" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

domenica 31 ottobre 2010

Poeti a Roma, in autunno

Venerdì 5 novembre alle 21.0 si apre la II sezione del “Festival d’autunno”, organizzato dalla Compagnia YAALED, c/o il teatro della scuola elementare "A. Saffi", Via dei Sabelli 1119,Roma (quartiere S. Lorenzo)


Si tratta di due doppie serate nelle quali si succederanno sulla scena gli stessi due spettacoli.Il primo spettacolo, a cura della Compagnia YAALED s’intitola “Queste porte perdute ricercando…” e si basa sull’opera poetica (a volte espressa in forma di canzone) di tre grandi poeti del ‘900: il gallese Dylan Thomas; il polacco Edward Stachura e il russo Vladimir Vysockij.
Probabilmente per ragioni legate ad una certa incomunicabilità fra mondo slavo-comunista e mondo occidentale, l’unico ad essere ben conosciuto da noi è Dylan Thomas. Eppure anche gli altri due furono, ognuno nel proprio paese, altrettanto leggendari; Vysockij era –ed è- famoso in tutto l’est Europa.
Stachura nasce poeta, ma a un certo punto pensa che forse se scrivesse canzoni e le cantasse riuscirebbe a raggiungere un pubblico molto più ampio.. Il suo stile di vita ‘on the road’ e il suo alternare penna e chitarra fecero di lui una sorta di mito durante gli anni ’70 e una vera e propria leggenda dopo la sua morte prematura.
Vysockij era anche un grande attore di teatro (faceva parte del mitico “Taganka” di Ljubimov) e di cinema che però ha scritto anche qualcosa come 600 canzoni che ha cantato soltanto in concerti clandestini. Al suo funerale c’erano circa due milioni di persone e la sua tomba al cimitero di Mosca è tutt’ora oggetto di culto.
Dylan Thomas fu solo poeta, ma le sue letture radiofoniche o anche dal vivo hanno una qualità e una forza impressionanti e danno l’idea di un’Arte estremamente viva e pulsante. Non a caso Bob Dylan ne adottò il nome..
Tutti e tre i personaggi incarnano perfettamente la figura del ‘bardo’: così i russi chiamavano Visockij (‘bard’); Dylan Thomas fu un grande innovatore, ma partì dalla più pura tradizione della poesia gallese. Anche Shakespeare è chiamato "il bardo"...
Per questo motivo abbiamo affiancato al nostro spettacolo l ’incontro con il Griot mandinga, a cura di Pape Siriman Kanoute, forse il personaggio più rappresentativo della comunità senegalese romana, Griot, musicista e mediatore culturale.
Il Griot è a tutti gli effetti una sorta di bardo, menestrello o giullare.
E’ una biblioteca vivente e fa da tramite fra il popolo e il potere, trasformandosi all’occorrenza in giornalista. E’ una figura eterna e universale, che trova i propri corrispondenti sia nelle figure già dette che in altre con lo stesso valore: l’Aedo; il Baul; l’Ashok..Siamo nel pieno regno di Orfeo: i confini fra poesia e musica sono -fortunatamente-molto incerti.. La poesia vera sa combinare magistralmente le sue tre principali componenti: suono, senso e immagine. E' questo aspetto a renderla l' "Arte delle Arti"!

