" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

mercoledì 27 ottobre 2010

Guardare l' handicap con gli occhi di un padre

Da qualche anno si parla molto di editoria sociale, un concetto che rimanda a quell'insieme di autori e libri impegnati sul terreno della solidarietà, del rapporto con gli umiliati e gli offesi dalla nostra società. I temi li conosciamo bene e basta accennarli; poveri, anziani, disabili. Si tratta di saggi , ma anche memorie, testimonianze in presa diretta di chi prende la parola per raccontarsi.
Uno dei libri più intensi di questa produzione editoriale è sicuramente Con gli occhi di padre di Igor Salomone (Città Aperta, 2010), di cui è uscita da poco una seconda edizione. Siamo sin dalle prime pagine dentro le terribili difficoltà di un padre con una figlia disabile: pagine lucide e strazianti, per la capacità dell'autore di mettere in discussione se stesso e la propria vita, di scarnificarla sin nelle fibre più intime.

Inventarsi tutto per una figlia

Nel volume vi sono almeno due livelli di racconto. Il primo analizza rapporto del narratore – il padre - con la figlia Luna, una bimba affetta dalla sindrome di Angelmann, una grave malattia genetica “ ..Per mia figlia bisogna inventarsi tutto. E il novanta per cento di questo tutto non va bene. E non perché non le interessi: perché non è in grado” ( p. 46).
Questa condizione di estrema precarietà coinvolge ogni aspetto della vita : i rapporti familiari, la vita del quartiere, le vacanze. Salomone descrive a lungo come sia mutato la sua esistenza. Luna, come ogni figlio disabile, lo ha obbligato a guardare con occhi nuovi al rapporto con la moglie e il suo stesso padre. Come genitore deve lottare per imporre all'ambiente i diritti della figlia e costruire per lei un ambiente amichevole. Allo stesso tempo, in ogni minuto della giornata, deve rielaborare il rapporto diretto con Luna, con i suoi limiti fisici, ma anche con le emozioni che lei riesce a trasmettergli.
Qui si innesta un secondo aspetto, legato alla professione dell'autore, Salomone è un pedagogista con un lunga esperienza professionale. In pagine - bellissime per la chiarezza - il docente universitario smonta le sue categorie e i suoi pregiudizi; l' estrema debolezza della figlia lo costringe a fare i conti con i propri limiti, con la propria fragilità.

Una diversa visione del mondo

Ne esce, alla fine, con una visione diversa delle cose. Vi si mescolano' una certezza dei propri limiti conoscitivi e una dolente felicità: “.. Ho intravisto nelle maglie spesso lacerate dell'esperienza paterna, iniziata otto anni or sono, il senso, la gioia e la melanconia della mia paternità.”( p. 154)
Non si creda di trovare in questo libro facili certezze consolatorie. Sono presenti invece tutti gli interrogativi morali di una famiglia con problemi di disabilità. Sul destino: perché proprio a noi? Sul futuro : che cosa accadrà a mio figlio dopo di noi? Sino all'interrogativo più lancinante: l'amore.” ..Amarti significa costringermi a lasciarmi insegnare qualcosa sull'amore. Che è poi la ragione di quel capire per cui io vivo. Alla fine” ( p.128).
Per questi accenti definirei il libro come religioso, secondo uno dei significati etimologici del termine: guardare con attenzione, avere cura. Leggerlo cambierà anche il vostro modo di guardare il mondo.

( In uscita sul mensile Confronti)

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