
Un grido all' ora di cena

Invece tre giorni fa, la voce squillante di Marco ci ha scosso, come sempre all' ora di cena, l' unico momento in cui ci si ritrova per chiaccherare un po'. " Vado all' università". Sgomento serale di tutti, ansia da preparativi, con lunga e prevedibile rievocazione della sua storia: i primi anni delle malattie fisiche, la nostra terapia, le sue prime uscite da solo per il quartiere. Giorgio - il fratello- ha fornito con distacco la consulenza del montatore esperto: una cinepresa portatile, compatta e manegevole.
Ovviamente nulla è andata come prevedevamo. La Facoltà di Scienza della Formazione si trova a Roma, in Piazza Esedra, in un vecchio edificio che io e Lorenza abbiamo conosciuto bene, trent'anni fa. Lei si è laureata in Sociologia proprio lì, in quella che allora era la sede della Facoltà di Magistero ( nome che ci appare oggi abbastanza ridicolo!. E infatti siamo saliti al terzo piano tra pareti imbiancate, stanze ricavate da tramezzi e soppalchi, e muri a noi ignoti. Cercavamo in modo folle di ricordare un passato che non c' era più.Marco si aggirava sereno tra annunci di esami e proposte colorate di viaggio all' estero. Vedere tranquillo lui ha tranquilizzato anche noi.
Una famiglia torna in aula

Per i primi dieci minuti ho usato la cinepresa per avere almeno un ricordo di quella giornata, poi ero troppo curioso di capire quello che succedeva: il gusto della realtà ha preso il sopravvento sulla rappresentazione. Marco mi ha stupito per molti motivi. Ha raccontato bene i suoi primi anni, così come li ha rielaborati nel corso di quest' ultimi quattro, cinque anni. Mi ha colpito un dato che non aveva colto. Marco riesce a suo modo a oggettivarsi, a esprimere un racconto di sé: i quattro anni di reclusione da malato in casa, le febbri, le due operazioni, la diagnosi di aiutismo grave a sette anni. Ha risposto anche alle domande pericolose, quelle più intime, motivando perchè non voleva rispondere, con una precisione e una tranquillità apparente che mi ha sorpreso.
La platea era composta di donne tra i venticinque e i trenta: laureande, assistenti, palesemente incuriosite non solo per motivi professionali, ma con qualche evidente civetteria. Lui ha saputo evitare le risposte che andavano troppo dirette su argomento " pericolosi" , usando addirittura l' auto-ironia: si è preso in giro per le sue difficoltà.
Una sorpresa ancora più inaspettata

Alla fine, Marco ha regalto a tutti una copia di Per parlare con le parole e se ne è andato in pizzeria con gli altri ragazzi del gruppo Asperger. Io e Lorenza siamo usciti cone le ali ai piedi: le luci della sera che scendevano sulla città ci sono sembrate all' imporvviso più dolci. Per un attimo ho pensato che un'Italia civile può esistere, almeno per due ore, in un aula del nostro vecchio Magistero, che ci era sembrato quasi senza memoria.
Sto piangendo, come ho pianto il giorno in cui mio figlio Luca è salito sul palco a ritirare il premio quale vincitore del concorso di cultura latina: sicuro, tranquillo, ha dato la mano alle autorità con sicurezza, senza tentennamenti, il tutto in un'aula magna di un liceo pieno di ragazzi rumoreggianti che gridavano il suo nome.
RispondiEliminaI nostri ragazzi sono fantastici: io credo che faranno grandi cose.
un grande abbraccio a Marco, che ho conosciuto durante la presentazione del suo libro a Milano, e un abbraccio a due genitori meravigliosi che lo aiutano a vivere la "sua" vita.
Jasmin