mercoledì 27 ottobre 2010

PASSAPAROLA: Forum del Libro e della Lettura

Venerdì 12 e sabato 13 novembre si svolgerà a Perugia, presso l’Auditorium di Santa Cecilia, la settima edizione del Forum del libro e della lettura, promosso dalla Associazione Forum del libro e dall’Associazione Presìdi del libro, con il contributo della Compagnia di San Paolo e in collaborazione con la Regione Umbria e Umbrialibri.
Il titolo della settima edizione – Leggere per crescere – vuole richiamare l’attenzione sull’importanza del ruolo che la lettura riveste nella crescita di un individuo e di una comunità e quindi sulla necessità di promuoverla fin dall’infanzia.È immediato il forte impatto del tema, in grado di coinvolgere e interessare non solo gli operatori dell’editoria per bambini, e giovani adulti, ma tutti coloro che si occupano di editoria e lettura, e la conseguente valorizzazione delle esperienze compiute nei diversi contesti territoriali.
Il Forum si aprirà venerdì alle 16.30 con l’incontro Generazioni di Libri che avrà come protagonisti Goffredo Fofi, Marino Sinibaldi e Chiara Valerio. Tre diverse personalità, vite e, appunto, generazioni si racconteranno, sollecitati da Roberta Mazzanti, in un dialogo a tre voci sui libri della loro crescita e formazione.
Il pomeriggio continuerà alle ore 17.30 con la tavola rotonda Che fare? Le proposte degli operatori : un momento di riflessione in cui i diversi protagonisti del libro per l’infanzia e l’adolescenza si incontreranno per discutere progetti e idee per un sempre maggior sviluppo della lettura. Un dibattito proattivo che vuole rispondere alla domanda Cosa si può fare di più e meglio? e aprire a proposte concrete attraverso gli interventi, tra gli altri, dello scrittore Pierdomenico Baccalario, del fumettista Alexander Zograf e della direttrice editoriale di Giunti Beatrice Fini senza trascurare rappresentanze delle istituzioni, delle biblioteche e delle case editrici, coordinati da Silvana Sola.
Il sabato mattina -dalle 9 alle 13- si alterneranno, moderati da Marina Losappio e Riccardo Campino, interventi di scrittori, bibliotecari, insegnanti, rappresentanti delle istituzioni e di varie associazioni, che porteranno riflessioni ed esperienze dirette sul tema del Forum e in genere sui tanti, e creativi, modi di promuovere la lettura in Italia.
Dalle 15.30 alle 17.30 in Non si vive di soli sconti...quale legge per promuovere i libri? si farà il punto, ad un anno di distanza dalla tavola rotonda del Forum di Ivrea, sulla Legge del prezzo del libro in discussione in questi giorni al Senato: direttamente dalla VII Commissione Cultura, Franco Asciutti, Ricardo Franco Levi e Vincenzo Vita ne discuteranno con Simonetta Fiori di La Repubblica e con il pubblico di editori, rappresentanti di categoria, librai e bibliotecari presenti in sala.
A conclusione delle due giornate, a partire dalle 17.30 si tratterà un tema di grande attualità con l’incontro Un federalismo per la lettura?dedicato agli scenari che un eventuale federalismo porterà nei fondi erogati per la promozione della lettura. Ne parleranno, coordinati da Giovanni Solimine, l’Assessore alla Cultura della Regione Umbria Felice Bracco, il Presidente del Centro per il Libro e la Lettura Gian Arturo Ferrari e l’Assessore alla Cultura della Regione Toscana, Cristina Scaletti. Saranno presenti in sala amministratori e operatori pubblici e privati.
Il Forum si terrà a Perugia presso l’Auditorium di Santa Cecilia (Via A. Fratti 2). L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti.


Per ogni informazione rivolgersi a
Simona Negretto
info@forumdellibro.org
tel. 349 8356531


www.forumdellibro.org

Guardare l' handicap con gli occhi di un padre

Da qualche anno si parla molto di editoria sociale, un concetto che rimanda a quell'insieme di autori e libri impegnati sul terreno della solidarietà, del rapporto con gli umiliati e gli offesi dalla nostra società. I temi li conosciamo bene e basta accennarli; poveri, anziani, disabili. Si tratta di saggi , ma anche memorie, testimonianze in presa diretta di chi prende la parola per raccontarsi.
Uno dei libri più intensi di questa produzione editoriale è sicuramente Con gli occhi di padre di Igor Salomone (Città Aperta, 2010), di cui è uscita da poco una seconda edizione. Siamo sin dalle prime pagine dentro le terribili difficoltà di un padre con una figlia disabile: pagine lucide e strazianti, per la capacità dell'autore di mettere in discussione se stesso e la propria vita, di scarnificarla sin nelle fibre più intime.

Inventarsi tutto per una figlia

Nel volume vi sono almeno due livelli di racconto. Il primo analizza rapporto del narratore – il padre - con la figlia Luna, una bimba affetta dalla sindrome di Angelmann, una grave malattia genetica “ ..Per mia figlia bisogna inventarsi tutto. E il novanta per cento di questo tutto non va bene. E non perché non le interessi: perché non è in grado” ( p. 46).
Questa condizione di estrema precarietà coinvolge ogni aspetto della vita : i rapporti familiari, la vita del quartiere, le vacanze. Salomone descrive a lungo come sia mutato la sua esistenza. Luna, come ogni figlio disabile, lo ha obbligato a guardare con occhi nuovi al rapporto con la moglie e il suo stesso padre. Come genitore deve lottare per imporre all'ambiente i diritti della figlia e costruire per lei un ambiente amichevole. Allo stesso tempo, in ogni minuto della giornata, deve rielaborare il rapporto diretto con Luna, con i suoi limiti fisici, ma anche con le emozioni che lei riesce a trasmettergli.
Qui si innesta un secondo aspetto, legato alla professione dell'autore, Salomone è un pedagogista con un lunga esperienza professionale. In pagine - bellissime per la chiarezza - il docente universitario smonta le sue categorie e i suoi pregiudizi; l' estrema debolezza della figlia lo costringe a fare i conti con i propri limiti, con la propria fragilità.

