" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

lunedì 16 gennaio 2012

Ma la salute dell' uomo è solo un bene economico?

I passaggi drammatici  della crisi economica  toccano  non solo i bilanci delle imprese, ma la vita quotidiana di milioni di persone, mettendo in discussione le aspettative    del futuro su temi come la salute e la solidarietà sociale verso i più fragili (anziani, poveri, ecc.). Sentiamo minacciate le conquiste raggiunte nel paese con le lotte democratiche  e l' iniziativa politica di molti decenni.  Basti citare qui qualche dato. L’ anno scorso l’ultima manovra finanziaria del governo Berlusconi ha operato  tagli drammatici sulle spese sanitarie, mentre è proseguito il blocco delle assunzioni, con il progressivo invecchiamento del personale specializzato. 
Nel mezzo di una tempesta europea, le misure in corso del nuovo governo sul terreno sociale  possono rischiare di aggravare la situazione.  
Lo testimonia l’ appello preoccupato a Mario Monti  di molte associazioni impegnate nel sociale, che invitano i cittadini a far sentire la propria voce. Dopo anni di polemiche e discussioni, si delinea concretamente  il rischio del collasso  di un sistema universalistico e solidale, durato dal 1945 al 1975 ( noto agli studiosi come il “ trentennio glorioso”).  

Il Welfare come visione del mondo 

Il nodo  chiama  a riesaminare un’ intera  fase della storia italiana ed europea. Il Welfare State ha rappresentato non solo una proposta politica, ma una visione del mondo, un valore etico  sostenuto da  culture di ispirazione socialista e cristiana. Sul tema dei diritti universali ( lavoro, salute, scuola),  alla Costituente, si sviluppò il dialogo tra figure come Giuseppe Dossetti, La Pira e Moro e gli esponenti  del fronte laico e socialista.
In tempi più recenti, l’istituzione del Servizio sanitario nazionale, con la legge 833/ 1978, ha garantito l’accesso dei servizi a tutti i cittadini, in linea con l’art.32 della Costituzione. Questo diritto è messo in pericolo da manovre restrittive, e ancora di più da una cultura diffusa,  che guarda alla sanità come a un segmento solo economico e ai cittadini come clienti. La salute è vista come un  fattore produttivo, non come un progetto etico – sociale che richiede la ricerca e l’innovazione collettiva: in gioco è la vita delle persone, e quindi le possibilità di crescita di una società più umana.


A rischio i malati di cancro?
In alcune regioni  italiane sono state messe a rischio le  forniture di medicinali per i malati di cancro, giudicate troppo  costose. Di tanto in tanto riemerge ( in frange marginali)  la tentazione di discutere se si possano  prolungare le cure  per gli anziani  oltre un’ elevata soglia di vita.
In un recente articolo giornalistico si esponeva i dati di un dibattito inglese. Trentasette medici affermavano che “… una "cultura dell’eccesso" nei reparti oncologici ha reso i costi delle terapie anti-cancro insostenibili soprattutto alla luce di un progressivo aumento dei nuovi casi della malattia. Circa 12 milioni di persone ricevono ogni anno una diagnosi di cancro nel mondo e la cifra potrebbe salire a 27 milioni nel 2030. Secondo gli autori dello studio questa prospettiva fa sì che il mondo occidentale "si sta avvicinando a una crisi": nella sola Gran Bretagna il costo delle terapie oncologiche è salito a oltre 5 miliardi di sterline da 2 miliardi nel 2002” ( Il Giornale, 17 /10/ 2011, Lancet, stop terapie a malati di cancro terminali "Sono inutili e costano troppi soldi allo Stato).
Come è noto,  la diffusione delle malattie tumorali ( come di altre malattie degenerative, tipo l’ Alzheimer) è causato da un miglioramento delle aspettative di vita. Gli anziani con più di  65 anni sono più di 7 milioni:  secondo alcuni studi, raggiungeranno nel 2030 il 35 % della popolazione, di cui 7-8 milioni avranno piu' di 80 anni e 2 milioni piu' di  90.
Le mutazioni indotte dalla demografia impattano  con i cambiamenti nella struttura sociale, indotti a sua volta dai rivolgimenti economici. Le tecnologie a bassa intensità di lavoro riducono in modo strutturale l’ occupazione, mentre la crescente finanziarizzazione dell’economia ostacola le possibilità di nuova occupazione in altri settori. L’ intreccio tra i dati dell’economia e quelli dei rapporti sociali ci indica una tendenza drammatica. Mentre i settori più garantiti della società vedono con feroce ostilità la forte pressione fiscale, appaiono a rischio  quelle prestazioni della salute e dell' assistenza sociale le fasce più fragili, oggi  a carico della fiscalità generale. 
Sino ad oggi non si sono valutate  a fondo le conseguenze di uno scenario di questo tipo per vaste masse di cittadini: la minaccia al proprio corpo, alla propria integrità personale genera già ora un clima di insicurezza oscura  e di angoscia sociale, su cui stanno esercitando da tempo alcuni  studiosi. Sono  segni evidenti di una crisi che le ricette neoliberiste hanno aumentato a dismisura ( Se ne veda un bilancio spietato nel libro più recente di Bruno Amoroso, Euro in bilico Lo spettro del fallimento e gli inganni della finanza globale, Castelvecchi, 2011).
Emergono  questioni enormi  di carattere sociale ed etico, veri e propri interrogativi di senso. Questa crisi del modello di sviluppo propone  crescenti  dilemmi  a economisti, filosofi e teologhi ( pensiamo a figure come Bauman, Krugman, Kung, ecc.). Le chiese ne sono toccate nella loro azione pastorale e nella loro riflessione teologica. Si discute su concetti come  la salute e la qualità della vita, nell' ambito della tutela di beni comuni.  Emerge  di nuovo un tema cruciale della modernità che sembrava superato da tante conquiste: l'aumento della diseguaglianza sociale, su scala globale.
Quali problemi e conflitti generano  nel nostro paese  la tutela della salute e della qualità di vita per soggetti fragili, a forte rischio di esclusione?  Siamo realmente "poveri di diritti", come ci ricorda l'ultimo rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia realizzato a cura di Caritas Italiana e Fondazione “Emanuela Zancan” (ed. Il Mulino, 2011)?

