Emanuela Piovano non ci descrive questi pochi giorni della vita della Weil con l' intento di restituire la complessità del suo pensiero, impresa che sarebbe stata impossibile. La regista non ha voluto realizzare né un documentario né una biografia di taglio televisivo. Ha scelto invece la strada del film di finzione, che rimane attento alla cornice storica senza esserne schiavo. Le analisi filosofiche restano sullo sfondo della narrazione, mentre viene evidenziato giustamente il contesto storico- politico della Francia occupata.
L' autrice di Riflessioni sulla causa dell'oppressione e della libertà fu ossessionata per tutta la vita dal ruolo della violenza e della guerra: nelle discussioni con Thibon il film sottolinea con forza il tema della responsabilità personale di fronte ai conflitti della storia.


Vivere in guerra


Alla Piovano non interessa lo scontro di idee quanto la descrizione delle emozioni, il conflitto delle anime dentro un dramma che li sovrasta. La presenza della giovane filosofa costringe Gustave e Yvette a mettere in discussione la propria vita tranquilla. Ma anche Simone in quel mese modificherà il proprio sguardo sul mondo.
E' spinta a studiare con passione la vita e il lavoro contadino, cercando di trarne indicazioni sul ruolo e le origini della solidarietà. La solitudine delle passeggiate in campagna e il rapporto con la natura si imprime nel suo animo, nutrendone il sentimento mistico.
La regista sa dosare efficacemente il pudore dei dialoghi notturni con un' attenzione struggente alla natura. “ .. Stelle e alberi da frutto in fiore. La permanenza totale e la fragilità estrema danno ugualmente il senso dell'eternità” ( cit. p. 347). Ma il vero miracolo del film è l' interpretazione di Lara Guirao. Nei panni della protagonista, l' attrice rimane nella memoria per una miracolosa immedesimazione nel personaggio. Un motivo in più per vedere un' opera che stimola l' intelligenza e il cuore, facendosi perdonare qualche ingenuità.


( In uscita sul mensile Confronti )



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