Una diversa visione del mondo

Ne esce, alla fine, con una visione diversa delle cose. Vi si mescolano' una certezza dei propri limiti conoscitivi e una dolente felicità: “.. Ho intravisto nelle maglie spesso lacerate dell'esperienza paterna, iniziata otto anni or sono, il senso, la gioia e la melanconia della mia paternità.”( p. 154)
Non si creda di trovare in questo libro facili certezze consolatorie. Sono presenti invece tutti gli interrogativi morali di una famiglia con problemi di disabilità. Sul destino: perché proprio a noi? Sul futuro : che cosa accadrà a mio figlio dopo di noi? Sino all'interrogativo più lancinante: l'amore.” ..Amarti significa costringermi a lasciarmi insegnare qualcosa sull'amore. Che è poi la ragione di quel capire per cui io vivo. Alla fine” ( p.128).
Per questi accenti definirei il libro come religioso, secondo uno dei significati etimologici del termine: guardare con attenzione, avere cura. Leggerlo cambierà anche il vostro modo di guardare il mondo.

( In uscita sul mensile Confronti)

Un bilancio del Salone dell' Editoria Sociale a Roma

Dal 22 al 24 Ottobre 2010 si è svolta a Roma la seconda edizione del Salone dell' editoria sociale. E' utile fare qualche considerazione  sull' importanza di un fenomeno editoriale abbastanza inusitato nel panorama dei festival di libri e di letteratura, oggi di gran moda. Ne potete trovare un' analisi seria e ben documentata nel volume: Rapporto sull'editoria sociale, che raccoglie anche dati quantitativi sulle riviste (Edizioni dell' asino, 2010, 5 euro).

Una produzione editoriale complessa

Almeno da un ventennio l' editoria dedicata al tema della solidarietà e delle questiono sociali si articola in tre settori fondamentali:
1) pubblicazioni accademiche, dirette a studenti  delle facoltà di psicologia e scienze sociali;
2) ricerche sociali autonome di sociologhi, scrittori, ecc. con un carattere generalmente  " militante", per usare un termine ambiguo, che serve per capirci;
3) memorie e racconti di chi usa la scrittura per documentare in prima persona situazioni di disagio. In quest' ultimo caso si tratta  di libri- inchiesta giornalistici (non sempre meditati) o di vere e proprie autobiografie;
4) c' è infine un settore nuovo- quella del cinema- che ha avuto ultimamente un forte aumento : oltre alle opere di finzione, è evidente un forte interesse per il documentario sociale da parte di registi giovani, desiderosi di leggere il disagio.
Questi due ultimo settori si stanno ampliando, sia perchè corrispondono ad un bisogno reale di esprimere storie e bisogni personali, sia perchè le tecnologie digitali abbassano ormai i costi di realizzazione. L'editoria sociale ha avuto sin ad oggi un carattere diffuso, fortemente frammentato, che riflette  le peculiarità del mercato italiano: bassi indici di lettura, pochi grandi gruppi editoriali, e molte piccole case editrici, senza possibilità di distribuzione nazionale.

Il terzo settore e la crisi economica

La crisi ha aggravato questa situazione spingendo tutti a cercare aggregazioni e nuove forme di promozione e distribuzione. Alle difficoltà economiche si aggiunge un aspetto politico- culturale altrettanto serio. Il terzo settore, e l' insieme del mondo del volontariato, si trovano ad affrontare anch' essi le trasformazioni prodotte dalla crisi: diminuzione dei contributi pubblici, nuove povertà ed emarginazioni, a cui sembriamo ormai rassegnati e indifferenti.
Ne è derivata negli ultimi anni una caduta di motivazione e di  presenza del volontariato nella società, su cui ormai è aperta una discussione vera. Anche su questo tema la riflessione critica sta producendo libri e ricerche.
Nei vari stand del Salone, in un atmosfera allegra e caotica, si potevano quindi vedere piccole case editrici arrivate da ogni  parte d' italia, alcune case editrici importanti di più ampie dimensioni, e tante associazioni, gruppi e riviste di cultura. Dedicato al tema della a scuola e l' educazione, il Salone non ha presentato solo il ritratto  di un 'Italia civile, fatta di intellettuali, operatori sociali, volontari, impegnati a capire la realtà, ma è divenuta l' occasione per formulare progetti utili a guarire (nel medio periodo) da questa anoressia etica che ormai ci affligge tutti: progetti misurati sui bisogni concreti dei cittadini
(cultura, scuola, salute,ecc.)  e non sulle semplici proclamazioni indignate.
Ne abbiamo bisogno tutti in una fase così oscura della vita del paese.

