" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

martedì 15 dicembre 2009

La famiglia e i suoi segreti

C’ è una regola non scritta nella storia del cinema: il film non riuscito di un grande autore ha spesso più motivi di interesse di un’ opera apparentemente perfetta, con i tempi narrativi giusti e la recitazione ben curata. Questa regola vale anche per Segreti di famiglia, l’ ultimo film di Francis Ford Coppola.
Malgrado abbia raggiunto un ‘età ragguardevole, il regista de Il padrino e di Apocalypse Now non ha perso il gusto della ricerca e della sperimentazione rischiosa. La vicenda è ambientata a Buenos Aires dove arriva improvvisamente Bennie, un ragazzo ancora minorenne alla ricerca del fratello maggiore Angel, rifugiatosi in Argentina per sfuggire ad un padre grande musicista e uomo autoritario.

La famiglia: l' eterno spazio dell' ansia


Angel ha ereditato da lui la passione per l’ arte e la creatività, cercando di realizzarla nella scrittura. Per una ragione misteriosa, che il fratello più giovane ha il bisogno ovvio di svelare, Angel ad un certo momento ha abbandonato la letteratura e si è rifugiato in un altro paese, cambiando vita ed identità. Bennie è innamorato anche lui dell’arte come strumento per raccontare i conflitti dell’ anima. Il suo arrivo sconvolge in pochi giorni i fragili equilibri del fratello, che nascondono angosce e nodi emotivi irrisolti.
L’ evoluzione del racconto e la conclusione sono disposti dal regista secondo i canoni classici del melodramma cinematografico ds Douglas Sirk a Scorsese: gelosie tra fratelli, conflitti familiari a sfondo edipico, interrogativi sulle questioni fondamentali della vita, “ la vita, la morte, l’ amore “ ( gli unici che vale la pena di porsi come amava dire proprio Martin Scorsese).
Il filo conduttore è quello caro al regista: la famiglia patriarcale è un universo protettivo e opprimente, da cui forse solo l’ arte permette di sfuggire. Ma la domanda che viene subito alla mente a Coppola è quasi banale: quale arte ? la ricerca personale dell’ artista ribelle agli schemi dominanti ? o quella commerciale di chi sia adegua al conformismo e al mercato?
Il racconto viene condotto con una tensione governata quasi sino all’estremo e un’agnizione finale, del tutto inaspettata. Certo, nella seconda parte si vedono alcuni difetti del film: l’ ambizione di riflettere su questioni universali lo spinge ad un finale affrettato e a brani di retorica pasticciata ( ad esempio, tutta la sequenza del premio letterario). Però per due terzi del film potrete vedere all’ opera un narratore vero, capace di usare le regole narrative e di sconvolgerle allo stesso tempo. Coppola ha scelto per raccontare l’ incontro – scontro tra due fratelli un bianco e nero struggente, a cui alterna frammenti di ricordi girati con colori sfavillanti.

Che cosa vediamo realmente di noi?


Il bianco e nero esprime benissimo l’ imbarazzata melanconia dei rapporti tra i due fratelli, il silenzio che colpisce chi si ama e non riesce quasi mai a dirselo. I colori oppressivi e luminosi del ricordo sono girati in digitale ed evidenziano invece la violenza di un passato permeato di cupezza. Qui le intenzioni del regista non prevaricano la narrazione, ma si mettono al servizio della storia e degli attori.
Uno degli interrogativi sotterranei del film è quello della luce, della visione che può illuminare meglio gli oggetti o renderci per sempre ciechi. In due sequenze molto belle, che si svolgono a teatro, il talento barocco di Coppola esplicita questo argomento con efficacia autentica. In fondo, tutto il film si muove intorno al tema dello sguardo e dei limiti che lo segnano, logorando la nostra esistenza. Il cinema può aiutarci ad aggiustare un po’ meglio la visione su un mondo che rimane oscuro, almeno in questo vita.
Coppola continua ancora a guardarsi intorno cercando immagini e riuscendo a sbagliare magnificamente.
( Di prossima uscita sul n. di gennaio del mensile Confronti)

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