
- I rivoluzionari, contessa:
- E che cosa vogliono?
- Che non ci siano più i ricchi, contessa.
- Strani rivoluzionari, questi. I miei antenati decabristi volevano fare la rivoluzione perchè non ci fossero più i poveri".
La barzelletta, diffusa in Urss, è citata nel bel volume di Marco Revelli e Galliano Rovelli, La fiera dell' Est, Un imprenditore italiano nella Russia che cambia, Feltrinelli, 1993, p.137. Si tratta di uno dei primi libri sul crollo del comunismo in Urss: una diagnosi lucida, definitiva, e quindi tragica. Il volume nasce come cronaca di una viaggio nella Russia di Eltsin e prevede molti degli esiti autoritari degli anni successivi. Una sola citazione: ".. L' opera sistematica di un apparato statale che ha programmaticamente rivendicato per sé il monopolio della socialità, ponendosi come garante del carattere " sociale" di quel modello di vita, ha finito per prosciugare la società alle fonti. Per privarla di tutti quei requisiti originari che costituiscono la condizione perché una collettività possa autogovernarsi: possa cioè essere costruita collettivamente in modo consapevole. E in modo consapevole mutata" ( p. 162).
Revelli ricorda che, dopo il naufragio del piano, in Russia non " .. esiste né un ceto imprenditoriale, nè capitale accumulato disponibile all' investimento, ma non esiste neppure (se non in misura disperatamente minoritaria) cultura operaia dell' autogestione, capacità di costruzione di strutture autonome solidaristiche" ( p. 163).
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