 
Per saperne di più

http://www.gliasini.it/
http://www.editoriasociale.info/

Una nuova fase della comunicazione sociale

Una nota di Andrea Pancaldi sul II Salone dell' editoria sociale - tratta da una discussione su Facebook


E' una gran bella cosa che si sia arrivati ad un vero e proprio salone dell'editoria sociale. Personalmente ho avuto modo di vivere gli albori di questa dinamica che è nata ormai oltre 30 anni fa. Gli anni a cavallo tra il '70 e l'80 in cui ...il CDH a Bologna (il centro documentazione, i convegni Handicap di carta, le riviste Rassegna stampa handicap e Accaparlante), il Gruppo Abele a Torino (anche loro un centro doc, l'agenzia ASPE, una libreria specializzata), la Comunità di Capodarco (con l'agenzia RES la...nonna di redattoresociale), e in una qualche misura il Centro nazionale per il volontariato di Lucca con l'idea di una federazione dei periodi del volontariato, ponevano le basi per un lavoro sulla informazione e documentazione in campo sociale che non fosse residuale, sottoprodotto di altro (come ad esempio le riviste o i siti legati a progetti europei che regolarmente, finito il progetto, vengono lasciati morire, avendo drenato, e sprecato, inutilmente risorse).
Ricordo con tanto piacere persone come Mirta da Prà, Ruggero Valentini, Mario Toppi, Leonardo Butelli, Stefano Ricci ed altri che non cito per non fare un lungo elenco, che sicuramente hanno contribuito allo sviluppo di questa fetta della realtà del "terzo settore" e più in generale dell'editoria e della comunicazione sociale.


Le diverse stagioni dell'editoria sociale


Negli anni a seguire le iniziative si sono moltiplicate (riviste, centri documentazione) per aprirsi poi alla stagione di Internet e alla nascita di vere e proprie case editrici, come ricorda Umberto, specializzate nel sociale.
Per una breve stagione anche un tentativo di un collegamento tra i tanti centri di documnetazine sociale italiani con la Rete Nephila....Silvia Bruni, Elisabetta Linati, Mariella Errigo, Francesca Amadori...il Consorzio Ferrara Documentazione Sociale e i convegni a Bibliocom come testimonianza di una volontà di scambio e collegamento col mondo delle biblioteche pubbliche.Un panorama di estremo interesse, anche se fra luci ed ombre. Anche i numeri erano significativi: ricordo di aver curato per alcuni anni delle banche dati delle riviste e dei centri di documentazione che avevano toccato rispettivamente quota 450 e 180.
Ora l'interesse per le pratiche di documentazione (molto lavoro e ..poca gloria) è abbastanza scemato e la capacità di innovazione ne risente con estrema evidenza. Per molto anni la parola d'ordine visibilità ha imperato favorendo una enorme ripetitività. Il boom del non profit ha avvicinato anche le case editrici professionali, anche se è necessario dire, e non si scopre nulla di trascendentale, che per molti anni la gran parte di quello che si editava era di ambito prettamente economico a riprova, a mio parere, di un certo sviluppo poco armonioso della via italiana al non profit con un certo prevalere dei mezzi sui fini e del discorso organizzativo su quello relazionale.


Produrre cultura e non solo servizi


Mi pare che anche il tempo della ripetitività stia per finire, che l'esplodere del web abbia indotto la necessità di ri-flettere e ri-pensare a chi maneggiava e maneggia la carta e quindi... ben venga questo secondo salone e la voglia di discutere di libri, collane, riviste, idee e strumenti per far circolare saperi, pratiche, innovazione, vite vissute.
Concludo con una frase che mi è carissima, rubata infinite volte al gruppo Abele "...gli emarginati non sono la parte malata della società, ma il prodotto di una società malata. In questo senso è evidente come sia necessario produre non solo servizi, ma anche - e soprattutto- cultura".

