" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

domenica 31 ottobre 2010

Poeti a Roma, in autunno

Venerdì 5 novembre alle 21.0 si apre la II sezione del “Festival d’autunno”, organizzato dalla Compagnia YAALED, c/o il teatro della scuola elementare "A. Saffi", Via dei Sabelli 1119,Roma (quartiere S. Lorenzo)


Si tratta di due doppie serate nelle quali si succederanno sulla scena gli stessi due spettacoli.Il primo spettacolo, a cura della Compagnia YAALED s’intitola “Queste porte perdute ricercando…” e si basa sull’opera poetica (a volte espressa in forma di canzone) di tre grandi poeti del ‘900: il gallese Dylan Thomas; il polacco Edward Stachura e il russo Vladimir Vysockij.
Probabilmente per ragioni legate ad una certa incomunicabilità fra mondo slavo-comunista e mondo occidentale, l’unico ad essere ben conosciuto da noi è Dylan Thomas. Eppure anche gli altri due furono, ognuno nel proprio paese, altrettanto leggendari; Vysockij era –ed è- famoso in tutto l’est Europa.
Stachura nasce poeta, ma a un certo punto pensa che forse se scrivesse canzoni e le cantasse riuscirebbe a raggiungere un pubblico molto più ampio.. Il suo stile di vita ‘on the road’ e il suo alternare penna e chitarra fecero di lui una sorta di mito durante gli anni ’70 e una vera e propria leggenda dopo la sua morte prematura.
Vysockij era anche un grande attore di teatro (faceva parte del mitico “Taganka” di Ljubimov) e di cinema che però ha scritto anche qualcosa come 600 canzoni che ha cantato soltanto in concerti clandestini. Al suo funerale c’erano circa due milioni di persone e la sua tomba al cimitero di Mosca è tutt’ora oggetto di culto.
Dylan Thomas fu solo poeta, ma le sue letture radiofoniche o anche dal vivo hanno una qualità e una forza impressionanti e danno l’idea di un’Arte estremamente viva e pulsante. Non a caso Bob Dylan ne adottò il nome..
Tutti e tre i personaggi incarnano perfettamente la figura del ‘bardo’: così i russi chiamavano Visockij (‘bard’); Dylan Thomas fu un grande innovatore, ma partì dalla più pura tradizione della poesia gallese. Anche Shakespeare è chiamato "il bardo"...
Per questo motivo abbiamo affiancato al nostro spettacolo l ’incontro con il Griot mandinga, a cura di Pape Siriman Kanoute, forse il personaggio più rappresentativo della comunità senegalese romana, Griot, musicista e mediatore culturale.
Il Griot è a tutti gli effetti una sorta di bardo, menestrello o giullare.
E’ una biblioteca vivente e fa da tramite fra il popolo e il potere, trasformandosi all’occorrenza in giornalista. E’ una figura eterna e universale, che trova i propri corrispondenti sia nelle figure già dette che in altre con lo stesso valore: l’Aedo; il Baul; l’Ashok..Siamo nel pieno regno di Orfeo: i confini fra poesia e musica sono -fortunatamente-molto incerti.. La poesia vera sa combinare magistralmente le sue tre principali componenti: suono, senso e immagine. E' questo aspetto a renderla l' "Arte delle Arti"!

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