" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

domenica 9 agosto 2009

Le chiavi di casa di Gianni Amelio



Gianni Amelio ha alcune qualità di narratore che lo hanno fatto amare nel tempo da quel pubblico, che ormai viene sedotto a mani basse dal cinema di consumo. Legge la realtà psicologica dei suoi personaggi con un tono discreto, mai urlato, e con un' acuta sensibilità morale per i contesti sociali. Si vedano i suoi temi più noti: l' emigrazione, il meridione. Lo sguardo critico, il giudizio etico del regista non si sovrappone mai alla storia raccontata, ma emerge dai volti e dalle emozioni delle storie raccontate. I suoi modelli sono evidenti: Rossellini, quello del " Viaggio in Italia", il cinema francese degli anni sessanta.
"Le chiavi di casa" (2004) ha affrontato un tema rischioso e difficile che accompagna la crescita del cinema come fenomeno di massa : la disabilità.
Al centro della narrazione filmica ci sono da sempre i corpi con la loro presenza e la loro fragilità e i registi se ne sono accorti subito sin da un film come "Freaks" (1932) di Tod Browning.
Il film di Amelio non ha ruffianerie emotive, che in questo argomento sono frequentissime, e racconta la vita di un padre e di un figlio disabile con estrema attenzione umana. Il rigore dello stile e della costruzione fa il resto. Ma ne riparleremo.

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