Per saperne di più

http://www.handybo.it/
http://www.presenzesociali.org/

martedì 26 ottobre 2010

Educatori e società

Una nota di Gioacchino De Chirico- dal Corriere della Sera, 21 Ottobre 2010
Si consumano sempre più spesso appelli a “dare il buon esempio”. Nei luoghi pubblici, nello sport, in televisione, nell’arena politica si combatte a colpi di buone pratiche civili, rivendicate ma costantemente negate in nome della logica del più forte, del più furbo o del più “cattivo”. Un termine quest’ultimo usato invece come complimento pari a un altro, altrettanto equivoco, che è quello di “cinico”. Perché essere “cinici”, per molti, vuol dire essere in gamba.
Effettivamente chi ha un ruolo pubblico dovrebbe sentire con forza il dovere di stili personali all’altezza della sua posizione, sia un politico, un personaggio dello spettacolo, uno sportivo o un intellettuale.
Ma non si tratta di buone maniere. Si tratta della consapevolezza di essere, direttamente o indirettamente, anche “educatori”. Come il sindaco Vassallo ucciso dalla camorra, don Ciotti, il fondatore di Libera o don Tonino Bello. Come molti cittadini impegnati nella vita pubblica e sociale, spesso accanto ai più deboli, nella politica, nel lavoro, nella scuola e nel volontariato. Costoro “insegnano”, senza cattedre né pulpiti. Riescono cioè a dare un senso “sociale” al loro agire.
Alla funzione dell’educatore è dedicata la seconda edizione del Salone dell’editoria Sociale che si tiene a Roma a partire dal prossimo venerdì 22. Una manifestazione piccola ma di grande importanza che, tra l’altro, offre l’occasione per ragionare sul fatto che stiamo demolendo il bene più prezioso per la vita di ciascuno di noi: la società. Un processo spiegato magistralmente da Saskia Sassen, intellettuale americana ospite proprio della prima giornata del Salone.
Mentre la società perde i suoi elementi aggreganti, molti cercano rifugio in piccole e improbabili identità di territorio, famiglia e clan chiusi che tendono a vedere nemici in chiunque sia diverso da loro. Che vivono l’ingiustizia non come problema a cui porre rimedio, ma come condizione ineluttabile in cui si cerca di chiudere gli altri per salvare se stessi. E la politica sbaglia quando inventa solo sanzioni ogni volta che un problema affiora. Non soluzioni, ma prove di forza. Decisamente un “cattivo esempio” per i cittadini di oggi e di domani

lunedì 18 ottobre 2010

Pietro, l' ultimo film di Daniele Ganaglione

Il cinema, come è noto, si misura sin dalle origini con il tema della disabilità. La fuoriuscita dei limiti della normalità, l'eccezionalità del personaggio è un meccanismo intrinseco alla natura del racconto, destinato comunque a sorprendere. Ma in questa regola abbastanza ovvia c' è un rischio mortale. Chi si avvicina con una falsa coscienza alla disabilità, cade subito nella trappola del sentimentalismo: le storie sull'handicap si prestano facilmente a catturare gli istinti più bassi del pubblico. 
Uno sguardo sulla realtà sociale
Un giovane autore è riuscito a sfuggire a questa trappola e a realizzare un opera di rara bellezza. Si tratta di Daniele Gaglianone e del suo film Pietro. Nato nel 1966 e attivo dopo gli anni novanta, questa regista italiano si è segnalato subito per uno sguardo rigoroso verso la realtà sociale, di cui descrive le situazioni più marginali ed estreme.
Nel 2000 con la sua opera prima I nostri anni raccontò una vicenda singolare e coinvolgente sul tema della memoria: la storia di due anziani ex partigiani che ritrovano, semi paralizzato in un ospizio, l’ ex- fascista che durante gli anni della guerra aveva massacrato il loro gruppo di resistenti. Nel 2003, con Nemmeno il destino, tratto dal romanzo omonimo di G. Bettin e presentato alle «Giornate degli autori» della Mostra di Venezia 2004, descrisse un' ambiente di questi ultimi anni, segnati dalla scomparsa della grande fabbrica e dalla caduta dei legami sociali tradizionali. Si trattava di tre storie di adolescenti, vittime predestinate ad un futuro di infelicità, sullo sfondo di una metropoli disperata e autentica.
Gaglianone ritorna ora su temi analoghi con questo film, in programmazione da qualche tempo.
Il protagonista vive in un periferia anonima e violenta, eguale a quella di tutte le grandi metropoli: vi abita con il fratello Francesco, che è tutta la sua famiglia. Il giovane parla pochissimo, ha reazioni spesso strambe e sia il fratello Francesco - tossicodipendente – che il suo gruppo di amici spacciatori lo giudicano un ritardato. In una delle scene più atroci del film viene sbeffeggiato da tutti con la complicità del fratello.
La difficoltà di essere fratelli
Pietro sembra non avere altra possibilità nella vita che rimanere fedele il suo ruolo passivo rispetto a Francesco, perduto nella droga e in una disperata abulia.In questo rapporto di simbiosi con il fratello, dovrà arrivare sino alle estreme conseguenze, manifestando però la sua dignità di uomo e una segreta, profonda umanità.Il film intreccia la descrizione delle giornate dei due fratelli con il racconto delle strade della metropoli, disegnate negli aspetti più desolati e canaglieschi. Non c' è salvezza per nessuno in questa storia che non intende suscitare nessuna ipocrita compassione sulla disabilità del protagonista.
Il regista analizza invece con una lucida pietà i meccanismi dell'esclusione sociale. Il suo modo di usare la macchina da presa, pedinando i personaggi e i luoghi richiama la lezione del miglior cinema d' autore del passato : un realismo austero, che nel finale sa arrivare senza retorica ai toni della tragedia.
Se all'uscita proverete un certo senso di disagio verso la nostra tranquilla normalità, sarà il segno che questo è un film da ricordare.
( In uscita sul prossimo numero di Confronti)


