" Adesso vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in parte, ma allora conoscerò perfettamente, come perfettamente sono conosciuto. Ora esistono queste tre cose: la fede, la speranza e la carità; ma la più grande di esse è la carità" ( S. Paolo, 1° lettera ai Corinzi 13,1 )

sabato 14 gennaio 2012

Un appello a Mario Monti

Al Presidente del Consiglio Mario Monti


Come cittadini italiani responsabilmente ci faremo carico dei duri sacrifici imposti dalla necessaria manovra finanziaria. Siamo fiduciosi che possano servire a salvare il Paese, a sanare i conti pubblici e, soprattutto, a costruire un futuro più sereno per i nostri figli. Per quanto, pur nei limiti imposti dalla gravissima situazione dell’economia mondiale, avremmo auspicato più determinazione in Parlamento nell’alleggerire il carico sulle pensioni, sulle prime case, sui consumi delle famiglie, per trasferire oneri su chi dispone di redditi e beni più consistenti, ma soprattutto su chi in questi anni ha evaso il fisco.
Come cittadini responsabili chiediamo, però, al Governo di valutare le conseguenze che il Decreto legge 201/2011 inevitabilmente andrà a determinare sulle fasce sociali più disagiate, sugli 8 milioni e 272 mila di poveri, sui 2 milioni e 734 mila famiglie in drammatiche difficoltà economiche contate dall’Istat. Sono queste che si aspettano più di ogni altro che prenda corpo con chiarezza quel termine equità più volte ribadito nei suoi interventi di queste settimane.
Tra i poveri ci sono ben 1,5 milioni di anziani, e proprio in quella fascia di età malattie croniche e degenerative moltiplicano gli stati di non autosufficienza. Sono più di 1 milione e 300 mila gli anziani non autosufficienti. Godono di un’indennità di accompagnamento largamente insufficiente a coprire i costi dell’assistenza, a garantire una vita dignitosa. La non autosufficienza in terza età è ormai tra le prime cause di impoverimento delle nostre famiglie, perché l’Italia non si è dotata, a differenza del resto dell’Europa, di un adeguato fondo per fronteggiare questi pesanti bisogni assistenziali.
Le famiglie italiane sono impoverite da una seconda emergenza: i figli che non lavorano. Sono 1,8 milioni i giovani poveri, perché privi di reddito o drammaticamente precari. E, per quanto apprezziamo nel decreto le misure che premiano le imprese che assumono stabilmente giovani, le chiediamo: quanto dovranno aspettare così tanti ragazzi e ragazze senza reddito per trovare un approdo al loro futuro?
Per queste ragioni chiediamo a Lei ed alle forze che sostengono il suo Governo una convocazione urgente delle Parti Sociali per concordare ed avviare da subito un processo, anche graduale, che porti all’istituzione per giovani e disoccupati di un Reddito Minimo di Cittadinanza a sostegno, come ci indica l’Europa, di percorsi di formazione, di avviamento al lavoro, di impiego in attività socialmente utili. Che istituisca, altresì, un nuovo Fondo per un sostegno più adeguato alle famiglie che assistono i loro anziani non autosufficienti o i figli gravemente disabili. Chiediamo a Lei di dare, con misure urgenti e concrete, alle famiglie italiane un segno tangibile della volontà del suo Governo di uscire dalla crisi attraverso un virtuoso percorso che porti più giustizia ed equità nel nostro vivere quotidiano.
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