" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

lunedì 12 marzo 2012

La scatenata vitalità di un diavolo custode

Non si ripeterà mai abbastanza un concetto  banale, ma che aiuta ad erodere lo schema  culturale di un certo pensiero progressista  piuttosto ipocrita. A proposito dei disabili, non è vero che vogliamo per loro l'accettazione e l'integrazione, non è vero, come sosteniamo  spesso di pensare, che li consideriamo " una risorsa per la società ". In realtà, nel nostro intimo, la ferita inferta al corpo o alla psiche di un altro essere umano ci mette in imbarazzo, ci chiama a delle  responsabilità che spaventano: sentiamo  minacciati  i nostri fragili equilibri. Come del resto,  non è vero che i disabili siano buoni: la malattia  spesso avvelena il carattere, rendendoci perfidi.
Una premessa necessaria per parlare di un film, che  ha avuto un enorme successo grazie alla capacità di rompere tutte le convenzioni del politicamente corretto rispetto ai disabili: "Quasi amici" di Eric Toledano e Olivier Nakache affronta il problema dell' handicap grave, adoperando uno schema classico nella storia della commedia: la contrapposizione tra due personaggi opposti per carattere, cultura e condizione sociale. Qui la novità è che uno dei due è un tetraplegico completamente paralizzato dopo un  incidente avvenuto durante una pericolosa prova di parapendio.

La nascita di un' amicizia duratura

Philippe, un  aristocratico parigino molto ricco,  decide di assumere come infermiere e accompagnatore un giovane africano della banlieue, che lo attira immediamente per il suo comportamento sboccato e fuori dalle regole sociali.  Driss ( è il suo nome)  ha tutti quelli che per il suo nuovo padrone dovrebbero essere dei difetti: è incolto, sboccato, rumoso, non ama la musica classica, ma  gli ultimi prodotti della musica popolare più fracassona. Philippe non può più amare le donne, mentre Driss non riesce ad avvicinarne  una senza saltargli adosso.
Paradossalmente ( ma non troppo) da  questi contrasti nasce lentamente, tra equivoci, discussioni e scene esilaranti, un'  amicizia profonda e commovente. Il film,  oltre ad un ' enorme successo, ha suscitato anche molte  discussioni. La demitizzazione della condizione dell' handicappato, le prese in giro rivolte dal  protagonista allo stupito tetraplegico sono apparse offensive.
La chiave per giudicare  sta in una frase che Philippe dice, a metà del film, ad un amico che lo mette in guardia da unindividuo poco raccomandabile. Riassumo a memoria: "Driss è offensivo, magari violento, ma non mi compatisce, è vivo."
Il protagonista sente in realtà che il suo interlocutore gli sta regalando qualcosa di importante: un  frammento di quelle sensazioni vitali e autentiche che pensava di aver perso per sempre.
I due registi non risparmiano nessuna delle situazioni  tipiche della commedia cinematografica: gli inseguimenti della polizia dopo una corsa nella notte in macchina; il volo in parapendio di un Driss terrorizzato, le prostitute,  ecc. Ma  la furiosa vitalità del protagonista, interpretato da uno scatenato Omar Sy, ha il sopravvento sulle convenzioni narrative. Alla fine,  il film si rivela, per quello che realmente è :  un ' inno ragionevole e umano al rispetto reciproco e all' amore tra gli uomini, raccontatto senza retorica e pesantezze idelogiche.
C' è infine un altro elemento che dà spessore al film. L' amicizia  tra il raffinato intellettuale francese e  il vitale ed aggressivo africano è un' evidente metafora dei rapporti difficili tra il Nord e il Sud del mondo. Tratto da storia vera, uscita in Italia con il titolo Il diavolo custode ( Ponte alle Grazie, 2012 ), è un invito ad una speranza di dialogo  tra culture diverse, svolto con allegra furbizia.  Buona visione.

( in uscita sul mensile Confronti)

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