Per saperne di più
http://www.movieplayer.it/articoli/07122/pietro-una-conversazione-con-daniele-gaglianone/

martedì 5 ottobre 2010

Due ore a Vienna in compagnia di Freud

Arrivare a Vienna per appena due giorni e visitare la casa di Freud era quasi un obbligo morale per una famiglia che ha la nostra storia. La lunga vicenda clinica di Marco e le tappe faticose della sua fuoriscita dal silenzio ci hanno obbligato a un lavoro analitico, sia pure in forme non canoniche, durato ad intervalli, più di dieci anni. Questo lavoro oscillò tra il sostegno a due genitori angosciati e alcuni lampi di chiarezza nella propria storia individuale.
Negli anni fatidici dell' Università, tra l' altro, avevamo dovuto misurarci con la storia della psicologia e figure come Basaglia e Jervis facevano parte dei nostri interessi, o comuqnue delle idee, degli umori che circolavano nell' aria. Ricordo ancora - con autoironia feroce- che pronunciai la mia dichiarazione d' amore in un cinema del centro dove eravamo corsi a vedere Matti da slegare, il celebre documentario di Bellocchio, Agosti, Petraglia e Rulli sull' apertura dei manicomi, uscito nel 1975!
La visita restituisce l' emozione che promette. Trasformata in un museo da amministratori, che hanno evidentemente il sentimento autentico della propria memoria culturale, la casa è organizzata come un preciso percorso museale. Colpisce il rigore e la coerenza dell' esposizione, Le foto ricostruiscono tutta la biografia
di Freud, dalla giovinezza sino alla morte e i testi raccolti, come i video, documentano l' influenza della psicoanalisi in tutto il mondo.
Ma l'emozione più forte viene suscitata da alcuni oggetti quotidiani, molto "borghesi": il bastone, una valigia, il cappello. Per un attimo si esce dall' archeologia e si coglie un frammento di realtà.
Nell' insieme un' atmosfera austera, senza essere pedante che rievoca un periodo fondamentale della storia europea. I turisti in visita (non molti, per la verità), si aggiravano per le sale con una curiosità vivace, molto " cosmopolita".
Un particolare commovente che non conoscevo: la casa, in cui si tennero le sedute della prima Società psicoanalitica, era stata precedentemente abitata dal leader socialdemocratico Victor Adler. Sono uscito con un dubbio: ma questa grande cultura europa, libera e anticonformista, colta e socialmente consapevole, ha ancora un peso in Europa?

Per saperne di più



Per chi non sa nulla della psicoanalisi, non cito i libri, che si trovano in tutte le librerie, ma un sito tra i più rigorosi, che merita essere conosciuto meglio: l'Enciclopedia multimediale delle scienze filosofiche, un' organica imprese culturali costruita dalla Rai- tv degli anni migliori. Una forma di televisione che da tempo si tenta di distruggere con folle  protervia.
http://www.emsf.rai.it/biografie/anagrafico.asp?d=169