Difficoltà del terzo settore
Il taglio dei fondi al sociale sta mettendo in oggettiva difficoltà tutto il mondo del terzo settore e i referenti sociali  interessati. Secondo gli ultimi dati, questo segmento occupa in Italia almeno 400. 000 persone. Come fronteggiano questa situazione le famiglie e gli operatori sociali che - da punti di vista diversi -  minacciato il proprio futuro e la propria vita? Come potranno essere tutelati gli anziani nei prossimi anni considerando la crescente difficoltà di reperire risorse e l'aumento delle aspettative di vita?
Il rapporto Eurispes 2011 conferma che sono circa un milione e 400 mila le badanti straniere impiegate nelle famiglie.  Il tema della condizione degli anziani e degli esclusi  si lega a quello dei migranti e  rimanda a questioni di immediata attualità, che il nuovo ministro per la Cooperazione Internazionale,  Andrea Riccardi, ha cominciato a porre sul tappeto:  quali trasformazioni si porranno nel prossimo futuro in merito ai flussi migratori, che il governo di centro destra ha cercato in ogni modo di scoraggiare?
In questo contesto, il mondo della cooperazione sociale può svolgere un ruolo nuovo e più incisivo. Sono in corso molte discussioni che riguardano la natura dell' impresa sociale, la funzione di grandi organizzazioni nazionali e dei piccoli gruppi presenti nell’ambito sociale, a livello di volontariato. Quale contributo può dare la cooperazione sociale e il mondo del terzo settore al cambiamento del welfare, che deve cercare nuove risorse per essere  finanziato?
Ultimo interrogativo riguarda il ruolo dell’ Europa, che sembra aver scelto come unico metro di valutazione la  riduzione del deficit pubblico. E' l’unico credo delle Raccomandazioni – paese, presentate dalla Commissione europea che, giocoforza, porteranno nuovi tagli ai servizi pubblici, alla riduzione dei salari e a spingere ancora più in avanti l’età pensionabile.  Basandosi sui Programmi di Riforma Nazionale e quelli di Stabilità e Convergenza, la Commissione europea ha pubblicato il 7 giugno scorso le sue Raccomandazioni rivolte ai singoli stati membri. EAPN – la rete europea per la lotta alla povertà-  sperava che queste raccomandazioni si occupassero anche dell’obiettivo di far uscire dalla povertà 20 milioni di persone entro il 2020 e, anche se la Commissione europea riconosce che gli stati membri dovranno fare sforzi supplementari per arrivare a centrare questo obiettivo, essa non dà alcuna raccomandazione minimamente credibile sul come. ( Si veda sul sito www.cilap.eu l' articolo di Letizia Cesarini Sforza, Nessuna raccomandazione credibile per ridurre la povertà ,   Giugno 2011)
Su questo groviglio di interrogativi svilupperemo nei prossimi numeri un'  inchiesta    per approfondire questioni che ormai sentiamo centrali per la sopravvivenza di un modello sociale  a dimensione umana.


( In uscita sul prossimo numero di Confronti. L' inchiesta, a cura di Umberto Brancia e  Rocco Luigi Mangiavillano, verrà pubblicata sulla rivista dai prossimi numeri)



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